Via Sant'Ambrogio una via alla ricerca della sua identità

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Un tempo via del Duomo, o del Teatro, oggi via Sant'Ambrogio che porta lo stesso nome del duomo consacrato dopo i disastri della prima guerra mondiale nell'ottobre del 1929, pur senza il campanile che dovette attendere la fine degli anni '50 per essere battezzato. Una via che nel corso della sua storia è sempre stata da transito di merce e persone e che è diventata negli ultimi tempi il teatro dello scontro identitario di una Monfalcone alla ricerca del proprio equilibrio sociale. Perchè è evidente che a Monfalcone, terra di passaggio, da quando è diventata grazie ai Cosulich città dei cantieri, per questo contesa dal regno d'Italia all'Austria, per privarla dei suoi cantieri insieme al porto triestino, ha conosciuto quelle dinamiche proprie delle città portuali. Gente che viene, gente che va. Approdo e partenza di nuove identità. Dal Sud Italia, all'Asia, passando da quel centinaio di nazionalità che a Monfalcone stanno cercando il proprio equilibrio, ognuna ne

Il ruolo del Comune nella libertà di culto? Ce lo ricorda il Ministero dell'Interno

 


Un vademecum a cura del Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione Direzione Centrale degli Affari dei Culti del Ministero dell’Interno, affronta la questione complessa del diritto e libertà di culto in Italia, e tra i vari punti analizzati vi è anche quello relativo ai Comuni. Il Comune è il primo referente di una comunità religiosa. Il Ministero dell'Interno lo scrive a chiare lettere: "Le istituzioni e le amministrazioni comunali sono tra i primi referenti delle comunità di fede che si rivolgono a loro per affrontare questioni molto pratiche legate all’esercizio della libertà religiosa: dai problemi connessi all’apertura dei luoghi di culto a quelli relativi alle norme alimentari nelle mense scolastiche; dall’ordine pubblico in occasione di eventi di massa alla partecipazione a programmi interculturali e interreligiosi."

Nel vademecum si specifica che in ragione della progressiva devoluzione di competenze alle Regioni e agli enti locali, questi soggetti esercitano competenze decisive per il soddisfacimento dei bisogni religiosi della popolazione. A Monfalcone, questo, qualcuno dovrebbe ricordarselo. Poiché la libertà di religione e di culto è uno dei diritti primari ed inviolabili dell’Uomo; è un diritto che appartiene all’uomo in quanto tale e che si annovera tra i “diritti umani”. Ciò il Ministero dell'Interno, lo ribadisce nel suo testo in modo netto:  "Quei diritti, cioè, che non si fondano su criteri ascrittivi come la razza, il censo, l’appartenenza ad un gruppo sociale o politico, ma che, come fin dal medioevo la corrente giusnaturalistica li ha definiti, sono diritti di cui l’uomo è titolare per natura".

E si pongono vari esempi a cui guardare come modello di integrazione. Ad esempio si cita il tavolo interreligioso realizzato a Roma, nel 1998. per “contribuire all’educazione interculturale a partire dall’ambito scolastico, proponendo agli allievi delle scuole romane, alle loro famiglie, ai docenti e alle diverse comunità presenti nella città, iniziative … che arricchiscano l’attuale offerta formativa scolastica nel campo dell’educazione interculturale”. Nel 2002 il Comune di Roma sottoscrisse un protocollo d’Intesa con varie comunità di fede presenti nella capitale (ebrei, evangelici, ortodossi, musulmani, induisti, buddhisti, bahá’í, Christian science) per la costituzione di una “Consulta delle religioni” che negli anni successivi propose e realizzò una serie di iniziative interculturali.
Consulte analoghe, ricorda il Ministero, sono state costituite in varie città italiane – ad esempio a Genova (2006) e La Spezia (2006) – e nella Regione Toscana (2005). Tra gli obiettivi di quest’ultima, “contribuire alla conoscenza delle singole tradizioni religiose e del loro contributo alla pace e al rispetto dei diritti umani; favorire il dialogo fra le comunità religiose e la società civile; promuovere il pieno rispetto della libertà religiosa per tutti i cittadini che vivono in Toscana; superare pregiudizi e incomprensioni che generano intolleranza, razzismo, non rispetto dell’altro; promuovere la pace nei luoghi di conflitto e la pace tra le culture”. Si cita l'esempio di Torino, con il suo  Centro interculturale voluto proprio dalla città di Torino, costituito nel 1996 con l’obiettivo di offrire a tutti i cittadini, sia nativi sia migranti, opportunità di formazione interculturale oltre a occasioni di incontro, dialogo e confronto su temi e questioni di interesse comune. Città ove opera il Comitato Interfedi, altra struttura sostenuta dal Comune.

A quando un modello Monfalcone? Ad oggi è forse più facile trovare l'isola che non c'è di Peter Pan. Perchè l'affermazione della legalità passa anche attraverso l'essere facilitatore del riconoscimento dei diritti umani, e tra questo vi è il diritto di culto, che va riconosciuto a chiunque, ed in particolar modo anche a chi ha le carte in tavola per essere riconosciuta tra le altre cose come comunità storica, come fatto osservare da più di qualche attento analista,  quale quella bengalese e musulmana, stante la sua presenza nel nostro territorio da oltre vent'anni, come previsto dalla l.r. 9/2023 .

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