In un mondo dove l'Europa potrebbe avere un ruolo decisivo per la salvaguardia della democrazia, in un contesto politico dove gli autoritarismi, le dittature, sembrano essere la normalità e le democrazie quasi un fastidio, invece di diventare un punto di riferimento, è a rischio dissolvimento. Non sono gli USA, i putiniani, i cinesi, a distruggere l'Europa. Lo stiamo facendo noi, da soli. Non siamo nè carne, nè pesce, siamo totalmente allo sbando. L'Europa se si chiede cosa sia, la gente non saprà cosa rispondere, i suoi organismi sono sconosciuti ai più, percepita come entità astratta, anzi, l'Euro è spesso maledetto, forse l'unico beneficio che viene riconosciuto è la caduta dei confini, anche se , vedi ad esempio tra Italia e Slovenia, sono ritornati a modo loro. Insomma, ci siamo sciacquati la bocca all'inverosimile su fatto che l'Europa fosse un soggetto che ha garantito la pace per oltre 70 anni, anche se la guerra in Jugoslavia non è stata considerata...
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L'unica donna partigiana nel monumento ossario ai caduti partigiani di Monfalcone, aveva solo 21 anni
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La città di Monfalcone vedrà 214 caduti per la Resistenza, in base
all'elenco dell'Istituto Friulano per la storia del Movimento della
Liberazione, ma sono circa 250 quelli ricordati nel monumento collocato
presso il cimitero di Monfalcone, ( 236 per l'esattezza) tra cui vi rientrano alcuni
partigiani ignoti, e partigiani sepolti segretamente a Monfalcone e
dispersi nel monfalconese. Monumento inaugurato il 27 aprile del 1975 con la contemporanea traslazione delle prime 68 salme di Caduti Partigiani, monumento realizzato con finanziamento comunale e regionale con la collaborazione fondamentale dell'ANPI.
Nel cimitero di via XXIV Maggio di Monfalcone, città che merita la medaglia d'oro al valor militare per la Resistenza, sono sepolti centinaia di partigiani. Osservi quel monumento a forma piramidale, leggi i nomi, uno ad uno, in silenzio. Poi, ti soffermi sul nome dell'unica donna partigiana presente in quel monumento ossario.
Miniussi Alida. Era nata a Monfalcone il 9 marzo del 1923. L'anno dopo la marcia su Roma. Crebbe sotto il fascismo, figlia di Giovanni e Vrech Maria, nata e residente a Monfalcone. Era casalinga. E giovanissima, ventenne, decise, come tante altre sue coetanee, di schierarsi tra le fila partigiane per liberare i nostri luoghi dall'invasore nazifascista. Fece parte della gloriosa intendenza Montes. Quella Montes del comandante Sasso che ora riposta lì, nella sua città, con i suoi compagni monfalconesi. Risultò essere dispersa il 15 febbraio del 1944 in campo di sterminio a Ravensbruck, il principale lager nazista femminile della Germania, lo stesso campo da cui riuscì a fuggire Ondina Peteani. Alida, deportata dalla città di Monfalcone, aveva praticamente solo 21 anni, che non riuscì a festeggiare per un solo mese, perché strappata precocemente alla vita. Non è stata l'unica donna partigiana di Monfalcone a perdere la vita durante la guerra di liberazione.
Si ricorda ad esempio Magrin Giuseppina, nata il 1 aprile 1899 a Monfalcone, residente a
Monfalcone, partigiana con la gloriosa Brigata Proletaria, la prima formazione armata che si costituì per contrastare l'avanzata nazista. Era composta da circa 800 partigiani. Risultò essere dispersa in azione di
guerra il 28 settembre del 1943 nella zona di Predmeia. E perse la vita,come racconta Patat, nel suo libro la "battaglia partigiana di Gorizia", insieme al proprio marito, Giuseppe Gallopin, di 48 anni. Erano poco più che quarantenni, età che non era certo nella media dei partigiani, chissà cosa si dissero Giuseppe e Giuseppina quando si conobbero, visto che avevano anche il nome simile. Una tragedia nella tragedia, uniti nella vita, negli ideali, e nella morte. E riposano insieme nello stesso ossario monumentale.
Si ricorda Trevisan Tarsilla, nata il 9 ottobre del 1892, partigiana con
l'intendenza Montes, dispersa ad Auschwitz nel gennaio del 1945, località dove risultò perdere la vita anche Rudoi Caterina, sempre di Monfalcone, anche se nata in Russia, civile, deceduta in campo di sterminio ad Auschwitz,
deportata da Monfalcone il 17 luglio del 1944, era nata il 30 maggio del
1876.
Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione? La matematica non è una opinione qualcuno disse... 1) per un calcolo della superficie e della capienza, il limite preso di misura è un numero di 4 persone/mq, 2) Piazza del Popolo ha una metratura di di 17.100 mq con una capienza massima e teorica di 68.400 ; 3) Piazza san Giovanni ha una superficie di 39.100 mq, con una capienza totale, quindi, di 156.000 persone. Direi che è arrivato il momento di non dare più i numeri... Marco B. MANIFESTARE A ROMA, QUANDO I PARTITI DANNO I 'NUMERI' - La fisica, con il principio della impenetrabilità dei solidi, insegna che due oggetti non possono occupare lo stesso spazio. Eppure c'é chi ritiene che questo classico teorema non si applichi alle persone, soprattutto se convocate in un determinato luogo ad esprimere pubblicamente la loro opinione politica. Fuor di metafora: quando si tratta di conteggiare i partecipanti alle manifestazioni, i partiti "danno i numeri"...
Il 13 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata da una conferenza del 1997 a Tokyo e introdotta in Italia dal 2000. Per questa propongo una storia per le classi di scuola primaria. La storia che segue, ambientata a Trieste, ha per protagonisti tre supereroi ed una nonna, Rosellina. Il disegno è stato fatto in una classe di una scuola dove la storia è stata letta. mb I tre supereroi e la nonnina Rosellina C’era una volta, anzi no. C’erano una volta tre supereroi. Avete presente quelli con i super poteri che si vedono nei film? Nei cartoni animati? Nei fumetti? Sì, proprio loro. E si trovavano in una bellissima città italiana, Trieste. Non erano mai stati prima a Trieste. Rimasero stupiti nel vedere quanto era lungo il molo sul mare, e quanto era enorme la piazza con due alberi di due navi dove sventolavano le bandiere, ogni tanto. Dopo essersi fatti un selfie sul molo Audace che è costruito sui resti di una vecch...
Trieste, Triest, o Trst, Udine, Udin, Weiden o Viden. Due città distanti poco meno di 100 km. Con una cultura profonda, una storia complessa, che ancora oggi divide. Due città capoluogo di due regioni differenti, con identità differenti, il Friuli, Udine, la Venezia Giulia, Trieste per fondersi e confondersi con una mescolanza spesso mal digerita nell'unità del Friuli Venezia Giulia senza più alcun trattino divisore passando dal cuscinetto della Bisiacaria. Nonostante nel complesso si sia in una regione poco più piccola della sola provincia di Bari per popolazione. La sua area è pari a 7.924 km² cioè di poco superiore alla provincia di Sassari o Torino o Cosenza o Bolzano ad esempio. Ma con o senza trattino la divisione e la rivalità tra queste due città esiste, persiste e resiste. Dai dileggi, ai giochi, dallo sport, dal basket al calcio, a tutto ciò che può portare alla rivalità. Due bellezze contrapposte se non opposte, dalla bora di Trieste all'eleganza di Udine, ...
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