Cosa è rimasto del primo maggio nazionale a Monfalcone?

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Si parlava di Gorizia, della storia del suo confine, anche se si era a Monfalcone, che non ha avuto alcun muro nel corso della sua storia, ma solo un confine con Duino, quando si dovevano scegliere le sorti del territorio con la questione del TLT osteggiata tanto dall'Unione Sovietica, quanto dagli americani. Altri tempi, altre storie, nella storia. Ma come è risaputo la scelta di Monfalcone per il primo maggio 2024 è stata logistica ed un ripiego rispetto alla scelta principale di Gorizia in vista della capitale europea della cultura 2025. Una piazza della Repubblica gremita di militanti sindacali, tanti provenienti dal vicino Veneto e anche dal resto d'Italia, tante bandiere, ci si aspettava forse una partecipazione più importante della rappresentanza dei lavoratori immigrati della Fincantieri. Scesero in piazza in 6 mila per rivendicare il diritto a pregare. Il diritto sul lavoro e le questioni del lavoro non sono sicuramente meno importanti, anzi, tutto parte da lì. E gli i

Quell'elenco di medici caduti nell'emergenza coronavirus



Sono tanti, troppi, più di cento i medici morti durante l'emergenza coronavirus. L'elenco viene pubblicato nel sito nazionale della federazione nazionale degli Ordini dei Medici Chirurghi e degli Odontoiatri . Nell’elenco – spiega il Presidente – "si è deciso di includere tutti i medici, pensionati o ancora in attività, perché per noi tutti i medici sono uguali e uguale è il cordoglio per la loro perdita. Alcuni dei medici pensionati, inoltre, erano rimasti o erano stati richiamati in attività; alcuni di loro avevano risposto a una chiamata d’aiuto. Perché non si smette mai di essere medici, lo resta sino in fondo e per tutta la vita”.
Uccisi durante il lavoro, in un Paese che ha conosciuto una strage di cittadini morti con, per o di coronavirus. Ma non è solo colpa del virus. E' di un sistema fallimentare, che ha fallito dall'inizio. Abbiamo avuto percentuali di operatori sanitari contagiati, intorno al 15% circa. Enormi. La sanità italiana sarà anche una delle migliori del mondo, ma è quella che ha subito un cazzotto enorme per incapacità gestionali, per errori commessi. Non è solo per i disastri ereditati, ma anche per quelli compiuti durante questa emergenza. Ci siamo sciacquati la coscienza con gli applausi fatti ai medici. Dei medici contagiati, morti, non si parla più. Perchè parlarne, ora, significherebbe dover interrompere quella narrazione del vogliamoci bene che più di qualcuno vuole imporre. Verità e giustizia per questi morti sul lavoro, verità e giustizia per i cittadini morti per gli errori commessi in un Paese messo in ginocchio non dal virus, ma da irresponsabilità. Gli ultimi non saranno i primi, ma i primi saranno gli ultimi. Siamo stati i primi a chiudere una nazione intera, saremo gli ultimi a riaprirla. Pretendere giustizia, non significa fare giustizialismo, vendetta, ma salvaguardare quello stato di diritto che in Italia in questi mesi di emergenza è letteralmente saltato in aria con un Paese allo sbando come mai nel corso della sua recente storia.

mb

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