La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Trieste punta alla Cina valorizzando il suo passato Asburgico



Il passato è passato, indietro non si torna. Forse. Trieste, città che, per alcuni da cent'anni, per altri da sempre, per altri ancor meno, per altri abusivamente, appartiene all'Italia , sarà una delle poche città d'Europa in questo terzo millennio a dedicare una statua, un manufatto, ad una monarca. Maria Teresa d'Austria. D'altronde la bellezza particolare di Trieste è data dal fatto che ha poco di tipicamente italiano nella sua fisionomia cittadina, la sua fortuna è perdurata fino a quando è stata bocca di Vienna verso l'Adriatico. Poi, crisi. Una lunga crisi coincisa con l'avvento del Regno d'Italia, che ha addormentato questa città, con un secolo breve, che è stato una catastrofe per questa parte del Confine Orientale, per iniziare a riprendersi, lentamente, mentre il mondo corre a passo spedito, solo negli ultimi recentissimi tempi. E la salvezza di Trieste arriva dalla Via della Seta. Probabilmente l'ultima grande occasione di rinascita di questa zona periferica d'Italia. E si riscopre, in tutto ciò, il suo passato asburgico. Verso cui Trieste fu fedele, con tanto di dedizione, soprattutto perchè era il modo in cui poter difendere la propria autonomia. Si festeggiano in questo 2019 i 300 anni, da quando il 18 marzo 1719, l’imperatore Carlo VI, istituì il Porto Franco di Trieste. Una “patente”  che consentì a Trieste di diventare ponte verso Oriente per l'Occidente.  Quel ponte che oggi potrebbe avere luogo grazie alla Via della Seta, passando magari anche dall'apertura di un consolato generale cinese in FVG, perchè sarà tutta la regione a trarne beneficio, non solo Trieste. Pur nella consapevolezza che Trieste non sarà l'unico porto interessato da questa Via, ve ne saranno altri quattro, come Fiume e Capodistria, ad esempio, oltre che Venezia e Ravenna. Quel passato che è stato per decenni, a causa del nazionalismo italiano, mistificato, demolito, odiato, oggi, invece, viene valorizzato. Intanto, i rapporti con l'Austria continuano ad essere importanti. Si è reso noto che l'interscambio Italia-Austria è cresciuto nel corso del 2018 del 5,6%, sfiorando quasi i 20 miliardi di euro, e l'interscambio tra Fvg e Austria,  ha fatto registrate una bilancia commerciale di circa 1,3 miliardi di euro. Sarà il passato, il futuro di Trieste?
mb

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