C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Regione FVG: giusto un minuto di silenzio per i diritti umani. Ma sarebbe stato giusto ricordare Giulio

Nella seduta del Consiglio regionale del FVG si è ricordato, giustamente, il 10 dicembre del 1948, quando,  l'Assemblea generale delle Nazioni unite proclamò la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo.
E' stata ricordata l'approvazione della Risoluzione 423 " con la quale si invitano tutti gli Stati membri e tutte le Organizzazioni coinvolte a celebrare, il 10 dicembre di ogni anno, la "Giornata mondiale dei diritti umani".
E' stato ricordato che "numerosi Paesi devono ancora costruire solide istituzioni politiche e rappresentative, e adottare sistemi giuridici ed economici capaci di garantire alle persone di vivere con dignità."
Evidenziandosi altresì che "dobbiamo essere fieri dell'apporto dell'Italia all'impegno incessante delle Nazioni unite per i diritti umani, nei quali rientrano anche il contrasto alla povertà, la difesa dei più deboli e la tutela dell'ambiente, sempre più minacciato dai cambiamenti climatici, determinanti nel generare instabilità, conflitti, fuga da carestie e disperazione." 
Si è rimarcata l'importanza dei valori di solidarietà, giustizia e libertà. E poi con un minuto di silenzio si è voluto ricordare il fatto che i diritti umani nel mondo sono disattesi con un minuto di silenzio. 
Tutto giusto. 
Ma perchè non si è spesa neanche mezza parola per il nostro concittadino Giulio Regeni? Almeno dal resoconto del discorso ciò non emerge.
Sarebbe stato doveroso oltre che opportuno. Visto che si parlava di diritti umani e che Giulio ha subito i peggiori trattamenti disumani che si potessero subire. E per ciò da tre anni la sua famiglia e la comunità che si è costituita, sempre più grande, giorno dopo giorno, si batte per pretendere quella verità e giustizia che l'Egitto nega. 
Occasione mancata, in un momento delicato, uno dei più delicati, perchè ora che le indagini hanno preso una piega formale, che sono stati fatti dei nomi, ogni gesto di solidarietà nelle sedi istituzionali è importante se non doveroso, doveroso per i diritti umani  e per quanto successo a Giulio, nostro concittadino, perchè ciò non accada mai più.

fonte sito regione FVG  

questo il discorso:

Cr: un minuto di silenzio per i diritti umani ancora disattesi (1) 14/12/2018, 11:06 (ACON) Trieste, 14 dic - RCM - Su invito del presidente Piero Mauro Zanin, il Consiglio regionale ha aperto la quarta e ultima seduta per l'approvazione degli strumenti di bilancio dedicando un minuto di silenzio a tutti quei diritti che "purtroppo, sebbene sia stata proclamata la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, ancora oggi non sono rispettati.

"Il 6 gennaio 1941 - ha ricordato Zanin in Aula - il presidente degli Stati uniti Roosevelt si rivolse alla nazione sottolineando quali dovevano essere, in un mondo devastato dalla guerra, le finalità che gli Usa avrebbero dovuto perseguire. Era il celebre discorso delle Four Freedoms: libertà di parola e di espressione, libertà di culto, libertà dal bisogno e libertà dalla paura.

"Il 10 dicembre 1948, pochi anni dopo la fine del Secondo conflitto mondiale e la tragedia dell'Olocausto, l'Assemblea generale delle Nazioni unite proclamò la Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, costruita partendo proprio dalle Quattro Libertà di Roosevelt e tradotta - come mai prima altro documento - in 500 lingue".

Il presidente Zanin ha quindi fatto presente che, due anni dopo, l'Assemblea dell'Onu approvò la Risoluzione 423 con la quale si invitano tutti gli Stati membri e tutte le Organizzazioni coinvolte a celebrare, il 10 dicembre di ogni anno, la "Giornata mondiale dei diritti umani". E ha sottolineato i principi fondamentali sanciti nei primi due articoli della Dichiarazione universale: tutti gli esseri umani nascono liberi e uguali in dignità e diritti; a ogni individuo spettano tutti i diritti e le libertà enunciate nella Dichiarazione, senza distinzione alcuna di razza, colore, sesso, lingua, religione, opinione politica, origine, ricchezza, nascita o altra condizione.

"Se è vero che nel corso di quasi 70 anni la Comunità internazionale ha raggiunto risultati importanti nella tutela dei diritti fondamentali dell'uomo - ha aggiunto Zanin -, va riconosciuto che numerosi Paesi devono ancora costruire solide istituzioni politiche e rappresentative, e adottare sistemi giuridici ed economici capaci di garantire alle persone di vivere con dignità.

"Ancora oggi dobbiamo affrontare questioni allarmanti come il terrorismo, le contrapposizioni etniche e religiose, le restrizioni al diritto di espressione e di associazione, le limitazioni ai diritti dei lavoratori e la minaccia alla privacy in un mondo sempre più digitalizzato. Possiamo però essere orgogliosi del fatto che l'Italia, ammessa all'Onu nel 1955, sia stato uno dei Paesi che ha rispettato e tutelato con maggior impegno i principi e i valori contenuti nella Dichiarazione, che sono anche parte fondante della nostra Carta costituzionale e, lo dico con orgoglio - ha sottolineato il presidente - dello Statuto di autonomia della nostra Regione, il Friuli Venezia Giulia. "Così come dobbiamo essere fieri dell'apporto dell'Italia all'impegno incessante delle Nazioni unite per i diritti umani, nei quali rientrano anche il contrasto alla povertà, la difesa dei più deboli e la tutela dell'ambiente, sempre più minacciato dai cambiamenti climatici, determinanti nel generare instabilità, conflitti, fuga da carestie e disperazione. Sono valori universali - ha rimarcato Zanin - che devono trasmettere a livello globale sostegno e protezione. Le democrazie avanzate e le Nazioni unite hanno un ruolo fondamentale nel costruire una base comune di solidarietà, cooperazione e sviluppo, rispetto dei diritti umani: in questo senso, anche l'economia mondiale dovrebbe essere auspicabilmente finalizzata al raggiungimento del bene comune per la maggioranza delle persone e non alla ricerca del massimo profitto.

"Colleghe e colleghi - ha chiosato il presidente -, solidarietà, giustizia e libertà prevengono la violenza e mantengono la pace. Gli elementi centrali della cooperazione e dello sviluppo sono il rispetto dei diritti umani e Stati di diritto imparziali, tesi a risolvere i conflitti e le controversie internazionali. Non dovrebbe essere necessario ricordare che la ricerca della pace e del dialogo tra i popoli non è un dovere esclusivo degli Stati e della Comunità internazionale, ma un impegno quotidiano che tocca a ciascuno di noi e che abbiamo l'obbligo di custodire".

Al termine del discorso, tutta l'Aula si è alzata in piedi per un rispettoso minuto di silenzio.

(foto su www.consiglio.regione.fvg.it)
 

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