La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Il prossimo compito di chi governerà Monfalcone sarà quello di renderla una realtà cosmopolita



Se Foscolo non era aperto nei confronti del cosmopolitismo, poiché reputava che gli uomini in una società cosmopolita saranno sempre tepidi cittadini, guardando alla situazione italiana, rispetto alla realtà dell'Europa certamente più dinamiche, è sicuramente vero sostenere che l'oca selvatica è più cosmopolita di noi. Qualcuno sostenne ciò perché questa fa fa colazione in Canada, pranza nell'Ohio, e si liscia le penne per la notte in un bayou del Sud. Già. La situazione di Monfalcone è nota. Si avvicina ai 30 mila abitanti, e poco più di 5000 sono i cittadini  originari di più di 80 Stati diversi. La prevalenza è bengalese, ma vi sono tanti croati, bosniaci, macedoni, somali, cinesi,ecc. Insomma, una piccola fetta di mondo si è concentrata a Monfalcone.
Ed è semplicemente inaccettabile che oggi, nel terzo millennio, possano avere il sopravvento discorsi o propose ignobili, arcaiche, di un passato che non ritornerà più e mai più dovrà ritornare. In un mondo dove siamo oltre 7 miliardi di persone, in un Paese di poco più di 60 milioni di abitanti, in una Regione di neanche due milioni di abitanti, pretendere di preservare l'autoctono, respingendo i "diversi", con il reazionario discorso prima gli italiani come poi ricondotto ai particolarismi locali, è una follia, una pazzia non rispondente ad alcuna logica umanamente dignitosa. 
Il cosmopolitismo è una risorsa fantastica, è una potenzialità enorme. Ma in Italia l'integrazione come è concepita? Che chi viene qui, nel non più Bel Paese, deve adeguarsi alle nostre regole, ai nostri costumi, modi di fare, di essere, ergo omologazione, ossia soppressione della cultura, dei costumi, del modo di vivere altrui. La condivisione reciproca dovrebbe essere la giusta via da perseguire, con uno Stato che sappia rispettare i diritti di tutti. 
Chi governerà Monfalcone per i prossimi cinque anni avrà un compito delicato ed importante. Trasformare Monfalcone in una realtà cosmopolita, Monfalcone in una realtà aperta. Per fare ciò si deve partire dal sociale, dal lavoro, dai diritti sul lavoro, dalla cultura, dalla condivisione, dalla comunità. Questa è l'unica via possibile perché Monfalcone possa recuperare quell'ossigeno di cui necessita, per evitare semplicemente di finire il suo tempo, prima del tempo.



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