C'è anche la strage di Ronchi del 15 settembre 1943 nell'atlante delle stragi nazifasciste
Nel 2009 il governo italiano e quello della Repubblica Federale Tedesca
hanno
realizzato una Commissione storica congiunta con il mandato di
elaborare un’analisi
critica della storia e dell’esperienza comune durante la seconda guerra
mondiale. Tra i frutti di quel lavoro vi è stato il noto atlante delle
stragi nazifasciste in Italia che raccoglie tutte le atrocità della
guerra per mano nazifascista. E vi è citata anche Ronchi. L'episodio a
cui si fa cenno è quello risalente al 15 settembre del 1943, cioè pochi
giorno dopo la costituzione della storica Brigata Proletaria, quando
mille partigiani si ritrovarono a Selz per cercare di arrestare, con la
battaglia di Gorizia, l'avanza nazista. Si legge nella scheda ronchese curata dallo storico Liuzzi, "Il
15 settembre cinque militari italiani cercarono rifugio presso la villa
Hinke ignari che fosse di proprietà di una famiglia tedesca/austriaca -
la villa fu acquistata nel 1901 dall’Ammiraglio della Marina Militare
Austriaca Johann Evangelist von Hinke - abitata dalla nuora
dell’Ammiraglio, signora Bertha Hofhansel vedova Hinke, la quale dopo
averli cacciati chiamò il comando tedesco di Monfalcone chiedendo un
intervento per rastrellare la zona. I soldati italiani tentarono la fuga
attraverso i campi di granoturco, fino al canale d’irrigazione De
Dottori ma furono intercettati da una pattuglia tedesca. Quattro di loro
rimasero uccisi, si salvò solamente uno, certo Achille Bernardi di
Montone (Perugia). Il soldato Vittorio Scaravello (marito di Ines
Trevisan, cittadina di Ronchi) scattò le fotografie dei cadaveri: il
corpo di Soave giaceva nel campo dei Brotto, il primo venendo da
Vermegliano, colpito al “tronco”; il corpo di Floreani fu trovato nel
campo esistente dal canale verso est, il primo venendo da Selz (nel
registro dei defunti risulta “fucilato alla schiena”); Pio Cirielli fu
trovato fuori dall’acqua del canale" mentre il quarto Scapini Amleto, di
Ravenna
fu estratto dal canale ed identificato solo con il proprio nominativo
nel 1946 . Poche ore dopo, sempre a Ronchi, si consumò una seconda
strage. Con vittime soldati italiani o sloveni,rimasti ignoti. Come è
risaputo tra la
sera del sabato 11
settembre e la mattina seguente giunsero a Ronchi i nazisti e
requisirono la sede del Consorzio Acque in via Duca d’Aosta, un tempo
via del Consorzio, l'edificio dell’Azienda Blasig di via Verdi
utilizzato come alloggio per i militari,
mantenendo però il comando a Monfalcone. Nella serata del 15 settembre
quattro soldati in
borghese transitarono davanti al cimitero,diretti verso il
Carso. Si legge nella scheda che "Una donna stava parlando con il
custode del cimitero, tale Cesare
Spazzapan, udendo spari in direzione di Selz, disse loro di non andare
in quella direzione in quanto era troppo pericoloso. "Uno di loro
rispose
che erano diretti a Vipacco". Non è chiaro se per congiungersi con i
partigiani della Brigata Proletaria oppure per rientrare verso casa ed i
soldati insistevano sul fatto che dovevano andare in quella
direzione. "Scoperti dai soldati tedeschi furono uccisi. Le salme
vennero portate all’obitorio del cimitero assieme a quelle
degli altri quattro soldati uccisi la mattina dello stesso giorno.
Sabato 18 i funerali e l’inumazione nel cimitero locale uno accanto
all’altro nella fila n.4, fosse n. 14 e 15 assieme alle altre quattro
vittime". Emerge anche che il parroco, don Falzari, fece innalzare
nell’immediato dopo guerra una lapide con una croce ed una scritta sul
marmo nero: Tendenti
alla Patria, freddati ai piedi del Carso, qui sostano i loro corpi per
riprendere la via della Patria eterna nella resurrezione finale. Req.
aet. dona eis Domine con i nomi dei tre allora noti( ndr perchè il
quarto soldato ucciso nei fatti di Villa Hinke venne identificato solo
nel 1946) più i cinque ignoti.
La tomba venne onorata per molti anni, ma dopo i lavori di
ammodernamento del cimitero, se ne è persa traccia. Un episodio
cruento, tipico di quella
guerra, che ha visto Ronchi essere protagonista suo malgrado di un fatto rientrante
nelle stragi nazifasciste ed oggi poco ricordato, seppur per decenni caratterizzò la memoria locale.
mb
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