Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Dopo l'inferno della Salerno/Reggio, il paradiso della Costa degli Dei

E giunto alle porte del profondo Sud, lì ove al casello incontrerai qualcuno venderti un cd del suo miglior repertorio estivo, lì ove l'Italia non chiede più la conta del “fiorino” per il pedaggio, perché stai per entrare nell'inferno della Salerno/Reggio. Eppure vi è chi ha detto che l'autostrada è finita, è pronta. Certo. Prontissima. Si perde la conta degli accessi ai cantieri, limiti di velocità folli per la loro lentezza su tratti lunghi e scorrevoli, ovviamente per motivi di sicurezza. E gallerie buie, e toppe per strada che cercano di porre rimedio a quel lungo vestito che vuole coprire la bella Calabria, principessa del Sud. Tra paesaggi lunari, pendenze allucinanti, senza aver preso sostanze stupefacenti, tra continue segnalazioni di giunti, e distanze da mantenere di 80 o 100 metri, nel mentre ognuno guida come meglio crede, alla velocità che meglio crede, magari senza aver necessariamente fede, seppur non passerà inosservata qualche madonna, alla fine, questo inferno vale l'ingresso nel paradiso della Costa degli Dei, tra Vibo e Tropea, secoli senza età di cultura, storia e meraviglie, che sopravvivono al degrado di una società malefica, cattiva che sputa nel piatto ove mangia, la principessa del Sud, nonostante tutto, ti accoglie. E ti accoglie con il suo splendido mare, sabbia lucente, sognando le piccole e non lontane isole ove tramonta il sole con alle spalle la  dama luna che domina i monti,mai assenti, calabresi.

Marco Barone

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