Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Torino, svastiche e minacce al campo rom: «Via o vi bruciamo» ·

TORINO 28/08/2009 - Non sarebbe un gruppo di balordi ma una vera e propria gang organizzata di naziskin quella che nella tarda serata di mercoledì ha affisso in strada dell’Aeroporto un lenzuolo-striscione di minacce xenofobe. “Adesso basta. Un’altra spaccata e vi bruciamo il campo”, una scritta condita da una serie inequivocabile di simboli: svastiche naziste. Ora, sulla vicenda sta indagando la Digos che, a quanto trapela, non sottovaluterebbe l’azione dimostrativa. Verosimilmente, si pensa che lo striscione se da un lato rappresenta un violento avvertimento, dall’altro è l’inequivocabile segno di una presenza eversiva che già in passato aveva dato i primi segni di preoccupante vivacità.

Dunque, sembra da escludere che l’azione dimostrativa sia opera di residenti o commercianti della zona esasperati dalla presenza ingombrante degli zingari. Ma l’opera, piuttosto, un piccolo gruppo di fanatici che cerca in ogni modo di cavalcare la protesta per ottenere consenso e magari arruolare qualche nuovo adepto. Difficile dire chi siano i naziskin, se la gang sia radicata nel quartiere o meno. Certo è che la loro presenza e le loro azioni minacciose altro non fanno che rendere ancor più incandescente la situazione.

«Se la sono andata a cercare, ma noi non c’entriamo niente» dicono oggi i commercianti di Barriera di Milano, in attesa di riunirsi per decidere quali iniziative attivare per proteggere bar e negozi dalle spaccate. Qualcuno, commentando l’ultima settimana di razzie, aveva timidamente citato un precedente abbastanza noto. Quello dell’assalto e del rogo al campo Rom di Ponticelli, Napoli, del maggio 2008: i residenti del quartiere sospettavano che dietro il rapimento di un bambino ci fosse una giovane nomade dell’accampamento, incendiato poche notti dopo.

«Potrebbe succedere tranquillamente anche qui - dicevano pochi giorni fa i commercianti di Barriera di Milano -. Prima o poi, se non faranno qualcosa le forze dell’ordine, ci penseranno i cittadini».

Che la rivolta di Ponticelli possa avere ispirato qualche testa calda non è solo un’ipotesi. «C’è chi non ha usato mezzi termini per rabbia o per esasperazione - dicono ancora dalle parti di via Mercadante -, non è una cosa da poco essere continuamente presi di mira per poche centinaia o migliaia di euro ogni volta. Siamo tutti a rischio chiusura, se continuano questi furti. Tra assicurazioni, danni che dobbiamo riparare in proprio e risarcimenti ci stanno mettendo sul lastrico».

da: www.cronacaqui.it

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