L'Europa la stiamo distruggendo noi!

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In un mondo dove l'Europa potrebbe avere un ruolo decisivo per la salvaguardia della democrazia, in un contesto politico dove gli autoritarismi, le dittature, sembrano essere la normalità e le democrazie quasi un fastidio, invece di diventare un punto di riferimento, è a rischio dissolvimento. Non sono gli USA, i putiniani, i cinesi, a distruggere l'Europa. Lo stiamo facendo noi, da soli. Non siamo nè carne, nè pesce, siamo totalmente allo sbando. L'Europa se si chiede cosa sia, la gente non saprà cosa rispondere, i suoi organismi sono sconosciuti ai più, percepita come entità astratta, anzi, l'Euro è spesso maledetto, forse l'unico beneficio che viene riconosciuto è la caduta dei confini, anche se , vedi ad esempio tra Italia e Slovenia, sono ritornati a modo loro. Insomma, ci siamo sciacquati la bocca all'inverosimile su fatto che l'Europa fosse un soggetto che ha garantito la pace per oltre 70 anni, anche se la guerra in Jugoslavia non è stata considerata...

Le intercettazioni, Mokbel: «Mambro e Fioravanti li ho tirati fuori io»

ROMA (24 febbraio) - Al centro dell'inchiesta "Broker" c'è Gennaro Mokbel, imprenditore romano con un passato e amicizie nella destra eversiva e contatti anche con Antonio D'Inzillo, il killer della banda della Magliana - del quale si sono perse le tracce in Africa - condannato all'ergastolo per l'omicidio di Renato De Pedis. Anche la moglie di Mokbel, Giorgia Ricci, avrebbe un ruolo apicale nell'organizzazione di riciclaggio. Sia Mokbel che la moglie sono stati interrogati oggi a Regina Coeli, ma entrambi si sono avvalsi della facoltà di non rispondere.

Dalle indagini sarebbe emerso «il tentativo funzionale agli interessi del sodalizio, di inserirsi nella vita politica del Paese». Mokbel ci aveva provato dopo aver assunto l'incarico di segretario regionale del Lazio del movimento "Alleanza Federalista". A seguito di contrasti con il resto del gruppo dirigente, Mokbel si faceva promotore di una nuova piattaforma politica denominata "Partito federalista", con sedi in diversi municipi del Comune di Roma. Nelle operazioni di riciclaggio, Mokbel si sarebbe servito di una esperta inglese, già coinvolta in indagini finanziarie nel suo Paese di origine, e di un consulente russo-americano, esponente di un istituto di credito centroasiatico.

«Mambro e Fioravanti li ho tirati fuori io». Gennaro Mokbel avrebbe sostenuto e aiutato, anche economicamente, gli ex terroristi neri Francesca Mambro e Valerio Fioravanti. Il gip scrive nell'ordinanza che Mokbel, «unitamente alla moglie Giorgia Ricci, continua a mantenere contatti, sia telefonici che di persona (...) con vecchi esponenti dell'eversione di destra, in particolare Francesca Mambro, indicata come la Dark, e Valerio Francesco Fioravanti, detto "Giusvà". Lo stesso Mokbel, in diverse conversazioni intercettate, «ha detto di essere sempre stato molto vicino ai due soggetti, anche attraverso rilevanti sostegni economici». A questo riguardo il giudice riporta una conversazione tra Mokbel e Carmine Fasciani, definito «esponente della criminalità organizzata romana»: «...io non c'ho e non posso avè figli Cà...con mi moglie...hai capito?... perché quando (incomprensibile)... cioè io in dieci anni mi so pensato agli attori concludenti contro i Politici...Valerio e Francesca (Valerio Fioravanti e Francesca Mambro, annotano gli inquirenti) sono (incomprensibili)... Dario Perretti e Stampera (fonetico)...te li ricordi tutti?... Leo!... li ho tirati fuori tutti io ...tutti con i soldi mia, lo sai quanto mi so costati Cà?... un milione e due...un milione e due...».

«Qui ce potemo costruì il Colosseo». «Amo cementato proprio ce potemo costruì il Colosseo qui!». In pieno svolgimento delle elezioni politiche Gennaro Mokbel, ritenuto dagli investigatori il «vero promotore» dell'associazione per delinquere coinvolta nel maxi riciclaggio, si esprime così parlando con Roberto Macori, uno dei suoi «inviati» in Germania per «acquisire le schede elettorali in bianco presso la comunità calabrese in Stoccarda ed aree limitrofe, per poi compilarle in favore di Di Girolamo», come spiega l'ordinanza del gip di Roma Morgigni. Macori lo ha appena aggiornato su quanto sta facendo per il procacciamento dei voti in seno alla comunità italiana di cui l'organizzazione calabrese «è stata parte attiva». E il suo racconto trasuda soddisfazione: «Stanno scendendo da tutta la provincia di Stoccarda, stanno venendo dalla Francoforte abbiamo fatto un punto di raccolta qui al club dell'Inter stanno arrivando dappertutto, dappertutto, dappertutto» assicura.

Poco prima allo stesso Di Girolamo ha appena riferito della raccolta porta a porta dei voti in un quartiere a prevalenza turca: «Insieme a Giovanni Gabriele, siamo entrati nel quartiere turco, l'abbiamo attraversato non sai che cosa vuol dire siamo entrati in una casa di disperati italiani col cane che abbaiava, la ragazzina che cacava e ci hanno dato una ventina di voti in questa casa io non ho voluto mettere piede dentro perché mi faceva talmente schifo ». Come pure gli ha raccontato dei chilometri macinati per raccogliere voti: «Ogni giorno, noi facciamo 500, 400 km con la macchina perché qui la realtà è suddivisa, frazionata in tutti i paesini».

Con Macori, Mokbel allude anche ad una visita in Germania che Di Girolamo farà dopo le elezioni, «una cosa carina. O a Stoccarda, lo decidete voi». E il suo interlocutore gli risponde: «Abbiamo già deciso tutto. A Stoccarda si fa la festa perché poi quel signore che ha mandato qui Giovanni, c'ha un centinaio di ristoranti... e poi avrebbe piacere siccome lui è uno che gira col ministro, con la squadra del... insomma, ci creerebbe ancora più allora ci vorrebbe il Senatore lì». Macori si riferisce ancora a Giovanni Gabriele, «la cui presenza - è detto nell'ordinanza - si rivelava molto importante perché, in quanto conoscitore dell'area, era colui che materialmente guidava tutte le attività di procacciamento delle schede elettorali in bianco nella comunità calabrese». Quando Macori rientra in Italia è lo stesso Gabriele ad aggiornarlo sull'ulteriore acquisizione di schede che aveva appena finito di compilare. Usa parole che nell'ordinanza vengono definite «inequivoche» e per questo provoca la reazione di Macori che lo invita ad esprimersi diversamente. «So appena finito... ne ho scritte 40..., 50... le devo scrivere domani» , dice. «Ma scrivere... non si dice scrivere... devi parlare con gli elettori» gli replica Macori, che gli suggerisce di usare il termine «statistiche».

Il business dell'organizzazione: Ciccio, Bonzo e Somaro e i conti dell'organizzazione. «Cinquanta a quello...cinquanta a quell'altro»; «i trentadue in cassa...all'epoca, c'erano rimasti nove e mezzo...perchénoi...presi otto, li famo lavorà al "Bonzo"». A parlare di quella che i carabinieri del Ros definiscono la «contabilità dell'organizzazione» sono Gennaro Mokbel, ritenuto uno dei perni dell'associazione, Silvio Fanella e Silvano Breccolotti, che nelle carte dell'inchiesta vengono indicati come i «responsabili della
cassa». Il dialogo fra i tre sembra in realtà più consono ad un film di Tomas Milian - visto l'uso praticamente costante del dialetto romano con tanto di soprannomi per ogni protagonista - che ad un'organizzazione che secondo l'accusa ha movimentato oltre due miliardi di euro per creare fondi neri. Secondo il Ros, invece, è la prova dell'enorme giro d'affari della banda.

Le conversazioni sono due, una del 18 ottobre del 2007 e una del 29 novembre dello stesso anno, entrambe intercettate nell'ufficio di Mokbel in viale Parioli a Roma. Ecco alcuni passaggi.

Fanella: ricordati di dire al Somaro (Carlo Focarelli, ndr)...tutti i suoi...cinquanta all'ingegnere...cinquanta a quello...cinquanta a quell'altro...settanta 'pesci».
Mokbel: ci deve ridà lui...
Fanella: ci deve ridà 'Somarò...di quelle...duecento ce stanno da dà a Nathalie (Nathalie Madaleine Doumesnil, ndr)...
Mokbel: e poi?...
Fanella: poi c'abbiamo un milione e sei...che sono i soldi...quattro piotte più il dieci per cento per l'avvocato....

La conversazione si interrompe e riprende poco dopo.
Breccolotti: bancarotta?...
Mokbel: pure ai tropici...
Fanella: no...secondo me...i trentadue...in cassa... all'epoca, c'erano rimasti nove e mezzo...perchè noi...presi otto, li famò lavora al "Bonzo"
(Aurelio Gionta, ndr)
Breccolotti: due milioni li porto...no?
Mokbel: ecco, quelli so tutti nostri Fanella: Nicola...duecento...ci hanno lasciato il...virgola cinque...duecento venti so...duecentoventi so di (inc)...e quattrocento di Barbara (Barbara Murri, ndr)...quattrocento più duemila...e tutto il resto è nostro...
Mokbel: io mi ricordavo quelli...
Fanella: so due milioni e mezzo...che non ci stanno... settecentomila...e...scusami...ci è avanzato qualche cosa...
Mokbel: dove stanno i (incomprensibile)?
Fanella: si...cinque e mezzo...un altro...un altro milione e mezzo deve arrivare senza...che ce vuole Mokbel: comunque abbi fede...io però mi devo spostà un milione e mezzo?
Breccolotti: sono tra due e cinque e tre...
Fanella: esatto...ma in cassa...e mezzo
Breccolotti: ma non stanno quelli delle Seychelles
Fanella: le Seychelles non c'entrano niente Mokbel: ma quelli non me li ricordo...
Fanella: non te preoccupà...mo settecento...quattrocento... t'arrivano
Breccolotti: comunque ragazzi non sottovalutate...non sottovalutiamo la voce interessi su trenta milioni di euro...perché sono tanti soldini eh sul conto...

Stesso tono nella conversazione del 29 novembre, in cui Breccolotti sottolinea che «Pino e Nicola (Marco Toseroni e il senatore Nicola Paolo di Girolamo, ndr) dovevano partì... dovevano annà...perchè una banca...li ha chiamati, je dovevano portà tutto quanto er business che hanno fatto no, che hanno passato quaranta milioni...i quaranta milioni de euro che c'hanno transitato, quelli che j'avemo mandati a "Ciccio" (Augusto Murri, ndr)».
fonte: http://roma.indymedia.org/node/17420

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