Il 15 settembre del 1943, cioè pochi giorni dopo la costituzione della storica Brigata Proletaria, quando mille partigiani si ritrovarono a Selz per cercare di arrestare, con la battaglia di Gorizia, l'avanzata nazista, a Ronchi si realizzò una strage per mano nazista, che comportò la morte di 8 soldati. Come avevamo già ricordato recentemente sulle pagine del Piccolo, di questa tragedia ne fu realizzata una specifica scheda storica per iniziativa di Luzzi, nell'importante atlante delle stragi nazifasciste e quella del 15 settembre '43 è stata l'unica avvenuta a Ronchi. Per anni venne realizzata una cerimonia, il parroco, don Falzari, fece innalzare nell’immediato dopo guerra una lapide con una croce ed una scritta sul marmo nero: Tendenti alla Patria, freddati dal piombo ai piedi del Carso, qui sostano i loro corpi per riprendere la via alla Patria eterna nella resurrezione finale. Req. aet. dona eis Domine et lux perpetua luceat con i solo nomi dei tre allora...
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Fiume divisa tra il Galeb di Tito,e la rampa di lancio dell’ex Silurificio Whitehead
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Due pezzi di storia diversi, che fanno parte però della storia di Rijeka, e che dividono in parte Fiume. Da un lato il Galeb, dichiarato patrimonio culturale della Repubblica di Croazia, dall'altro la rampa di lancio dell’ex Silurificio Whitehead, che sta cadendo a pezzi e che vedi da anni la comunità italiana battersi per la sua salvaguardia. Due pezzi di storia diversi e simbolicamente in antitesi tra di loro. La "bananiera" di Tito, come viene chiamata nel volgo, fu una nave da una storia importante. Conosciuta come la nave della pace di Tito, veniva usata dal Presidente Jugoslavo per le missioni di amicizia e pace. Tra gli ospiti più celebri a bordo si ricordano Khruščёv, Kennedy, il leader cubano Fidel Castro. Una nave che nasceva come bananiera della Marina mercantile italiana, poi venne convertita in incrociatore entrando nella Regia Marina, colpita da un sommergibile inglese giunse a Trieste, poi venne presa dai nazisti per essere affondata a Fiume durante la guerra. Recuperata dagli jugoslavi alla fine della guerra divenne il Galeb, la nave della Pace di Tito. Un simbolo importante della storia della Jugoslavia che a Fiume comprensibilmente vogliono riportare alla sua originaria bellezza in vista della città capitale europea per il 2020.
Le stesse intenzioni sembrano non esserci per ciò che rimane della rampa di lancio dell'ex Silurificio di Fiume. L'ultimo cedimento della rampa è stato quello del tetto. Fiume città del siluro, si racconta. Strumento ideato dal fiumano Ivan Luppis ufficiale della marina austriaca e inventore. Di cultura italiana visse a Fiume quando questa era parte del Regno d'Ungheria. Il realizzatore fu Robert
Whitehead, da cui prese il nome il noto silurificio di Fiume. Si era nel 1866. Il torpedo sarà in parte associato alla storia di Fiume per lunghi anni. Un siluro che venne fornito praticamente ai principali eserciti del mondo, che si combattevano tra di loro magari anche con lo stesso siluro prodotto a Fiume, infatti, si racconta che venne fornito ad esempio per le marine di Spagna, Argentina, Paesi Bassi, Jugoslavia, Turchia, Finlandia e Unione Sovietica. Una fabbrica che ha attraversato tutte le peripezie storiche che hanno coinvolto Fiume, conoscendo diverse entità governative ed occupanti La produzione durò fino alla fine della Seconda guerra mondiale quando la fabbrica
ritornò nelle mani dei croati. Gli stabilimenti furono parzialmente
adattati al lavoro e iniziò così la produzione di prodotti di largo
consumo, motori diesel e, immancabilmente, di siluri. Fino al 1966 durò
questa doppia produzione, civile e militare, finché non si rinunciò alla
produzione dei siluri, passando ormai a far parte della storia.
Il 13 novembre in tutto il mondo si celebra la Giornata Mondiale della Gentilezza, nata da una conferenza del 1997 a Tokyo e introdotta in Italia dal 2000. Per questa propongo una storia per le classi di scuola primaria. La storia che segue, ambientata a Trieste, ha per protagonisti tre supereroi ed una nonna, Rosellina. Il disegno è stato fatto in una classe di una scuola dove la storia è stata letta. mb I tre supereroi e la nonnina Rosellina C’era una volta, anzi no. C’erano una volta tre supereroi. Avete presente quelli con i super poteri che si vedono nei film? Nei cartoni animati? Nei fumetti? Sì, proprio loro. E si trovavano in una bellissima città italiana, Trieste. Non erano mai stati prima a Trieste. Rimasero stupiti nel vedere quanto era lungo il molo sul mare, e quanto era enorme la piazza con due alberi di due navi dove sventolavano le bandiere, ogni tanto. Dopo essersi fatti un selfie sul molo Audace che è costruito sui resti di una vecch...
Come calcolare capienza di una piazza durante manifestazione? La matematica non è una opinione qualcuno disse... 1) per un calcolo della superficie e della capienza, il limite preso di misura è un numero di 4 persone/mq, 2) Piazza del Popolo ha una metratura di di 17.100 mq con una capienza massima e teorica di 68.400 ; 3) Piazza san Giovanni ha una superficie di 39.100 mq, con una capienza totale, quindi, di 156.000 persone. Direi che è arrivato il momento di non dare più i numeri... Marco B. MANIFESTARE A ROMA, QUANDO I PARTITI DANNO I 'NUMERI' - La fisica, con il principio della impenetrabilità dei solidi, insegna che due oggetti non possono occupare lo stesso spazio. Eppure c'é chi ritiene che questo classico teorema non si applichi alle persone, soprattutto se convocate in un determinato luogo ad esprimere pubblicamente la loro opinione politica. Fuor di metafora: quando si tratta di conteggiare i partecipanti alle manifestazioni, i partiti "danno i numeri"...
Prima del famigerato esodo, Cherso, come Lussino e come tanti altri posti del Quarnero, dell'Istria croata oltre che slovena, della Dalmazia, la presenza degli italiani autoctoni era importante, in alcuni casi si arrivava ad avere la maggioranza assoluta, poi, quello che è stato, è stato, i diritti però del bilinguismo, finalizzati a tutelare tanto l'italiano, quanto le radici e l'identità storica e culturale di questi luoghi, in un certo senso anche se con fatica sono sopravvissuti e difesi con battaglie quasi quotidiane da decenni da parte degli abitanti della minoranza del luogo. Però a volte capita di dover fare i conti con la legge dell'assurdo. Come a Cherso. Dove se da un lato emerge la sede della comunità italiana, con tanto di tricolore, dall'altro, il bilinguismo è praticamente inesistente. Anzi, ridicolizzato. Ci sono cartelli in inglese, sloveno e tedesco e non in italiano, altri, pochissimi, una manciata, in italiano, solo messi forse come accontentin...
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