Si ripristini a Ronchi la storica lapide della strage nazifascista del 15 settembre '43, il massacro di 8 soldati

Il varo della "dreadnought,"corazzata austriaca, che prese il nome dell'ammiraglio Tegetthoff avvenne a Trieste il 21 marzo del 1912. Entrò in servizio nel 1913. La stampa viennese si esaltò per questa corazzata, le artigliere a Muggia fecero sentire la loro potenza durante l'inaugurazione di una delle ultime grandi navi militari triestine realizzate per l'Impero. Fu la seconda che venne realizzata nei cantieri di San Marco. C'erano le massime autorità austriache, quel giorno. Come l'arciduca ereditario Francesco Ferdinando con la consorte duchessa Chotek, l'arciduca Leopoldo Salvatore, l'arciduchessa Bianca, madrina della nave Maria Dolores e Maria Immacolata, ministri ed autorità varie, nonché l'ammiraglio Montecuccoli che si renderà protagonista di una scena curiosa. La Stampa di allora riporta un trafiletto del Piccolo di Trieste: "Al Molo della Sanità l'ammiraglio Montecuccoli, passando dalla propria imbarcazione a quella dei ministri, a causa del mare agitato cadde in acqua; ma a nuoto riesci a salvarsi afferrandosi all'imbarcazione propria". La corazzata austriaca come la Viribus Unitìs, varata il 24 giugno del 1911, aveva un tonnellaggio di 20,331 tonnellate; le macchine a turbine sviluppavano una forza di 25.000 cavalli, capaci di imprimerle la velocità oraria di 23 nodi e mezzo. La nave era lunga metri 151 e larga metri 27,2 con la bellezza di un equipaggio di 950 uomini.
L'armamento era costituito da 48 cannoni, dei quali 12 da centimetri 30,5, nonché da alcune mitragliatrici e da quattro tubi lancia siluri. Il peso totale della nave superava le 11,000 tonnellate. La Nette Freie Presse, scriveva che quella di oggi è una grande giornata per diritto di interloquire in Europa nelle questioni di guerra e di pace. « L'Austria — dice il giornale — deve avere la forza di mantenere la sua posizione come Potenza mediterranea, e di tutelare i suoi accessi alle grandi vie commerciali sul mare. La città di Trieste è legata a noi in modo che non potremo separarcene fino a che avremo la forza di opporci al nostro disgregamento. Trieste, per noi, è l'essere o il non essere, la vita o la morte ». Una nave che venne impiegata in pochissime azioni militari e divenne bottino di guerra dell'Italia. A Venezia il 22 marzo 1919 senza bandiera e con un equipaggio italiano partecipò a una grande parata navale al cospetto del re Vittorio Emanuele III di Savoia. Venne fatta a pezzi verso la metà degli anni venti, la campana finì a Graz, l'ancora e uno dei suoi cannoni fanno parte del Monumento al Marinaio d'Italia a Brindisi; un'altra ancora si trova al Museo storico navale di Venezia, insieme a quella della gemella Viribus Unitis, ed un'ultima è esposta a Roma all'ingresso ammiragli dello Stato maggiore della Marina. Da segnalare che questa bellissima nave venne utilizzata per le scene del film "Eroi dei nostri mari", che descrive l'affondamento della Szent István.
mb
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