La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Gli Hacker del PD, le dichiarazioni della Boldrini e le leggi anti-internet



Può perire la finzione della libertà, può perire la finzione della trasparenza, può perire la maestra di ogni inganno, quale la democrazia.
Fino a quando esisterà il capitalismo, ogni libertà, ogni bene comune, non sarà mai libertà e bene comune puro e vero, ma solo apparenza. Perché il concetto di libertà, di bene comune è semplicemente non compatibile e non conciliabile con il capitalismo.
Gli Hacker del PD hanno preso di mira chi ha usato la rete, internet, più di ogni altra forza politica, per esprimere la propria essenza, il M5S.
Lo scopo di questa operazione, sarebbe anche quello di far emergere, “quanto i deputat* e senatori 5 stelle sono schiavi di Grillo e Casaleggio, in un rapporto non solo di sudditanza logistica e politica ma anche spesso psicologica.” Nel loro sito si legge anche che “Ci scusiamo sin d'ora con quegli eletti m5s per la violazione della loro privacy presente e futura, invitandoli a fare tutte le pressioni necessarie nei confronti di Grillo e Casaleggio affinché questi soddisfino le nostre legittime richieste di trasparenza.” Quali sono le condizioni? “Ogni settimana pubblicheremo la casella di posta elettronica di un* deputat* o senatore del movimento 5 stelle, per i prossimi 6 mesi. Ci interromperemo soltanto quando le nostre richieste saranno soddisfatte. “Ovvero:
La pubblicazione immediata di:
  • Redditi e patrimoni di “Giuseppe Grillo” e “Gianroberto Casaleggio”. Dettaglio dei ricavi derivanti dal sito “www.beppegrillo.it” e correlati.

E' singolare notare come nessun sito e giornale ha osato pubblicare le mail prese di mira da questa operazione, cosa che magari in passato sarebbe anche accaduta. Ciò forse per timore di vivere una stessa operazione sulla propria web-pelle, oppure per etica, ora ritrovata. Comunque sia è il caso di ricordare alcune cose. In Italia si sono registrate, sino ad oggi, decine di tentativi, di introdurre normative anti-internet:

* Decreto “Romani”* Disegno di legge S.2699 “Costa Barbolini”
* Disegno di legge S.1950 “Lauro”
* Progetto di legge C.2962 “Cassinelli-WiFi”
* Progetto di legge C.2525 “Cassinelli-diritto d’autore”
* Progetto di legge C.881 “Pecorella Costa”
* Progetto di legge C.2455 “diritto all’oblio”
* Disegno di legge “Intercettazioni”
* Disegno di legge S.1710 “Vita Vimercati”
* Progetto di legge C.2195 “Carlucci”
* Decreto “sicurezza” S.773 C.2180 (em. “D’Alia”)
* Progetto di legge C.2188 “Barbareschi”
* Progetto di legge C.1921 “Cassinelli-prodotto editoriale”
* Legge 2/08 “fair use”
* Pdl C.1269 “Levi”
* Decreto “Gentiloni”
* Decreto “Pisanu”
* Decreto “Urbani”

L'Italia ha aderito al progetto cleanIT,( questo il link dell'intervento ) costato circa 400 mila euro, nel 2011 è stato avviato dall’Olanda, è rivolto a definire un piano di collaborazione pubblico- privato in cui tutti i Paesi siano coinvolti a individuare le migliori pratiche da attuare per contrastare l’uso di internet a fini terroristici. Fino ad oggi avevano aderito dieci stati membri dell’Ue (oltre al paese promotore, Germania, Gran Bretagna, Belgio, Spagna, Ungheria, Romania, Austria, Danimarca e Grecia). Il 29 gennaio è stato il turno dell'Italia.

Il passo successivo è stata la pubblicazione( questo il link dell'intervento) sulla “Gazzetta Ufficiale” del 19 marzo 2013 n. 66, del decreto del presidente del Consiglio dei ministri 24 gennaio 2013 “Direttiva recante indirizzi per la protezione cibernetica e la sicurezza informatica nazionale".

Norma che io ho chiamato anti- WikiLeaks , perché quella è la sostanza.

A ciò si deve aggiungere anche il tentativo della Giurisprudenza del sistema, di colmare il vuoto legislativo con provvedimenti di una certa rilevanza.
Il 29 aprile 2013 la Cassazione Penale con sentenza 18826/2013 sanziona la creazione di un profilo falso su una chat o un social network; chi pone in essere tale condotta risponde del reato di sostituzione di persona . Si tratta di un reato assai grave, sanzionato con la reclusione fino a un anno. A detta della Suprema Corte, tale reato ricorre non solo quando si “rubi” il nome di battesimo di un altro soggetto, ma anche quando si utilizzi un semplice nickname (soprannome) riconducibile inequivocabilmente a una persona fisica esistente.

La sentenza n. 529 del Tribunale di Lecce del 2007 afferma che “ colui che gestisce un sito internet (nel caso di cui trattasi è un blog) risponde del reato di diffamazione aggravata, ex art. 595 c.p., unitamente all’autore materiale del testo, a seguito della pubblicazione di scritti sul sito stesso, se il gestore avendo un controllo preventivo sul materiale da pubblicare, non si è preoccupato di controllare la fonte dello stesso o la veridicità di quanto in esso descritto”;
La sentenza n. 553 del Tribunale di Aosta del 2006 afferma invece che la “posizione del gestore di un "blog" è identica a quella di un direttore responsabile di una testata giornalistica stampata; ne consegue che il primo risponde ex art. 596 bis c.p. degli interventi diffamanti pubblicati sul sito internet posto che ha il totale controllo di quanto viene inserito e, allo stesso modo di un direttore responsabile, ha il dovere di eliminare quelli offensivi”.

La Cassazione pen., sez. V, 17/11/00, n. 4741 ribadisce che il “reato di diffamazione è configurabile anche quando la condotta dell’agente consista nella immissione di scritti o immagini lesivi dell’altrui reputazione nel sistema "internet", sussistendo, anzi, in tal caso, anche la circostanza aggravante di cui all’art. 595 comma 3 c.p.”

Reati di opinione, limitazione della rete per contrastare la diffusione di dati “sensibili”, politiche anti-terrorismo, senza che vi sia una definizione condivisa di terrorismo, provvedimenti comunitari, sentenze ed atti amministrativi che anticipano ciò che arriverà, una norma anti-internet, e ciò che manca o meglio che è mancato sino a qualche settimana addietro è semplicemente il famigerato casus belli , e le dichiarazioni della Presidentessa della Camera da un lato e quelle della politica istituzionale dall'altro, sembrano correre verso questa direzione.


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