Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

A Monfalcone una situazione senza precedenti nella storia repubblicana di questa città


Anno 2024, Monfalcone. Città che va in controtendenza rispetto al resto del FVG dove vi è un calo demografico devastante, con tutti i riflessi che vi saranno, dalla chiusura di servizi pubblici, alla perdita di posti di lavoro, ad avere città desertificate. D'altronde di assaggi ve ne sono, basta farsi un salto a Gorizia per vedere cosa significa desertificazione. Monfalcone, invece, va verso tutt'altra direzione per i motivi che oramai anche le pietre conoscono. Grazie alle politiche sul lavoro di Fincantieri, Monfalcone ha praticamente dieci mila cittadini di nazionalità straniera. A Monfalcone servirebbero investimenti eccezionali, sostenuti dalle Istituzioni, a sostegno dell'istruzione, a sostegno dei corsi per l'italiano, per la cittadinanza attiva, che non possono continuare ad essere sulle spalle prevalentemente di poche associazioni e dunque sul volontariato. Però va detto che Monfalcone, in relazione a visioni politiche diametralmente opposte ed ideologie incompatibili tra di loro, si è arrivati a vivere una situazione che non ha precedenti nella storia repubblicana monfalconese. Un sindaco sotto scorta ed una comunità intera, quella musulmana, prevalentemente bengalese, in rivolta. Ora, di sindaci sotto scorta in Italia ve ne sono tanti, purtroppo, si va da chi ha ricevuto minacce dalle mafie, a chi ha deciso di abbattere degli alberi, come accaduto a Martellago, per arrivare a Monfalcone dove reazionari islamisti hanno minacciato il massimo rappresentante cittadino eletto democraticamente. Cosa gravissima, soprattutto in uno Stato come il nostro che si professa laico e democratico. Ognuno ha la propria visione delle cose, ognuno cerca di portare acqua al proprio mulino. Ma arrivati ad un certo punto è bene che tutti facciano un passo indietro per il benestare della comunità e la pacificazione sociale. Questo deve essere l'interesse supremo da perseguire. Il Questore di Gorizia ha invitato tutti ad abbassare i toni, ed ha ragione sacrosanta da vendere, perchè la situazione oramai sembra aver intrapreso una strada senza via di uscita fino a quando una delle parti non cambierà direzione. Tutti devono fare un passo indietro, nessuno pretende una riconciliazione, questa ad oggi è fantascienza. Bisogna però stare attenti a non diventare tifosi, anche se a dirla tutta, a Monfalcone, la guerra di noialtri tra Guelfi e Ghibellini è oramai scoppiata da tempo.

mb


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