La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Abbiamo riscoperto la maledizione dei confini



Confinato dentro l'Italia, confinato dentro il tuo Comune, e anche dentro la tua casa. Se all'inizio dell'emergenza del coronavirus c'era chi faceva sciacallaggio sulla questione dei confini, invocando il solito sovranismo nazionalista, alla fine siamo stati proprio noi italiani ad essere stati isolati dal mondo. Non viene più nessuno qui, e non ci vuole più nessuno. Per ora. Poi, quando l'emergenza coronavirus finirà, vediamo cosa nascerà da queste macerie. Ci sono generazioni che sono nate senza sapere cosa significasse avere un confine. Andavi da una parte all'altra dell'Europa come se si trattasse di uscire da casa per andare al tuo bar. Ora, non è più così. Non è ritornato il passaporto, o il lasciapassare, ma l'autocertificazione, non ci sono le sbarre, ma i controlli termici e sanitari. Confinato dentro il tuo Comune, dentro il tuo Paese, dentro la tua Nazione. Abbiamo riscoperto, nostro malgrado, la maledizione dei confini.  Ed il tutto nel giro di un niente. Un niente che ha stravolto quel tutto che era la nostra normalità, quotidianità, le nostre abitudini. Abbiamo dato per scontate tante cose. Così è nei tempi di coronavirus. Tante le riflessioni che emergeranno, tanti i dubbi, tante le perplessità. Stiamo vivendo una situazione da incubo. Le strade sono pressoché deserte, la gente ti guarda in modo sospetto, discuti ad una distanza di sicurezza "sociale" che ti rende forse anche asociale, ti senti come un evaso dalla galera, ma sei nella tua città, nel tempo del coronavirus. Per diversi giorni non potremmo neanche vedere il mare. Dipende se il tuo Comune è bagnato dal mare o meno. Un bene comune, che non sarà più comune, perchè bagna il territorio di un altro Comune in cui puoi entrarci solo se hai l'autocertificazione. E il mare, non ti resta che aspettarlo.

mb

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