Quel colpo di Stato voluto dal re per mano degli alleati, per far cadere Mussolini e il fascismo
Probabilmente è meno noto per molti del 25 aprile, data
universale con la quale in Italia si celebra la liberazione dal nazifascismo,
anche se come ben sappiamo in diverse località si dovette aspettare ben oltre
il 25 aprile, come il 1 maggio da Trieste a Gorizia, per potersi dire liberi dagli
occupanti nazisti. Eppure il 25 luglio fu una data fondamentale nel processo
storico che porterà alla liberazione. Il colpo di Stato del re con il quale si fece
cadere il fascismo mettendo agli arresti Mussolini. Come è risaputo il Gran consiglio del fascismo non era certamente un organo
vincolante, esprimeva la proiezione
del partito fascista
nelle istituzioni. Formato nel
1923 , inserito poi negli organi
apicali dell’ordinamento alla
fine degli anni
‘20 con le leggi
del 1928 (n. 2693) e del 1929 (n.
2049). La seduta del Gran Consiglio, senza alcun verbalel, salvo qualche
appunto di Federzoni, venne votato, l’ordine
del giorno Grandi,che invitava il Capo del governo “a pregare
la maestà del
Re [...] affinché
egli voglia per
l’onore e la
salvezza della Patria
assumere l’effettivo comando
delle Forze armate di terra, di
mare, dell’aria, secondo l’articolo 5 dello statuto del Regno”. Si trattava di
un ridimensionamento del ruolo del dittatore fascista. Ma non fu quello l’atto
che sancì la caduta del fascismo. Ma l’arresto avvenuto in villa Savoia per
ordine del re sostenuto dagli alleati. Quel re che lo aveva spalleggiato in tutto, sostenuto in tutto, a partire dall'infamia delle leggi razziali, e
che dovette, messo innanzi al fatto compiuto, cambiare rotta con Mussolini. Perché
gli alleati oramai erano in procinto di conquistare l’Italia, i bombardamenti a
tappeto segnarono profondamente il corso politico di quella storia che portò al
colpo di Stato. La storia andrebbe rivalutata sul ruolo effettivo avuto dagli
angloamericani su quell’evento sino alla nascita della Repubblica italiana e sconfitta della Monarchia al referendum, d’altronde basta vedere il corso avuto da
diversi fascisti componenti del Gran Consiglio, che votarono a favore dell’ordine
del giorno di Grandi. Alfieri fu ambasciatore, aderì al Partito Nazionale
Monarchico ed ebbe presidenze in organismi economici internazionali. Balella creò la Stec (Società tipografico-editoriale
capitolina) e diede il via alla costruzione della nuova sede di un giornale, ed
ebbe un ruolo di primo piano al CNEL in rappresentanza della Confindustria.
Cianetti al fine di evitare eventuali processi e condanne, si rifugiò
nell'allora Mozambico portoghese, dove riuscì per lungo tempo a far perdere le
sue tracce. Grandi negli anni cinquanta ebbe incarichi di rappresentanza per la
FIAT. Nello stesso periodo fu consulente assiduo delle autorità statunitensi,
in particolare dell'ambasciatrice a Roma, Clare Boothe Luce e servì spesso da
intermediario in operazioni politiche e industriali tra Italia e Stati Uniti.
La storia ha insegnato bene che vi fu continuità con i fascisti negli apparati
dello Stato. Probabilmente la storia un giorno andrà riscritta, ripensando al
ruolo effettivo avuto dagli angloamericani, d’altronde se ancora oggi siamo USA
dipendenti, qualcosa ciò vorrà pur dire o no?
mb
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