Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Ma i monfalconesi cosa pensano di tutto ciò?

 





Partiamo da alcuni dati numerici. Nell'ultima tornata elettorale che ha visto l'estrema destra confermarsi a Monfalcone, si è eletto il sindaco con 7500 voti validamente espressi su 10692 espressi, il 75% dei votanti, ma gli elettori complessivi erano, nel 2022, ben 20630, dunque il 48% dei cittadini non si è recato a votare, e 7500 voti rappresentano solamente il 36.35% del totale del corpo elettorale monfalconese. Dunque per farla breve, una minoranza a Monfalcone sta dettando legge, queste sono le distorsioni della democrazia, in un contesto dove la gente a votare ci va con fatica, con poca voglia ed il disinteresse è sempre più consistente. E come è risaputo negli ultimi eventi elettorali in Italia, la scarsa partecipazione al voto ha favorito le destre, perchè mentre a sinistra ci si diletta nelle guerre intestine, in questo oramai siamo dei maestri a farlo anche in pubblico dominio, le destre, sul momento elettorale, riescono ad andare oltre, a fare squadra, per poi fare eventualmente la resa dei conti, all'interno dello spogliatoio, per usare una metafora calcistica. Viene dunque da chiedersi, la maggioranza dei monfalconesi, che sono coloro che non hanno sostenuto l'attuale colore politico cittadino, cosa ne pensano di tutto quello che sta accadendo in città? Della tensione sociale che si sta vivendo da anni? Schierarsi incondizionatamente dall'una o dall'altra parte non è a parer mio la soluzione. Da un lato vi sono certi usi e costumi che hanno matrice religiosa tutt'altro che compatibili con le idee di una società progressista, basta pensare all'arretramento culturale, politico e sociale che vivono anche le donne, che devono stare dietro agli uomini, cosa inaccettabile, ma fa parte di quel sistema che necessiterà secoli per modernizzarsi. Ed il senso vissuto di emarginazione sociale non fa altro che peggiorare tale quadro portando ad ulteriori chiusure e arretramenti. Dall'altro vi è un chiaro abuso concettuale del significato di tradizione, identità, del nostro, che diviene quasi una sorta di appropriazione politica infelice di un qualcosa che non può essere solo di una parte, ma di un sistema Paese complesso fondato prima di tutto sul pluralismo e sulla laicità e non sulle crociate che trovano impropriamente nel tricolore una sorta di scudo crociato, ma come è risaputo, il tricolore, non è della destra, della sinistra, del centro, della maggioranza o della minoranza, è la bandiera della Costituzione, appartiene a tutti i cittadini. Dunque, la mia domanda è molto semplice, la maggioranza dei monfalconesi, cosa pensa di tutta questa situazione incasinata come non mai nella recente storia cittadina? Si sarà mica stufata? Giusto un pochino eh...

mb

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