Il
16 aprile, nel Parlamento europeo, di quella Europa che vorrebbe
divenire Stati uniti d'Europa, come voluta per esempio
dall'irredentista ma anche socialista, Ettore Ciccotti, si è
discusso sulla prima guerra mondiale evidenziando tra le diverse cose
che “pace e stabilità non devono mai essere considerate come
acquisite” e nello stesso tempo hanno chiesto maggiore
integrazione e rimarcato “l'importanza di combattere il
nazionalismo per assicurare pace e sicurezza in Europa”.
Pace
e sicurezza contro il nazionalismo. Il
29 giugno del 1914, il Ministro degli affari esteri italiano così si
pronunciava alla Camera, in merito all'uccisione di
Francesco
Ferdinando Carlo Luigi Giuseppe d'Austria-Este: “
Compio il triste
ufficio di comunicare alla Camera che ieri, a Sarajevo, cessava di
vivere S. A. Imperiale Beale l'Arciduca ereditario Francesco
Ferdinando. Egli, e Sua Altezza la Duchessa di Hohenberg, sua
consorte, cadevano vittime di un esecrando attentato, contro di cui
si solleva unanime l'indignazione di tutto il mondo civile, ora e
sempre strettamente solidale nei sentimenti più. gentili e pia alti,
che elevano e nobilitano l'animo umano. Tutti vediamo nell'alto suo
senno uno dei più saldi presidi della pace e della calma operosa e
fidente, che, nell'unità complessa, intellettuale, morale ed
economica, del mondo moderno, è condizione essenziale di ogni
progresso per tutti i popoli civili, e mezzo benefico e fecondo di
concordia sociale”.
Approvazioni
e condivisioni.
Passano
i mesi, mutano gli eventi, in modo inevitabilmente nefasto, ed il 20
maggio del 1915 si svolgerà una seduta chiave alla Camera , la quale conferendo
al Re poteri straordinari in caso di guerra, de facto, sanciva
l'effettiva entrata in guerra dell'Italia contro i propri alleati.
Il
Presidente del Consiglio,nonché ministro dell'Interno, Salandra,
presentò il disegno di legge che così era formulato:
«
Il Governo del Re ha facoltà, in caso di guerra e durante la
guerra medesima, di emanare disposizioni aventi valore di legge per
quanto sia richiesto dalla difesa dello Stato, dalla tutela
dell'ordine pubblico e da urgenti o straordinari bisogni della
economia nazionale. Restano ferme le disposizioni di cui agli
articoli 243 a 251 del Codice penale per l'esercito.
«
Il Governo del Re ha facoltà di ordinare le spese necessarie e di
provvedere con mezzi straordinari ai bisogni del Tesoro.
« Il
Governo del Re è autorizzato a esercitare provvisoriamente, in
quanto non siano approvati per legge e non oltre il 31 dicembre 1915,
i bilanci per le Amministrazioni dello Stato nell'esercizio 1915-16,
secondo gli stati di previsione dell'entrata e della spesa (...) nonché a provvedere i mezzi straordinari per
fronteggiare le eventuali deficienze di bilancio derivanti da aumenti
di spese o da diminuzioni di entrate.»
Un
disegno di legge che conferiva poteri enormi al Re rendendo inutile o
futile ogni attiva parlamentare. In
parlamento prevalse l'idea che l'ultimatum del luglio del 1914 che l'Impero Austro-Ungarico dirigeva alla Serbia, annullava “d'un
colpo gli effetti del lungo sforzo durato, violando il patto che a
quello Stato” legava il Regno d'Italia, ben evidenziandosi che
quell'atto mirava “ a turbare, in danno nostro, il delicato sistema
di possessi territoriali e di sfere di influenza, che si era costituito nella penisola Balcanica”.
Dunque
era chiaro l'intento non tanto difensivo ma di cogliere l'attimo per
infliggere la coltellata alle spalle al proprio alleato per sfruttare
situazioni strategiche che avrebbero condotto l'Italia a conquistare terre e
territori ambiti dal più esasperato irredentismo. Che
poi dovevano essere sacrificate milioni di persone, poco interessava. Per
questo, ci sono sempre altari, cimiteri e medaglie.
Intanto
il ministro degli affari esteri, in quella storica seduta, consegnava
i documenti diplomatici riguardanti i rapporti fra
l'Italia e l'Austria-Ungheria dal 9 dicembre 1914 al 4 maggio 1915 e
l'unica opposizione, al dibattito parlamentare, che emerse, fu solo
quella di Turati.
Il
quale ben evidenziò le contraddizioni di un Parlamento che “
sia pure per motivi non per tutti identici - era recisamente avverso
a ogni politica di guerra. Dico a ogni politica di guerra che non
fosse di difesa necessaria, nel significato il meno opinabile del
vocabolo, nel suo significato più letterale: di assoluta, materiale,
brutale necessità”.
Ma
In Italia, il grido Viva l'Italia, non fu un grido, almeno in quel
periodo rivoluzionario, come il Viva la Francia negli anni della
Repubblica e della Convenzione, ma era un grido di guerra. Grido
di guerra che doveva silenziare ogni protesta di pacifismo, ogni atto
che andava contro la guerra. Chi
protestava contro la possibilità dell'entrata in guerra dell'Italia,
veniva automaticamente designato come “venduto e complice dello
straniero ai danni dell'Italia”, diversi deputati interventisti
incitavano alla violenza sia pubblica che privata contro i colleghi
che erano contrari alla guerra, contro quelli che sostenevano che la
neutralità dell'Italia sarebbe stata più consona alla pace, alla
concordia, con cui intere generazioni per anni si riempivano la
bocca.
Ci
furono, anche se simbolici, assalti alla sede della Camera elettiva,
ci furono lite di proscrizione, censure letterarie, venivano
duramente represse le manifestazioni di popolo e di piazza contro la
guerra, mentre quelle interventiste ebbero “ebbero franchigia
dovunque”. Con
241 voti favorevoli e solo 74 contrari, la Camera approvava il «
Conferimento al Governo del Re di poteri
straordinari in caso di guerra ». La seduta terminò alle ore 19 del 20 maggio 1915, fra fragorosi e
prolungati applausi, a cui partecipano anche le tribune, con
grida entusiastiche e ripetute di Viva l'Italia! Viva l'Esercito!
Viva l'Armata! Viva il Re!!
E
quel caso di guerra, certamente non era casuale.
Una
formula che voleva creare illusione, speranza di non intervento.
Una
formula tanto retorica quanto cattiva e falsa.
Perché il tutto era stato già deciso e la Camera altro non doveva che
formalizzare il passaggio di consegne dei poteri per sancire
l'entrata in guerra dell'Italia e la sofferenza di milioni di persone.
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