Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Verrà rimpatriato in Pakistan. Ma in bara. Il caso di Sajid


Era dublinante, Sajid Hussain. Dublinante è definito in modo improprio il richiedente asilo che dopo avere presentato domanda di protezione nel primo Stato in cui sono stati identificati fanno un’altra richiesta di asilo in un secondo Stato e quindi vengono rinviati forzatamente nel territorio del primo.
Sajid era un ragazzo di 30anni, richiedente asilo, ospitato presso il CARA di Gradisca, che si è suicidato gettandosi nelle acque del Fiume Isonzo che per l'ennesima volta continua a risucchiare vite. Viveva dei problemi personali, era rimasto incastrato nel sistema della burocrazia. Voleva andare via dall'Italia, essere rimpatriato. Ricongiungersi con la sua famiglia in Pakistan. Riuscirà a farlo. Ma da morto. In bara. E anche qui le peripezie sono complesse, partirà una raccolta fondi per cercare di raggiungere le risorse necessarie per rendere possibile il trasferimento nella sua terra d'origine. Una storia tristissima quella di Sajid. Tanti forse, tanti interrogativi e sospetti che c'erano già dal momento in cui si era appresa la notizia del suicidio. Sul Piccolo di Gradisca viene raccontata la storia di Sajid, dove gli interrogativi che emergono sono parecchi, dove delle riflessioni sono necessarie verso un sistema che a volte può effettivamente imprigionarti. Questa era la situazione che viveva Sajid. Si sentiva bloccato, incastrato, qui, in questo territorio italiano.
Una sconfitta per tutti noi, per un sistema che tratta persone e non cose, non oggetti, ma esseri umani che spesso facciamo finta di non vedere, oppure odiamo, contro cui per lungo tempo parte della società grazie anche a della politica faziosa e irresponsabile ha scaricato  semplicemente il peggio di sè. Questa è una storia che va raccontata, questo è un caso che va analizzato, è una storia che deve uscire dai recinti della cronaca locale, questa è una storia che deve essere conosciuta, perchè non si ripeta mai più, per quanto umanamente possibile.

mb

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