La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

La strage di Peteano, il primo attentato neofascista, con delle vittime, in FVG


 
I carabinieri Ferraro, Poveromo e Dongiovanni, vittime della strage neofascista di Peteano, nel 2010 vennero insigniti anche della medaglia d'oro di vittima del terrorismo per gli alti valori morali espressi nell'attività prestata presso l'Amministrazione di appartenenza e per i quali, a Peteano di Sagrado (GO), il 31 maggio 1972, vennero uccisi, per mano terroristica, nel corso di un servizio di controllo, dall'esplosione di un'autovettura. Fu una strage che sconvolse il goriziano ed il FVG, l'impatto fu meno importante nel resto del Paese. E quella di Peteano è da considerarsi in FVG come la prima strage dal dopoguerra di matrice neofascista con delle vittime. Perché di attentati ve ne furono diversi, nel corso degli anni. La sera stessa di quell'evento nefasto il Presidente Leone chiuse la sua agenda consultandosi con Aldo MORO, ex Presidente del Consiglio dei ministri. L'evento del 31 maggio 1972 non occuperà pienamente le prime pagine dei principali quotidiani italiani, ci saranno dei ritagli,  discorso diverso per i quotidiani locali del FVG. Nei comunicati del Presidente della Repubblica, il 2 giugno, giorno della festa della Repubblica italiana, non ci sarà alcun riferimento a Peteano, si parlerà si parlerà del 2 giugno, con oltre 70 mila persone ai giardini dei Quirinale , si rivolse ai militari che finivano il servizio di leva. Un riferimento indiretto ci sarà nel discorso del 5 giugno, per la festa dell'Arma: "noi sappiamo che l'Arma è in lutto, ma l'Arma sappia che con essa è in lutto tutta la nazione". Il riferimento del lutto è ai fatti di Peteano, non citati espressamente. In sede parlamentare si dovrà aspettare il 4 luglio 1972 quando venne posta una succinta interrogazione da alcuni parlamentari, questo il testo: I sottoscritti chiedono di interrogare il Presidente del Consiglio dei ministri e il Ministro dell'interno per conoscere quale sia lo sviluppo delle indagini sul criminale attentato in cui hanno perso la vita il brigadiere e dei carabinieri Antonio Ferraro, i carabinieri Donato Poveromo e Franco Dongiovanni e sono rimasti feriti il tenente dei carabinieri Angelo Tagliari e il brigadiere Gino Zazzaro, accaduto in località Peteano, comune di Savogna d 'Isonzo (Gorizia).  ( In realtà il comune di appartenenza è Sagrado)  Gli interroganti, facendo presente che l'atto criminoso è stato compiuto in una zona vicino al confine italo-jugoslavo, sottoposta a rigidi vincoli di servitù militari e di solito strettamente sorvegliata, in una regione più volte oggetto di provocazioni e in un momento contrassegnato da gravi e impuniti episodi tesi ad alimentare la tensione politica nel paese, chiedono che ogni sforzo sia compiuto per fare luce sull'attentato e per individuare e punire i colpevoli e i loro eventuali mandanti. (3-00022)  MENICHINO, LIZZERO, SKERK , BORTOT, D'ALEMA, BUSETTO. Qualche giorno dopo ne venne presentata una seconda con questa specifica: Gli interroganti fanno presente che l'atto criminoso è avvenuto in una provincia in cui , da lungo tempo, sono in corso innumerevoli provocazioni di inequivocabile impronta fasci sta e di destra, tra le quali si possono citare , a titolo di esempio, il ritrovamento di un potente ordigno esplosivo nella città di Gorizia, proprio sul confine con la Jugoslavia ed in zona intensamente frequentata ; la devastazione del cimitero israelita di Gradisca d 'Isonzo e della sinagoga di Gorizia ; altri numerosi atti teppistici, di provocazioni e di minacce - uniti ad una continua apologia di fascismo - contro simboli, monumenti, sedi, uomini della Resistenza e democratici in genere; provocazioni sciovinistiche, pregiudizievoli per l 'amichevole convivenza tra le popolazioni isontine". Nel 1987 venne proposta da parte di Pannella l'Istituzione di una Commissione parlamentare d 'inchiesta sulla strage di Peteano. Non se ne fece poi nulla. Salvo una commissione più generica sul fenomeno del terrorismo in Italia. Una commissione specificatamente dedicata a Peteano sarebbe stata e forse lo sarebbe ancora oggi utile e tutt'altro che superata dalla storia, e da quanto emerso in sede giudiziaria, perché di zone grigie ove far chiarezza ve ne sono. A partire dai presunti cinque giorni in cui fu abbandonata la 500 al KM 5 di Peteano, se fecero realmente tutto da soli il trio Boccaccio, Vinciguerra e Cicuttini, a cosa sarebbero serviti i soldi del dirottamento di Ronchi, per quale ragione avvenne l'attività istituzionale di depistaggio, dal momento che la pista rossa cadde subito, chi si voleva realmente proteggere e cosa si voleva nascondere. Per non parlare della morte "per malessere" del funzionario della prefettura di Trieste, Roitero, l'autore delle lettere anonime che avrebbero consentito di arrivare ai responsabili prima del tempo. Da ricordare che in relazione ai 12 Nasco (Nascondigli di materiale militare) mai recuperati,per l'attività di Gladio, le incognite son rimaste senza dimenticare quanto accertato dal giudice Casson il quale ha accertato che l'accendi miccia a strappo del tipo M1 utilizzato per la strage di Peteano, proveniva dal Nasco 203 di Aurisina.
 
mb

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