Il tempo si è letteralmente fermato alla stazione di Miramare di Trieste

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Un gioiellino liberty di epoca asburgica, che consente di arrivare al castello di Miramare, attraversando il polmone verde di Trieste, che affascina il viaggiatore, perchè il tempo si è fermato in via Beirut, a  Grignano come in nessun altro luogo a Trieste.  Un gioiellino che è ora chiuso, ora aperto, ma che necessita di essere valorizzato, riqualificato. Purtroppo già in passato preso di mira da azioni di vandali, ragione per cui venne eliminato il glicine che caratterizzava la pensilina esterna, preso di mira con vandalismi che hanno comportato spese per migliaia di euro da parte di RFI per effettuare interventi di restauro di natura  conservativa. Quella piccola stazione affascina e non ha eguali in Italia, ed è auspicabile che si possano trovare le risorse, gli intenti, la volontà, per farla ritornare ai fasti di un tempo. Purtroppo il tempo fa il suo corso e dei lavori di manutenzione sono necessari per ripristinare quel bene storico che viene invidiato da chiunque si soffermi a

Integrativo Fincantieri, a Monfalcone non passa, ma in Italia sì,di poco. Ed ora?


Il testo dell'integrativo è complesso, molti meccanismi possono essere ben compresi solo da chi vi lavora, da chi ha esperienza diretta sul campo. Da estremi principi generici, che vogliono dire tutto ma nello stesso tempo quel tutto significa nulla, ad altre questioni particolareggiate che hanno letteralmente spaccato i lavoratori. Quanto accaduto sulla vicenda dell'Integrativo cosa ha insegnato? Che sicuramente i lavoratori hanno ben compreso la valenza di quel testo, altrimenti non si spiegherebbe quanto accaduto, ma non può e non deve essere questo il modello da seguirsi per la contrattazione nazionale. 
Quando hai dati così rilevanti a livello politico-sindacale, quando hai il cantiere più importante, come quello di Monfalcone che dice no, ad un testo sottoscritto dai sindacati, anche se non è la prima volta che Monfalcone dice no, qualcosa è in movimento. 
E' vero che  la consultazione ha visto i lavoratori sostenere l’intesa sottoscritta da Fim, Fiom e Uilm con il 58,5% di SI il 41,5% di no, ma stiamo parlando di una maggioranza risicata. E quando i dati sono di tal genere come si può riconoscere la valenza di un simile accordo? I sindacati sono costituiti dai lavoratori, i funzionari e dirigenti sindacali devono rispondere alla volontà dei lavoratori, devono rappresentare i lavoratori e quando i lavoratori dicono no, od un sì risicato in via complessiva, e si va contro queste indicazioni o si confida che il tempo possa sanare certe mancanze, significa che non si è compreso un bel nulla e questa rottura avrà delle ripercussioni chiare.
Il voto sull'integrativo è un voto politico, chiaramente politico, ma anche tecnico. Andare avanti come se nulla fosse accaduto sarebbe una miopia allucinante. E non si potrà mai far digerire un testo che ha spaccato l'Italia e che a Monfalcone ha visto vincere nettamente il No. 
Pare di capire che qualcosa non funziona più, che qualche meccanismo si è rotto e le cause vanno individuate in politiche di non contrasto verso quel sistema che ha consentito a Fincantieri di fare del sistema degli appalti la normalità, con il reclutamento di manovalanza mirata da certe e date zone, ed a Monfalcone le conseguenze le abbiamo ben viste quali sono state e senza che si sia riusciti a lottare per i diritti dei lavoratori, cercando di contrastare competizioni al ribasso. La domanda che si pone è che cosa accadrà ora a Monfalcone? Difficilmente finirà tutto a tarallucci e vino.



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