La strage di Vergarolla, se ancora oggi non si riesce a collocare una lapide con i nomi delle vittime

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Mentre a Capodistria non si riesce a porre una targa sulla casa ove nacque Nazario Sauro, c'è chi propone addirittura di restituire alla città una statua di Sauro, noto capitano antiasburgico, il cui monumento, imponente, venne fatto saltare in aria dai nazisti, a Pola, ancora oggi, a 79 anni dalla strage di Vergarolla, non si riesce a porre una targa che ricordi i nomi delle vittime. Una strage che ancora oggi continua a dividere gli storici, tra chi sostiene che gli artefici furono gli jugoslavi, chi fu atto di incuria degli inglesi, chi, opera di fascisti italiani, chi, un semplice e catastrofico incidente, l'unica certezza è che a perdere la vita furono un centinaio di innocenti di cui vennero identificati in 64 e un terzo delle vittime furono  bambini. Tutto ciò è semplicemente scandaloso soprattutto per un Paese che ha introdotto l'Euro, che è europeo e dove la minoranza storica italiana continua a subire delle ingiustizie importanti o degli accontentini come nel caso...

Quel reportage dell'Avanti su Monfalcone nel 1945: "la città sia italiana"

 


Nell’immediatezza della fine della seconda guerra mondiale a Monfalcone si avviò fin da subito il dibattito sulle sorti della città, contesa soprattutto per il suo cantiere. Italia o Jugoslavia? O farà parte con Trieste e Pola di una piccola Tangeri dell'Adriatico? Questo era l'interrogativo dell'inviato dell'Avanti. Nel prezioso articolo del noto quotidiano socialista emerge la storia ante guerra del porto monfalconese che produceva le navi più belle e veloci del Mediterraneo e clienti dei cantieri furono anche quei Paesi che poi durante la seconda guerra mondiale si fronteggiarono tra di loro duramente. L'articolista poi sottolinea un paradosso, ovvero che i bombardieri anglo americani si "dimenticarono" di Monfalcone quando i cantieri furono convertiti in produzione militare al servizio dei tedeschi, salvo qualche scaramuccia, fino a quel terribile momento che nel monfalconese è ben ricordato con i bombardamenti alleati che tra marzo e aprile seminarono più distruzione e morte degli stessi occupanti nazifascisti. Il prezzo della liberazione fu durissimo per Monfalcone. L'inviato dell'Avanti propende nella sua analisi per la soluzione italiana di Monfalcone, più che per ragioni politiche, soprattutto tecniche ed operative. Così scrive: "la Jugoslavia non può risolvere il problema di Monfalcone" scrive, poiché per il suo modesto programma navale può essere  più che sufficiente il porto di Fiume . Per poi lasciare la parola ad un direttore tecnico dei Cantieri, l'ingegnere Costansi: "La Jugoslavia non potrebbe gestire da sola i nostri Cantieri, le industrie tedesche sono pressoché distrutte, quelle angloamericane troppo lontane e non interessate direttamente alla nostra rinascita". Insomma, il porto di Monfalcone poteva fare gola alla Jugoslavia, come quello triestino, nella prima guerra mondiale poteva fare gola all'Italia. Trieste, interessava al Regno d'Italia, per affossare il porto giuliano e lasciar libero campo a quello di Venezia, come la storia ha poi ben confermato per diversi decenni, solo negli ultimi anni si è registrato uno slancio del porto triestino diventando tra i più importanti dell'Occidente e richiamando i fasti dell'Impero, quello monfalconese poteva fare gola alla Jugoslavia per gli stessi motivi, sottrarre all'Italia l'area dei cantieri che hanno plasmato a partire dall'Impero Austroungarico l'identità e la storia del mandamento monfalconese che senza i Cantieri conoscerebbero probabilmente solo il deserto socioeconomico. A Monfalcone esistono ancora delle scritte storiche che ricordano il periodo della contesa, stanno diventando invisibili nel tempo, eppure sarebbe interesse storico culturale, poterle preservare, a memoria della contesa di Monfalcone.

mb

Commenti

  1. Dal censimento del 1909 Monfalcone contava il 99% di abitanti che utilizzavano come lingua madre l'italiano, e l'uno per cento era diviso fra friulani, croati e sloveni. Non si capisce perché avrebbe dovuto essere annessa alla Jugoslava. Se voi turisti italiani siete tanto affascinati da Slovenia e Croazia, trasferitevi lì, ma non venite qua parlare di confini, di terre contese e di zizzania fra i popoli. Non avete alcun legame con queto territorio, per voi sarà facile trasferivi li, invece di venire qui a rompere le togne e riesumare un passato che gli abitanti, quelli autoctoni non gli immigrati come voi, vogliono lasciarsi alle spalle.

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