L'italiano esodato... da Cherso

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  Prima del famigerato esodo, Cherso, come Lussino e come tanti altri posti del Quarnero, dell'Istria croata oltre che slovena, della Dalmazia, la presenza degli italiani autoctoni era importante, in alcuni casi si arrivava ad avere la maggioranza assoluta, poi, quello che è stato, è stato, i diritti però del bilinguismo, finalizzati a tutelare tanto l'italiano, quanto le radici e l'identità storica e culturale di questi luoghi, in un certo senso anche se con fatica sono sopravvissuti e difesi con battaglie quasi quotidiane da decenni da parte degli abitanti della minoranza del luogo. Però a volte capita di dover fare i conti con la legge dell'assurdo. Come a Cherso. Dove se da un lato emerge la sede della comunità italiana, con tanto di tricolore, dall'altro, il bilinguismo è praticamente inesistente. Anzi, ridicolizzato. Ci sono cartelli in inglese, sloveno e tedesco e non in italiano, altri, pochissimi, una manciata, in italiano, solo messi forse come accontentin

Quei simboli dell'italianizzazione fascista sul municipio di Ronchi

 


Un palazzotto, esteticamente affascinante, in stile veneto, che richiama quello spirito della serenissima, nel frullato storico che ha connotato però il ventennio fascista, che non ha certamente lasciato immune Ronchi. Cittadina per lungo tempo fedele all'Austria, nel 1925, proprio nell'anno in cui si decreterà formalmente il nuovo nome, da Ronchi di Monfalcone, a Ronchi dei Legionari, si inaugura il palazzo del municipio in quella che un tempo era piazza Blasig, nel 1912, prima ancora piazza Grande o piazza Nuova, come si chiamavano comunemente le piazze principali nell'Impero Austroungarico, poi dal 26 maggio 1920 piazza Unità d'Italia. Sulla facciata del palazzo municipale vi sono dei lasciti del fascismo ancora oggi evidenti, storia nella storia, lasciti che possono essere definiti come il marchio dell'italianizzazione forzata in una Ronchi che dal 1420 al 1797, appartenne sì alla Repubblica di Venezia ma inserita nella provincia detta Patria del Friuli, passato friulano ronchese praticamente scomparso dalla memoria collettiva, passando da delle parentesi che riguarderanno le infelici occupazioni francesi, per vivere quella che sarà la vera svolta di Ronchi, che si realizzerà nel 1815 quando entrerà a far parte dei possedimenti dell’Impero Austriaco in cui vi rimarrà fedele per cent’anni. Sulla facciata del palazzo municipale vi è la scritta che celebra Ronchi dei Legionari e Fume d'Italia. Scritta che è visibile sul lato dell’attuale via Roma, dove sono riportate due date, la prima è quella dell’impresa di Fiume, avvenuta il 12 settembre 1919, la seconda quella dell’annessione di Fiume all’Italia avvenuta simbolicamente il 16 Marzo 1924 quando il Re Vittorio Emanuele III arrivando a Fiume, ricevette le chiavi della città. Altri simboli eredi del fascismo sono presenti sulla ringhiera del balcone del municipio. Sulla parte che affaccia in piazza, vi è la Lupa capitolina mentre allatta Romolo e Remo, massimo simbolo della romanità, sul lato, verso la biblioteca comunale, invece, emerge, sempre sulla ringhiera, il leone della serenissima con il libro aperto, a simboleggiare il presunto legame con la Serenissima.





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