A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Se a Gorizia sventola la bandiera bianca nella sua ultima ora

Il titolo dell'articolo di Fain sul Piccolo di Gorizia non lascia spazio ad equivoci " nessun segnale di ripresa altri mille posti in pericolo". Così come efficace è a parer mio l'aver individuato i giusti versi che meglio si adattano alla situazione attuale goriziana, da parte di Maurizio Cattaruzza, che ora voglio richiamare per la terza volta, perché per ben due volte nell'editoriale sul Piccolo sono stati sottolineati. "Il morbo infuria / il pan ci manca / sul ponte sventola / bandiera bianca". L'ultima ora di Venezia di Fusinato, testo poi adattato nella celebre Bandiera Bianca di Franco Battiato. E verrebbe da dire che forse è veramente giunta l'ultima ora di Gorizia. Fusinato scriveva anche "Su le tue pagine scolpisci, o storia, l’altrui nequizie e la Sua gloria, e grida ai posteri: -Tre volte infame chi vuol Venezia morta di fame". E tre forse anche più di tre volte è infame chi vuol Gorizia ed il suo territorio morto di fame. Il lavoro è la prima questione sociale da dover affrontare. La sinistra governativa, salvo qualche eccezione, ha perso di vista il suo essere sinistra, dimenticandosi proprio della questione lavoro, e quando a questa vi ha dedicato attenzione ha fatto, ultimamente, solo dei disastri, basta pensare alla follia del Jobs Act che se in Italia è stato "accettato" perché si è veramente alla frutta marcia, in Francia ha sollevato le ira funeste del popolo, perché hanno ben compreso che non vogliono rischiare di fare la fine di noi italiani. I nostri padri costituenti hanno dovuto affrontare le pene dell'inferno per arrivare a scriver quel meraviglioso testo che è ancora inattuato e che qualcuno vuole bruciare. Hanno conosciuto la fame, la povertà, le diseguaglianze, la mancanza di lavoro. Ma il diritto al lavoro, del lavoro e per il lavoro non c'è più, è stato travolto da un sistema che non ha retto alla globalizzazione, e che ha svenduto il suo miglior essere per divenire semplicemente un nulla. Così come esiste da secoli la questione meridionale, dalla metà degli anni '50 esiste la questione goriziana, ovvero da quando è venuta meno la questione dei confini. A furia di chiudersi in recinti sempre più stretti, si è perso il contatto con il mondo globale, a furia di doparsi di nazionalismo, che non ha nulla da condividere con il patriottismo, si è fatto solo il male di queste terre. Ed i giovani fuggono, vanno via, ed il "nemico" è il più debole socialmente, non chi ha voluto o determinato la morte di Gorizia e territorio da considerarsi " tre volte infame" pensando a Fusinato, come giustamente richiamato nel breve ma profondo editoriale del Piccolo.
Ma il tempo delle riflessione è venuto meno, ora si deve agire, ora o mai più, perché dopo la resa di Gorizia o ci sarà il totale tracollo depressivo e deprimente di questo territorio, o un cambiamento radicale che potrà arrivare solo con quello choc culturale e sociale che auspicavo ma che tarda ad arrivare. Non esistono vie di mezzo.

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