Quel reportage dell'Avanti su Monfalcone nel 1945: "la città sia italiana"

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  Nell’immediatezza della fine della seconda guerra mondiale a Monfalcone si avviò fin da subito il dibattito sulle sorti della città, contesa soprattutto per il suo cantiere. Italia o Jugoslavia? O farà parte con Trieste e Pola di una piccola Tangeri dell'Adriatico? Questo era l'interrogativo dell'inviato dell'Avanti. Nel prezioso articolo del noto quotidiano socialista emerge la storia ante guerra del porto monfalconese che produceva le navi più belle e veloci del Mediterraneo e clienti dei cantieri furono anche quei Paesi che poi durante la seconda guerra mondiale si fronteggiarono tra di loro duramente. L'articolista poi sottolinea un paradosso, ovvero che i bombardieri anglo americani si "dimenticarono" di Monfalcone quando i cantieri furono convertiti in produzione militare al servizio dei tedeschi, salvo qualche scaramuccia, fino a quel terribile momento che nel monfalconese è ben ricordato con i bombardamenti alleati che tra marzo e aprile seminaro...

Fiume e Trieste, unite dallo stesso amaro destino, due città affossate dal nazionalismo italiano

Fiume e Trieste. L'una sbocco sul mare per l'Ungheria, l'altra, per l'Austria. L'Impero controllava l'Alto Adriatico. Una minaccia soprattutto per Venezia.  Due città che erano caratterizzate da una grandissima autonomia, due città di mare, dove pluralismo, cultura mitteleuropea, erano la normalità, con radici slave, latine, germaniche, magiare.  Due città unite dallo stesso amaro destino. Affossate clamorosamente dal nazionalismo italiano che non sapeva di cosa farsene dei porti di Fiume e di Trieste, che non dovevano fare concorrenza a Venezia.
La storia di Fiume fa rima con autonomia, o meglio, ha fatto rima con autonomia. a partire dal 1719, poi persa, per una ventina d'anni, ed essere nuovamente acquisita quando fece parte del Corpus Separatum della corona Ungarica. Dopo la prima guerra mondiale, con l'occupazione della marcia su Fiume, che si concluderà in modo violentissimo, con una sessantina di morti, nel famoso "Natale di sangue", si arriverà a creare lo Stato libero di Fiume che sarà da ponte all'annessione di Fiume all'Italia fascista, ponendosi da questo punto di vista in continuità con l'esperienza disastrosa dannunziana, annessione che avverrà nel 1924. Si sancirà la fine di Fiume. Si comprometterà per anni il suo tessuto socioeconomico. Per l'Italia non contava nulla, un Paese che aveva già decine di porti su cui pontare. Fiume venne soffocata. Per non parlare di tutte le violenze che si determineranno contro chi non era italianissimo o non si adeguava al sentimento del nazionalismo italiano.
Trieste, da quando divenne libero comune, verso la fine del 1200 fece di tutto per difendere il suo status di autonomia ed indipendenza, minato soprattutto dai veneti della serenissima e dai francesi di Napoleone. Sarà nel 1382 che il libero Comune di Trieste con l'atto di dedizione al duca Leopoldo d'Austria, porrà le basi della propria ricchezza, ed erigerà muri politici importanti a difesa della propria autonomia. A significare ciò, venne eretto nella piazza della Libertà il 25 marzo del 1889 un monumento importante, voluto dalla cittadinanza, inaugurato alla presenza delle più alte cariche di quel tempo. Era il monumento voluto dalla città alla dedizione di Trieste all'Austria. Un monumento che rappresentava l'anima della piccola Vienna d'Italia, bocca della capitale austriaca sull'Adriatico, ed il corpus della sua autonomia. Ma, quel monumento, ai primi di novembre del 1918 venne preso d'assalto dai nazionalisti italiani, nella Trieste occupata dall'Italia, insieme alla simbolica Trento. Città che dovette subire le stesse sorti di Fiume. Soffocata dal nazionalismo italiano. Trieste e Fiume, distanti meno di 100 km, due nodi strategici fondamentali per l'Austria e l'Ungheria, due bocche da cucire per il nazionalismo italiano. Che se da un lato si riempiva la bocca di retorica, di esaltazione, nella realtà pratica delle cose comportò la distruzione del tessuto socioeconomico e culturale di Trieste e di Fiume minando la convivenza pacifica secolare di minoranze autoctone e popoli con radici diverse, spazzando via l'autonomismo plurisecolare delle due città.

mb

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