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Trasformare la casa natale di Tina Modotti, nel museo Tina Modotti, può essere una grande opportunità per Udine

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Tina Modotti è probabilmente più apprezzata all'estero che in Friuli. Semplicemente è a dir poco sconcertante che non esista praticamente quasi nulla dedicato a lei. C'è una sala dedicata a Tina Modotti in città, c'è un punto Modotti, che ospita dei quadri di artisti locali, a pochi passi dalla casa natale di Tina Modotti che è cercata più dai messicani, sudamericani che altro. Eppure in quella via affascinante a pochi minuti a piedi dal centro di Udine, in via Pracchiuso 89, c'è la casa natale di Tina, dove sorge una targa con le parole di Neruda che ne ricordano l'essenza. La facciata della casa è stata recentemente restaurata e l'edificio ospita l’asilo notturno “Il Fogolâr”   inaugurato il 4 settembre del 2006  ed ospita le persone senzatetto  ed è gestito dalla Caritas. All'interno vi si trovano delle stampe e copie di alcune fotografie di Tina. Sarebbe il minimo sindacale pretendere di trasformare la casa natale di Tina Modotti in un museo che possa ac...

Joyce? "El Jera un pochetin strambo". Quando scese a Lubiana convinto di essere a Trieste...

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"Esclama la Signora  Svevo quando le domandiamo se ricorda lo scrittore irlandese che fu tra i pochi intimi di Italo Svevo; il suo sorriso è indulgente quando dice: El jera un pochetin strambo , e vuol intendere un tipo bizzarro". Siamo nell'estate del 1954 e la Stampa continua a dedicare particolare attenzione a Trieste, una città culturalmente viva, una città zona cuscinetto tra Oriente ed Occidente, una città ricca di potenti contraddizioni e paradossi, e che ha visto nella cultura quella vivacità che in questo periodo pare essere un pò dormiente e non ci resta che andar a rispolverare il passato, quello che ha reso Trieste una piccola capitale europea della cultura senza tempo. Livia Svevo Veneziani, rammenta  il viaggio che portò per la prima volta James Joyce, un oscuro e giovane professore di lingua inglese, alle rive dell'Adriatico, dove visse per tanti anni e vi scrisse o pensò quasi tutta l'opera che dovette dargli una fa ma letteraria tra le più ...

Il James Joyce che non ti aspetti, forse. Il ricordo a Trieste della signorina G

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Una bellissima testimonianza dell'immenso scrittore irlandese, James Joyce, venne raccolta dal quotidiano nazionale la nuova Stampa Sera. Siamo nell'agosto del 1948, a sette anni di distanza dalla scomparsa di Joyce. L'inviato a Trieste incontra la signorina G. Viene presentata così.  Qui, a Trieste, prima dell'altra guerra — dice piano piano — ebbi un professore d'inglese che m'insegnò pochissimo inglese. Si chiamava James Joyce. — Lo scrittore Irlandese? — Sì, era irlandese, e anche un bravo scrittore. Inizia così la testimonianza della signorina G. Ricorda che lo scrittore indossava sempre dei guanti bianchi. "Qualche volta, vestiva tutto di grigio, dal cappello alle scarpe. Qualche altra, portava un gilet ricamato, a punto a giorno, di figure e di scene". Racconta di uno scrittore chiacchierone: "talvolta gli accadeva di cominciare a parlare e di non smettere più. Trovava argomenti per due e tre ore. Parlava di me, di una mia amica che prendev...

Dal trio Saba, Svevo Joyce a Trieste, passando per Matos a Zagabria e Dalla a Bologna

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Nella indimenticabile disperato erotico stomp , cantava Lucio "  Girando ancora un poco ho incontrato  uno che si era perduto  gli ho detto che nel centro di Bologna  non si perde neanche un bambino  mi guarda con la faccia un po' stravolta  e mi dice: "Sono di Berlino".    Bologna città a dimensione umana, ma nello stesso tempo città multiculturale, e cosmopolita, che vorrebbe essere metropoli nel suo essere grande paese e non è mica una offesa ciò. Nel centro di Bologna a pochi passi dalla grande incompiuta, la Basilica di San Petronio, per un breve periodo è stato possibile vedere la statua in bronzo dedicata all'amico Lucio . Lui con il suo tipico stile, braccio disteso, sorridente e con in mano un sacchetto aperto. Non so perché, diciamo così, ma in mente mi viene una di quelle pubblicità che si possono vedere in TV che sponsorizzano una nota marca di patatine. Chissà cosa avrebbe detto Lucio di quella statua. Oggetto di cul...

A Trieste “mi ci sono mangiato il fegato”, ora capisco il perché

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James Joyce scrisse:   "E Trieste, ah Trieste, mi ci sono mangiato il fegato". Solo ora capisco il perché. Trieste è una nave che naviga su acque tempestose ed irrequiete. E' una nave che lentamente affonda nell'abisso di quel mare che la circonda. Ma Trieste ciò non lo comprende. Cerchi con la scrittura e con la parola “tastierizzata” di offrire una via che vada oltre il centro, la destra e la sinistra, oltre il bene ed il male, oltre l'abitudinaria prospettiva. Induci alla riflessione, anche in modo forte ed incisivo. Ami Trieste. Ma non ami per essere amato ma neanche per essere odiato. Ami Trieste. Ma il risultato di questo amore è l'aver, forse inconsapevolmente, ottenuto una miriade infiniti di nemici. Nemici. Nemici. Nemici. Cammini per le strade di Trieste e cerchi il sorriso. Ora viene, ora fugge, ora in latitanza ad oltranza. Ti guardi allo specchio e scopri che i capelli bianchi son triplicati come i peli bia...

Il Canal Grande di Trieste, tra degrado ed incuria.

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Trieste è stata schiaffeggiata da una bora così lunga, così intensa, che ha sconvolto buona parte della cittadinanza. Infatti, la sera noti che le strade del centro cittadino tendono a svuotarsi prima del solito ma specialmente che non vi è quel via vai e vai via tipico di tal Città. Molti pensano che questi sono i primi effetti della crisi, mancano i soldi non ci sono soldi da spendere , diranno molti triestini, altri invece sostengono che devono riprendersi dalla violenza innaturale e continua di una bora che forse non sarà più bora. Forse diverrà altro. Ma la bora, ha evidenziato ancor di più i problemi di Trieste, dalla questione manutenzione mancata di edifici storici, alla manutenzione ordinaria di palazzi privati e decadenti, con tanto di tegole vaganti nel bel mezzo della Città. Il Canal Grande è altra vittima della bora. Un Canale che divide la Città per unirla in quel Ponte Rosso, ove James Joyce nella sua staticità osserva il degrado e l'incuria uman...