Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Rinunciamo ad Alitalia per collegarci con Roma e Milano. Rivolgiamoci ad altre compagnie


Da un lato hai tutta la retorica che da cent'anni a questa parte evidenzia quanto sia importante Trieste per l'Italia. Centinaia di migliaia di morti per sottrarla all'Impero Austroungarico cosa vuoi che siano. Dall'altro lato hai la realtà che ti sbatte in faccia una società che vede la nostra regione continuare ad essere considerata marginale, estremamente periferica e forse neanche "italiana". Quante volte, anche oggi, nel 2020, si continua a sentire che Trieste è in Slovenia? Siamo una elegante periferia, ma pur sempre periferia. Ed il fatto che la fantomatica compagnia di bandiera, Alitalia, nazionalizzata, "isoli" la nostra regione è un qualcosa che dovrebbe far inalberare anche il più zen dei nostro corregionali. Tralasciando il fatto se sia ancora oggi necessario avere una compagnia di bandiera, tralasciando la questione di quanto al nostro Paese costi e sia costata ad oggi il carrozzone Alitalia, non possiamo rinunciare ai collegamenti con le due capitali italiane. Roma, quella politica, Milano, quella economica. E' anche una questione di principio. Siamo consapevoli che esiste anche nella nostra regione chi non aspetta l'occasione giusta che affossare definitivamente il nostro scalo per chiuderlo. Costato anche questo un bel pò di soldini pubblici, ora privatizzato e che sta aspettando il suo definitivo rilancio. Purtroppo l'emergenza coronavirus è stata una mazzata tremenda, ma è soprattutto nei momenti di difficoltà che la solidarietà nazionale e del sistema Paese deve farsi sentire. Visto che la mano non viene tesa e continuiamo a rimanere ai margini del mondo, a questo punto è il caso di salutare Alitalia, e guardare ad altre compagnie, magari low cost, che possano a prezzi accessibili garantire anche alla gente comune di essere collegati  via area con Roma e Milano. Non dovrebbe diventare una questione di principio, ma a questo punto, lo è.

mb



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