La strage di Vergarolla, se ancora oggi non si riesce a collocare una lapide con i nomi delle vittime
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Winston Churchill in una delle sue battute infelici disse che era alquanto “Bizzarro il popolo degli italiani. Un giorno 45 milioni di fascisti. Il giorno successivo 45 milioni tra antifascisti e partigiani. Eppure questi 90 milioni di italiani non risultano dai censimenti”. Il qualunquismo e la generalizzazione non rende mai giustizia e verità alla storia. A Ronchi, nell'ottobre del 2026 ricorrerà il centenario della prima vittima del fascismo nella nostra città. Si tratta di Erminio Rusig di Vermegliano, accusato, nell'aprile del 1925, di aver asportato l'emblema del fascio dalla sede di via Roma e gettata sul tetto di un’edificio antistante, nei pressi dell’attuale sala Excelsior. L’atto fu opera di un gruppo di giovani antifascisti. Ci fu una retata dei fascisti e lui venne ferito gravemente per morire, purtroppo, giovanissimo, qualche a causa delle ferite riportate il 25 ottobre del 1926. E sarebbe bene ricordarlo a dovere nel prossimo anno, come la prima vittima ronchese del fascismo nella nostra città. Come è stato ricordato, durante le preziose parole ascoltate durante una delle edizioni più partecipate di sempre di questo 25 aprile a Ronchi durante la cerimonia che chi si rifiutava di avere la tessera del fascismo, al cantiere di Monfalcone, il lavoro lo ha perso. Dunque, no, caro Churchill,di antifascisti in Italia ve ne erano e non pochi. Questo 25 aprile rimarrà nella storia per la parola “sobrietà”. Il Papa Francesco si sarà rivoltato nella tomba per come è stata strumentalizzata la sua morte, perché è evidente che qualcuno ha cercato di cogliere l'attimo di questo lutto esteso ad oltranza, per cercare di silenziare uno dei giorni più importanti della storia repubblicana italiana. Ma a Ronchi non ci sono riusciti, ed i discorsi sono andati anche oltre la solita “retorica” cogliendo bene lo spirito del 25 aprile.
mb
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