Josip Broz, meglio noto come Maresciallo Tito, nacque sotto l'Impero Austroungarico in un villaggio oggi appartenente alla Croazia, per madre slovena e padre croato, e morirà a Lubiana, in Slovenia. E qui c'è già tutta una storia, beffarda, che racconta il destino della Jugoslavia legata alle sorti di un solo uomo che è riuscito ad unire popoli diversi, per realizzare quel terzo grande blocco mondiale che si poneva da cuscinetto tra l'Unione Sovietica e l'imperialismo USA. La Jugoslavia è stata il grande riscatto dell'identità slava tenuta insieme dalle mani di un solo uomo. E questa è stata forse anche la debolezza della Jugoslavia, perché morto Tito, si è sfasciata completamente, uno sfascio che ha avuto il suo coronamento con il crollo del muro di Berlino prima, e con la tremenda guerra degli anni '90, poi. Venne ricoverato Tito a gennaio del 1980 a Lubiana, aveva problemi di salute legati soprattutto al diabete. Gli piaceva mangiare bene e non rinunciava mai al suo immancabile whisky. Sono nato tutto di un pezzo e finirò dentro la bara tutto di un pezzo, questo disse Tito in sostanza quando gli venne prospettata la necessità di provvedere all'amputazione di parte della gamba. Si convinse a procedere quando si rese conto che non c'era altra soluzione. Fino a quel momento, si racconta, tutto sommato le sue condizioni erano stabili. Poi, c'è stato un peggioramento improvviso, venne messo in coma farmacologico fino a quando i macchinari vennero staccati. Perché Tito oramai era morto. Correva il 4 maggio del 1980, aveva 87 anni, non è riuscito ad arrivare a compierne 88, per pochi giorni. Il treno azzurro lo accompagnò da Lubiana a Belgrado dove i suoi funerali furono i più imponenti della storia del '900 fino a quel momento. Erano presenti quattro re, 31 presidenti, sei principi, 22 primi ministri e 47 ministri degli esteri, da 128 paesi da entrambe le parti della Cortina di Ferro.
E poi, la dissoluzione fu inevitabile. I primi a cercare la fuga furono proprio i Paesi "originari" di Tito. La Slovenia, prima, la Croazia, poi. Passando da un referendum con cui si mirava alla propria sovranità, fino alla dichiarazione dell'indipendenza. Cercò di fare la stessa cosa la Croazia, venne riconosciuta la sua indipendenza nel 1992, l'anno successivo a quella slovena, tra i primi a riconoscerla ci fu, manco a dirlo, il Vaticano. La Jugoslavia è morta lì dove è nata, a Lubiana e Zagabria. Ed oggi, questi due Paesi, vedi la vicenda del golfo di Pirano, sono in stato di tensione. La Slovenia è diventata una piccola osasi del capitalismo, tra casinò e quant'altro, l'antifascismo è un valore da preservare sostanzialmente perché coincidente con il sentimento dell'identità nazionale, che spesso si mescola con il nazionalismo, poiché ha consentito alla Slovenia di costituirsi come popolo, mentre in Croazia, salvo la zona di Fiume, ritornano con furore i valori degli ustascia. Eppure sono passati solo 40 anni praticamente dalla morte di Tito, ma è come se ne fossero passati cento di anni, per il vuoto che oggi c'è nei Paesi dell'ex Jugoslavia.
mb
Commenti
Posta un commento