La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Una delle tante ragioni del No alla fusione di Ronchi con Monfalcone, a rischio i diritti della minoranza slovena

Dopo i post pubblicati sul blog http://xcolpevolex.blogspot.it/  Come smontare i 10 punti di Cittàcomune,Ronchi. Monfalcone, Staranzano e Ronchi dal millenario storico, al rischio estinzione del Comune che hanno avuto migliaia di letture, ed alcune mie lettere pubblicate sul Piccolo di Gorizia, devo ritornare sulla questione  del referendum fusione di Ronchi e Staranzano con Monfalcone. Il Consiglio comunale di Ronchi con istanza del 27 settembre 2002 ha deciso, giustamente,di inserire il territorio nell'ambito di applicazione della legge 38/2001 per l'adozione di misure a tutela delle minoranze slovene tradizionalmente presenti sul territorio; dai primi anni '80 a Vermegliano e' stata istituita una scuola materna ed elementare di lingua slovena.Con decreto del Presidente della Regione FVG del 2008 n 0362 il Comune di Ronchi è stato inserito nell'elenco di cui all'articolo 10 della citata legge che così recita: “Con decreto del presidente della giunta regionale, sulla base della proposta del Comitato e sentiti gli enti interessati, sono individuati, sulla base della tabella di cui all'articolo 4, i comuni, le frazioni di comune, le localita' e gli enti in cui l'uso della lingua slovena e' previsto in aggiunta a quella italiana nelle insegne degli uffici pubblici, nella carta ufficiale e, in genere, in tutte le insegne pubbliche, nonche' nei gonfaloni. 
Le stesse disposizioni si applicano anche per le indicazioni toponomastiche e per la segnaletica stradale.” Una legge che prevede diversi importanti atti e principi. Per esempio la Repubblica riconosce e tutela i diritti dei cittadini italiani appartenenti alla minoranza linguistica slovena presente nelle province di Trieste, Gorizia e Udine, a norma degli articoli 2, 3 e 6 della Costituzione e dell'articolo 3 della legge costituzionale 31 gennaio 1963, n. 1, recante approvazione dello Statuto speciale della regione Friuli Venezia Giulia, in conformita' ai principi generali dell'ordinamento ed ai principi proclamati nella Dichiarazione universale dei diritti dell'uomo, nelle convenzioni internazionali e nei trattati sottoscritti dal Governo italiano. Gli appartenenti alla minoranza slovena hanno il diritto di dare ai propri figli nomi sloveni. Essi hanno inoltre il diritto di avere il proprio nome e cognome scritti o stampati in forma corretta secondo l'ortografia slovena in tutti gli atti pubblici. Il diritto alla denominazione, agli emblemi ed alle insegne in lingua slovena spetta sia alle imprese slovene sia alle altre persone giuridiche, nonche' ad istituti, enti, associazioni e fondazioni sloveni oppure alla minoranza slovena presente nel territorio di cui all'articolo 1 e' riconosciuto il diritto all'uso della lingua slovena nei rapporti con le autorita' amministrative e giudiziarie locali, nonché' con i concessionari di servizi di pubblico interesse aventi sede nel territorio e così via discorrendo. Nello Statuto del Comune di Ronchi si legge che il Comune promuove lo sviluppo del patrimonio culturale, anche nelle sue espressioni di lingua, di costume e di tradizioni locali, con particolare riferimento alla valorizzazione della parlata “bisiaca” nonché dell’isola alloglotta slovena e che garantisce la piena parità di diritti e trattamento fra i cittadini di lingua italiana e quelli di lingua slovena residenti nel territorio e sostiene le iniziative di salvaguardia e valorizzazione della lingua e del patrimonio culturale della Comunità di lingua slovena. L'articolo 26 della legge 38/2001 sancisce che nei territori oggetto di tutela «l'assetto amministrativo, l'uso del territorio, i piani di programmazione economica, sociale ed urbanistica e la loro attuazione anche in caso di espropri devono tendere alla salvaguardia delle caratteristiche storico-culturali».  
Ma una fantomatica fusione potrebbe essere anche in contrasto con quanto disposto dalla Convenzione europea quadro sulla tutela delle minoranze nazionali, sottoscritta a Strasburgo il 1° febbraio 1995, la quale, all'articolo 16, impegna le parti ad «evitare di prendere misure che alterano le proporzioni della popolazione nelle zone abitate da individui appartenenti a minoranze nazionali…». Ora, premesso che non mi pare di aver sentito neanche una parola a favore della comunità slovena presente nel nostro territorio, da parte di chi promuove il referendum per la fusione, neanche una virgola ho letto, a tal proposito, nel noto volantino che è circolato in migliaia di copie nelle nostre case, è più che evidente che una pseudo-unione, perché di unione falsa trattasi, in quanto Ronchi diventerà solo periferia perdendo ogni beneficio derivante dalla sua secolare autonomia, la comunità slovena rischierà di vedere compromessi i suoi diritti. Anzi, colgo l'occasione per rilanciare una vecchia proposta, che al Comune di Ronchi si provveda quanto prima ad istituire una Consulta comunale per la minoranza Slovena. Infine, reputo positiva l'iniziativa intrapresa in questo 8 luglio a Ronchi, quale la formazione di un primo comitato del no alla fusione, che vede la partecipazione anche dell'attuale Sindaco di Ronchi, iniziativa che se abbinata a quella dello scorso 3 luglio organizzata da Rifondazione Comunista e la Lista l’altra Europa con Tsipras in collaborazione con il gruppo facebook ‪#‎RonchiPodemo sicuramente riuscirà a determinare un grande e condiviso fronte del no. Insomma, nel suo piccolo, anche Ronchi ha il suo  OXI, per la democrazia e la libera esistenza del Comune, bene primario costituzionale dal salvaguardare, e superato l'ostacolo referendum pro-fusione, il prossimo passo sarà, in vista anche della tornata elettorale amministrativa 2016, fermare le antidemocratiche UTI( Unioni territoriali intercomunali) connotate da una logica di ricatto in pieno stile da Troika, se non aderisci ti taglio il 30% delle risorse. Ma la democrazia, quella vera, è diritto di poter liberamente scegliere senza ricatto alcuno, principio che i sostenitori del sistema delle UTI, cultori probabilmente del decisionismo renziano, sembrano proprio non voler recepire. Probabilmente ci penserà la Corte Costituzionale a rimettere i puntini sulle i.

Marco Barone

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