Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Unesco: 125 giornalisti uccisi tra il 2008 e il 2009

Tre in più del periodo 2006/2007: nell'80% dei casi si è trattato di omicidi mirati, per impedire ai giornalisti di rivelare notizie di interesse pubblico. Nel 2009 77 omicidi (più del precedente record di 69 vittime registrato nel 2006, in gran parte dovute alla dilagante violenza in Iraq). La maggioranza dei giornalisti uccisi non erano corrispondenti di guerra, ma cronisti che lavoravano su temi di interesse locale (come traffico di droga, violazione dei diritti umani o corruzione) in nazioni in stato di pace.
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