C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Dopo diversi fallimenti, si prorogano di 9 anni e non 20 i termini per assegnare le medaglie per infoibati

Se la matematica non è una opinione e se la comprensione del testo legislativo è non opinabile, non si capisce come possa essere stato comunicato da parte della Presidente della Regione FVG che in virtù del provvedimento approvato dal Parlamento "i congiunti delle vittime potranno per altri 20 anni richiedere questo importante riconoscimento". Il riferimento è alla legge sul giorno del ricordo e la possibilità per il coniuge superstite, i figli, i nipoti e, in loro mancanza, per i i congiunti fino al sesto grado di coloro che, dall’8 settembre 1943 al 10 febbraio 1947 in Istria, in Dalmazia o nelle province dell’attuale confine orientale, sono stati soppressi e infoibati, di conseguire a domanda e a titolo onorifico senza assegni, una apposita insegna metallica. Ora, il testo come approvato dalla Commissione alla Camera cosa prevede? Che il testo della Legge 2004 numero 92 verrebbe modificato in questo modo : "le  domande devono essere presentate entro il termine di venti (e non più dieci anni) dalla data di entrata in vigore della presente legge". Ora questa misura si inserisce nella Proroga di termini in materie di competenza della Presidenza del Consiglio dei ministri) e l'emendamento, come proposto da parte della deputata del PD Malpezzi nello specifico prevede: " 1. All’articolo 4 della legge 30 marzo 2004, n. 92, la parola: « dieci » è sostituita dalla seguente: « venti ». 2. Le domande di cui al comma 1 dell’articolo 4 della legge 30 marzo 2004, n. 92, con le relative documentazioni, dovranno essere inviate alla Commissione di cui all’articolo 5 della medesima legge. 3. All’attuazione del presente articolo si provvede nell’ambito delle risorse umane, finanziarie e strumentali disponibili a legislazione vigente e, comunque, senza nuovi o maggiori oneri per la finanza pubblica." E comunque si dovrà in ogni caso aspettare l'esito del assembleare per il testo definitivo. 

La Legge sul giorno del ricordo si trova al suo undicesimo anno di efficacia, quindi la proroga avrà efficacia non per anni venti, ma per anni nove. Stando al testo come ora commentato. Si deve segnalare che non è la prima volta che cercano di mettere mano su quella legge. Un primo tentativo vi era stato da parte di Rosato già nel 2014 presentando una proposta di legge A.C. 2287 , stampata il 2 luglio 2014, che interveniva profondamente su alcuni aspetti della Legge del giorno di Ricordo, che Boris Pahor, per esempio, ha definito come legge poco europea e dove si proponevano anche corposi finanziamenti alla Lega nazionale. Poi vi è stato un secondo tentativo, da parte della Meloni, intervento simile a quello di Rosato, ma dove tra le altre cose si proponevano finanziamenti a favore della Società di studi fiumani che ha la proprietà dell'archivio museo storico di Fiume, pari ad euro 70.000 euro annui a decorrere dall’anno 2014. Niente da fare. Questa volta almeno non si parla di finanziamenti a certe e date realtà, e ciò è certamente una cosa da non sottovalutare. Se  più di dieci anni non sono bastati, per raggiungere i numeri epici che alcuni probabilmente speravano di raggiungere e che non potevano raggiungere per ovvietà della storia reale e non revisionista, si proroga il tutto sperando in qualche "miracolo" al contrario.


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