L'ennesimo no giunto dal Comune di Gorizia alla richiesta di revoca della cittadinanza onoraria al dittatore Mussolini, ha scatenato un putiferio politico rilevante. Ma era da mettere in conto. Come è risaputo, dal punto di vista storico, Gorizia nel conferire la cittadinanza onoraria a Mussolini non fece nulla di più e nulla di meno rispetto a quello che fecero sostanzialmente tutti i comuni italiani nel ventennio. L'atto non fu spontaneo, ma un banale allineamento alle volontà del regime. La Stampa del 21 maggio 1924 denunciava, in diversi casi, l'esistenza di alcune circolari sia prefettizie che di funzionari fascisti, che invitavano i Comuni a riconoscere la cittadinanza onoraria a Mussolini per blindare l'inizio della nuova legislatura. Circolari che valevano come monito per i Comuni che non avevano seguito ancora l'esempio di Roma. Ed i Prefetti, nel loro atto "riservato" invitavano i consigli comunali, che si prodigavano a riconoscere la cittadinan
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Dopo 70 anni in Piazza dell'Unità a Trieste ritorna a sventolare la bandiera Jugoslava
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La mattina del 1 maggio del '45 la Gradnikova brigada mosse con due battaglioni verso Selz di Ronchi e con uno verso Monfalcone. A Selz vennero disarmati circa 30 tedeschi per poi a Monfalcone costringere oltre 700 soldati a deporre le armi. A Gorizia la Prešernova Brigada si scontrò duramente con i centici ed i domobranci. A Gorizia si trovava anche, il primo maggio, lo Skofjeloski odrerd, la compagnia d'assalto della 31 divisione ed il comando della zona militare della Gorenjska. Le unità angloamericane entrarono in città solo il 2 maggio alle ore 11 quando la città venne di fatto già liberata. A Trieste alcune migliaia di combattenti pronti ad insorgere erano stati organizzati dal Comando cittadino in seguito alle direttive del IX Corpus alcuni mesi prima della fine della guerra, “sono stati loro a ripulire la città dal nemico, tranne alcuni punti maggiormente fortificati, prima dell'entrata di altre formazioni” dirà Stanko Petelin. Formazioni che entreranno in città nella primissima mattinata del 1 maggio. Ed il 1 maggio del 1945 è il giorno della liberazione di Trieste dall'occupazione nazifascista. Dopo 70 anni per le vie di Trieste, durante il tradizionale corteo del 1 maggio, una grande bandiera, con i colori simbolo della libertà, uguaglianza, fratellanza, con una stella rossa al centro, simbolo delle lotte operaie, dei diritti del popolo, simbolo del riscatto degli oppressi contro gli oppressori ha attirato l'attenzione.
Questa era la bandiera della rivoluzione, questa era la bandiera della Jugoslavia. Bandiera che verrà accolta, e questa è stata la vera sorpresa, per alcuni aspetti, da tanti pugni chiusi, applausi, sorrisi. Una condivisione che giungerà fino a piazza dell'Unità, dove il coro partigiano, dopo un solerte scatto, e con passo deciso entrerà in piazza cantando Na juriš
e buona parte di piazza dell'Unità si stringerà intorno alla bandiera Jugoslava che dopo 70 anni ritornerà a sventolare nella piazza più contesa, controversa e più bella ora d'Italia. Una cosa è certa, decenni di menzogne, revisionismi, calunnie, oggi a Trieste hanno trovato la giusta risposta. La risposta è stata data dai sorrisi, dagli abbracci, da quella bandiera che ha sventolato in Piazza, dalla condivisione chiara e non nascosta di un primo maggio come giorno della liberazione di Trieste dal nazifascismo. E di tutto ciò molti dovranno pur farsene una ragione.
Ci hanno tolto la libertà non ci toglieranno la voce , questo è quello che si poteva leggere sulle magliette del coro partigiano, oggi Trieste, dopo 70 anni ha ascoltato, canti partigiani italiani e sloveni nel centro di gravità della sua vita quotidiana, oggi Trieste è stata anche Trst ed ha ascoltato quella verità che per quanto attaccata, violentata, è emersa, emersa con la forza e la semplicità di cento e più sorrisi.
Il 13 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata da una conferenza del 1997 a Tokyo e introdotta in Italia dal 2000. Per questa propongo una storia per le classi di scuola primaria. La storia che segue, ambientata a Trieste, ha per protagonisti tre supereroi ed una nonna, Rosellina. Il disegno è stato fatto in una classe di una scuola dove la storia è stata letta. mb I tre supereroi e la nonnina Rosellina C’era una volta, anzi no. C’erano una volta tre supereroi. Avete presente quelli con i super poteri che si vedono nei film? Nei cartoni animati? Nei fumetti? Sì, proprio loro. E si trovavano in una bellissima città italiana, Trieste. Non erano mai stati prima a Trieste. Rimasero stupiti nel vedere quanto era lungo il molo sul mare, e quanto era enorme la piazza con due alberi di due navi dove sventolavano le bandiere, ogni tanto. Dopo essersi fatti un selfie sul molo Audace che è costruito sui resti di una vecchia n
Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione? La matematica non è una opinione qualcuno disse... 1) per un calcolo della superficie e della capienza, il limite preso di misura è un numero di 4 persone/mq, 2) Piazza del Popolo ha una metratura di di 17.100 mq con una capienza massima e teorica di 68.400 ; 3) Piazza san Giovanni ha una superficie di 39.100 mq, con una capienza totale, quindi, di 156.000 persone. Direi che è arrivato il momento di non dare più i numeri... Marco B. MANIFESTARE A ROMA, QUANDO I PARTITI DANNO I 'NUMERI' - La fisica, con il principio della impenetrabilità dei solidi, insegna che due oggetti non possono occupare lo stesso spazio. Eppure c'é chi ritiene che questo classico teorema non si applichi alle persone, soprattutto se convocate in un determinato luogo ad esprimere pubblicamente la loro opinione politica. Fuor di metafora: quando si tratta di conteggiare i partecipanti alle manifestazioni, i partiti "danno i numeri"
"Con il termine foiba, che deriva dal latino fovea, vengono chiamati gli inghiottitoi naturali tipici delle aree carsiche; tali abissi si prestano assai bene a far scomparire in maniera rapida oggetti di dimensioni anche notevoli nelle zone in cui la natura rocciosa del terreno rende problematico lo scavo. In tal senso nella Venezia Giulia (ex province di Trieste, Gorizia, Pola e Fiume) le f. vennero largamente utilizzate durante la Seconda guerra mondiale e nel dopoguerra, per liberarsi dei corpi di coloro che erano caduti a causa degli scontri tra nazifascisti e partigiani". Così la Treccani . Ma la foiba ha fatto parte in tempi non sospetti e con un certo cinismo o sarcasmo del testo di alcune canzoni, poesie proprie della "cultura" popolare. Pisino (in croato Pazin) in Croazia, nel 1925 vi era un testo di una canzone patriottica "italiana" nei cui versi così faceva: "fioii mii, chi che ofende Pisin, la pagherà:In fondo alla foiba finir el do
Ti te son son, fate veder de un bravo, ma 'ssi bravo...
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