Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Allora Mattarella a Gorizia dovrebbe onorare i nostri partigiani e condannare le stragi nazifasciste

Il Presidente della Repubblica viene a Gorizia nel periodo coincidente storicamente con la disfatta di Caporetto per i fatti della prima guerra mondiale e per l'ennesimo sodalizio con i vicini sloveni. Qualcuno, visto che il Presidente si reca al Parco della Rimembranza, ha cercato di spostare il tiro invitandolo ad onorare il contestato lapidario. Premesso che la seconda guerra mondiale sarebbe finita non il 2 maggio ma il 9 maggio, premesso che i partigiani liberarono Gorizia dall'occupante nazifascista a partire dal primo maggio, a Gorizia si dimentica totalmente l'occupazione delle altre truppe alleate, che durerà fino al '47, si ometteranno le violenze che accadranno per la Gorizia italiana con la complicità e l'omertà delle truppe così dette alleate, e nel mentre si esaspera all'ennesima potenza la questione del lapidario, basta pensare ai tantissimi nomi indicati nella lapide del Parco della Rimembranza che risultano essere indicati erroneamente come deportati, eppure tali nomi sono ancora lì, nonostante molti di loro furono anche totalmente estranei ai fatti di cui a quella lapide. E vanto d'orgoglio che dovrebbe essere per tutte le città, dovrebbe esserlo per Gorizia,  il 14 maggio 1946, la Città di Gorizia è stata insignita della Medaglia d'Oro al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività partigiana. E si dovrebbe a questo punto onorare la nostra resistenza, con l'eroica battaglia partigiana di e per Gorizia del settembre del 1943. Si dovrebbero ricordare a questo punto con la visita del Presidente al Castello di Gorizia le stragi naziste avvenute il  30 marzo del 1944 , 5 aprile, 13 aprile, 29 aprile, 31 luglio, 17 agosto, 2 gennaio 1945 e 8 aprile 1945.  Oppure, giusto per fare alcuni esempi indicativi, quanto accaduto il 4 novembre del 1926, sei anni dopo l'incendio per mano di simpatizzanti dannunziani ed ultra-nazionalisti che saranno fascisti della prima ora del Narodni dom, quando un manipolo di fascisti, festeggiando la Celebrazione della vittoria, accompagnati dal manganello, dal motto me ne frego ed inneggiando Viva l'Italia, aggredirono il Trgovski Dom il quale dopo l'assalto e dopo un decreto prefettizio di requisizione del 1927, diventerà la casa del Fascio. Ma come è noto il Presidente della Repubblica verrà per altri motivi a Gorizia, per il centenario della grande carneficina che nè a Gorizia nè in FVG è stato ricordato a dovere in un momento storico ove si rischia di  ricadere in un grande cataclisma collettivo.
 
Marco Barone 

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