Chiamare ancora oggi Ronchi "dei Legionari" sarebbe come chiamare Latina, Littoria

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Come è risaputo dal 1925, la città di Ronchi di Monfalcone, ha visto mutare il proprio nome in Ronchi dei Legionari, per la precisione il 2 novembre del 1925 con il Regio Decreto firmato da Rocco pubblicato nella G.U n° 283 del 5 dicembre 1925. Quest'anno pertanto ricorrono ben cent'anni da questa ricorrenza dovuta all'omaggio voluto dal fascismo per celebrare la presa di Fiume da parte di D'Annunzio che partì casualmente da Ronchi dopo aver dormito per qualche ora in una dimora nella vecchia via di Trieste. E come è ben risaputo nessun cittadino di Ronchi partecipò a quell’atto eversivo che ha subito la città di Fiume per 500 giorni con tutte le conseguenze che ne derivarono per i fiumani che nel 1924 scivolarono anche grazie a quel fatto storico e politico sotto il fascismo. Continuare a chiamare Ronchi "dei Legionari" come se appartenesse a chi mai ha appartenuto nel corso della sua storia, minandosi pertanto ogni identità storica del territorio, sarebbe co...

Piove sempre sul bagnato. Serve un piano emergenziale nazionale per il Sud. Altrimenti non ci sarà futuro

Il Sud è in fase di svuotamento. Lo dicono i dati ISTAT, lo dice la realtà. Siamo sparsi per il mondo, siamo più meridionali sparsi per il globo che quelli che vivono nel Sud. L'Unità d'Italia c'è stata a prezzi elevatissimi, Garibaldi dalle parti del Sud non è mai stato amato, viste anche le repressioni aspre che hanno interessato i contadini. E poi una storia complessa, stupenda, ma anche drammatica, teatralità umana, tradizioni, religiosità profonda e genialità diffusa. Emigrazione costante, inarrestabile. Il Sud si svuota. L'assistenzialismo è stato un malanno, le mafie hanno radici profonde, dalla Sicilia alla Campania, passando dalla Calabria che al momento governa il primato tra le mafie italiane con la 'ndrangheta. Bellezza strepitosa nel Sud, ma violentata dal profondo degrado culturale e sociale. C'è chi resiste, chi ogni giorno lotta, ma non si può nascondere la realtà, la realtà è dolorosa. La rivoluzione in Italia sta partendo dal Sud. Non ci sarà destra o sinistra che terrà. Le precedenti politiche lo hanno ben evidenziato. Siamo arrivati alla frutta. Il momento in cui non c'è più niente da perdere è alle porte. In un Sud dove le emergenze si perdono. Trema la terra, perchè la natura fa il suo corso, tra faglie e vulcani attivi sottomarini e non,dall'Etna, al Vesuvio allo Stromboli, peggio di così non poteva essere. Piove e si determinano disastri in zone dove il dissesto idrogeologico è una calamità umana perchè la responsabilità è dell'uomo. E ogni volta si ripetono sempre le stesse scene con vittime innocenti e tragedie famigliari enormi, che rimarranno dopo che i fari mediatici si spegneranno nell'intimità di quel dolore privato non misurabile.

Serve un piano emergenziale per il Sud, altrimenti non ci sarà futuro. Non c'è visione, non c'è progettualità, non c'è niente. Si vive alla giornata, si campa al momento. Ci sono tante risorse e modelli a cui guardare nello stesso Sud, di persone che invece di lagnarsi si danno da fare, lottano contro la miseria umana o disumana che vuole il male del Sud. Senza visione non c'è futuro, ed allora siate onesti, ditelo ai siciliani, ai calabresi, ai campani, i pochi rimasti, che fanno bene a fare le valigie, ad emigrare, perchè nel Sud non c'è futuro. Ma guardate, che se fallirà il Sud, fallirà l'Italia intera.

Marco Barone

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