Chi
li chiama baracche, chi depositi, chi seconde case, chi semplicemente
casoni.
Nei
pressi dell'ara lagunare della foce del fiume Isonzo verso la fine
degli anni Quaranta sorsero dei depositi da pesca, poi dei casoni
prevalentemente in legno, ben inseriti nel contesto lagunare, dai
diversi colori ma anche odori.
Il
tutto avveniva con il beneplacito iniziale delle amministrazioni
allora vigenti.
Poi
vennero edificate altre costruzioni, in cemento, che nulla avevano a
che vedere con lo stile e la bellezza propria dei casoni tipici di
quel contesto lagunare, ed addirittura ad un proprietario venne data
in concessione un piccolo isolotto ove ancora oggi esiste una villa.
Poi
nel 1996 venne istituita la riserva naturale della Foce dell'Isonzo
diventando dunque quella zona un'area
naturale protetta del
Friuli-Venezia
Giulia e battaglie dopo battaglie si arriverà alla sentenza del
Consiglio di Stato del 2013 che pur riconoscendo "che
ciò
che rimane è solo un personale e soggettivo giudizio degli istanti
di non condivisione delle valutazioni estetiche e paesaggistiche
espresse dall'Amministrazione competente, in sé rispettabile ma
inidoneo a legittimare una revisione giurisdizionale di esse",
aprirà la via alla demolizione della quasi totalità dei casoni.
Cosa che sarà inevitabile anche qualora verrà confermato il
recente inserimento di quell'area nelle Zone
Speciali di Conservazione
della UE.
Si
può fare di tutto il fieno lo stesso covone?
Certamente
no.
Le
sentenze vanno rispettate, quella sentenza era inevitabile stante la
legislazione esistente, però delle considerazioni sono dovute.
Vi
sono edificazioni che certamente devono essere demolite, in primis
quelle in cemento, ed a tal proposito è singolare evidenziare come,
per quello che è almeno emerso, nessun disturbo sembra aver recato
la villa collocata nell'isolotto che si pone tra i casoni e l'isola
della Cona, ma non tutti i casoni dovrebbero essere demoliti, anzi
andrebbero rivalutati perchè di una bellezza unica.
Non
sono né ville né seconde case, come qualcuno ha voluto fare
intendere, chi ha edificato i primi casoni non era certamente un
qualcuno che può farsi rientrare nella categoria dei ricchi o
straricchi, anzi. La vera questione che ha ruotato intorno alla
vicenda dei casoni deve essere letta in connessione con la volontà
di realizzare posti barchi a Punta Barene. Nei pressi dei casoni vi
sono stati diversi posti barca usufruiti, quasi esclusivamente, da
operai e ceto sociale certamente non ricco. L'accelerazione che ha
subito il processo di realizzazione dei posti barca in località
Punta Barene, che comporta ovviamente la distruzione dei posti barca
collocati lungo il canale ove sorgono i casoni, è un qualcosa che
non può essere scisso dalla vicenda lunga diversi decenni, di
diversa conflittualità, che ha riguardato quella zona. Già perchè
in
prossimità dello sbocco a mare del Canale Quarantia, sono previsti
circa
416 posti barca
oltre a tutti i servizi connessi ivi incluso il parcheggio, ed i
costi saranno difficilmente affrontabili dai cittadini comuni e non
benestanti.
Chi
vorrà un posto barca in quella zona dovrà pagare e tanto.
Si
è tollerata in qualche modo e per lungo tempo la vicenda del
presunto abusivismo dei casoni, certo per la Giurisprudenza sono
abusivi, ma io mi chiedo perchè quando sono stati costruiti nulla è
stato eccepito? Eppure nel marzo del 2011 sembrava che la
situazione fosse giunta ad una
sorta di compromesso
politico.
Infatti, emergeva che i casoni ben potevano convivere con la Riserva
naturale della foce dell'Isonzo e con la vicina Isola della Cona, perché nessun disturbo concreto hanno creato alla fauna lì
esistente nè prima e nè dopo l'istituzione della riserva naturale, purché il tutto avvenisse nel rispetto delle normative vigenti,
ovvero si dovevano autorizzare le migliorie previste. Ed i casoneri
erano ben disponibili ad effettuare tutte le migliorie e gli
adattamenti del caso. Ma sono stati bloccati dalla burocrazia.
E
ciò lascia ben intendere che la situazione è complessa e non si può
liquidare come semplice abusivo chi ha edificato e difeso certi
casoni. Cosa è mutato nel corso di questi due anni? Ovvero dal 2011
ad oggi? Con qualche colpo di ruspa verranno spazzati via in un colpo
solo anni di sudore, passione, ovviamente mi riferisco ai casoni
"storici" e "tipici" e non certamente a quelle
strutture che sono diventate baracche od a quelle in cemento, ed il
paradosso è che questi cittadini ora rischiano anche di accollarsi ulteriori spese per le demolizioni e sul punto è necessaria una
ulteriore riflessione. Se i ricorsi sono stati depositati è anche perché la politica ha offerto delle garanzie di mediazione e di intervento, come
confermato da diversi interventi pubblicati sulla stampa nel corso
degli anni, che lasciavano presagire la non demolizione di alcuni
casoni. I ricorsi sono serviti per "prendere tempo" . Ma poi
qualcosa è mutato, ed i cittadini se non avessero avuto certe
manifestazioni di disponibilità a risolvere la questione in modo
diverso, certamente avrebbero provveduto alla immediata demolizione, con costi
ovviamente inferiori rispetto a quelli attuali, e pertanto sarebbe
giusta se non dovuta una partecipazione alle spese di demolizione da parte delle
Amministrazioni interessate, stante la complessità e la
particolarità della situazione, ciò anche perché se ai casoneri
non è stato impedito di edificare quelle strutture un motivo vi sarà, se il problema dell'abusivismo è sorto solo tardivamente un motivo
vi sarà,se è emersa la possibilità di salvare diversi casoni un
motivo vi sarà.Vi è dunque anche una corresponsabilità degli Enti
Locali medesimi. Non si può liquidare tutta questa vicenda come una
semplice questione di abusivismo.
Suggerisco,
infine, di visionare questo trailer di un cortometraggio, Polvere,
con Francesco Carnelutti, Davide Del Degan, Maria Grazia Ghetti,
regia di Ivan Gergolet,
girato
proprio nell'area dei Casoni.
foto zona casoni settembre 2013
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| casone tipico |
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| isolotto con villa |
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| isolotto con villa |
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| isolotto con villa |
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| natura e casoni |
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| casone tipico |
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| fontana casoni |
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