A Lussino, salvate diverse tombe di cittadini italiani dall'oblio, ma c'è ancora molto da fare per il riconoscimento dei diritti della minoranza italiana

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Viene reso noto che a Lussino, grazie all'operato di alcuni cittadini sensibili alla salvaguardia della memoria storica ed identità dei luoghi, sono state salvate una trentina di tombe, esattamente ben 37, nel cimitero di San Martino, dall'oblio e dal degrado a cui erano destinate. I cittadini in questione, tramite la nota pagina facebook dedicata a Lussino hanno reso noto che grazie al finanziamento promosso dall'Università Popolare di Trieste, attraverso i fondi del MAECI Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale,hanno potuto  attivarsi per salvarle. Iniziativa di gran pregio che merita il giusto riconoscimento e gratitudine in un contesto dove la comunità degli italiani,con difficoltà , essendo anche gli italiani autoctoni  ridotti al minimo storico, cerca di attivarsi per quanto possibile anche tramite l'operato di singole individualità per la difesa della memoria storica. Una delle battaglie che stanno conducendo da anni ad esempio è il  r...

Fiume e Trieste, unite dallo stesso amaro destino, due città affossate dal nazionalismo italiano

Fiume e Trieste. L'una sbocco sul mare per l'Ungheria, l'altra, per l'Austria. L'Impero controllava l'Alto Adriatico. Una minaccia soprattutto per Venezia.  Due città che erano caratterizzate da una grandissima autonomia, due città di mare, dove pluralismo, cultura mitteleuropea, erano la normalità, con radici slave, latine, germaniche, magiare.  Due città unite dallo stesso amaro destino. Affossate clamorosamente dal nazionalismo italiano che non sapeva di cosa farsene dei porti di Fiume e di Trieste, che non dovevano fare concorrenza a Venezia.
La storia di Fiume fa rima con autonomia, o meglio, ha fatto rima con autonomia. a partire dal 1719, poi persa, per una ventina d'anni, ed essere nuovamente acquisita quando fece parte del Corpus Separatum della corona Ungarica. Dopo la prima guerra mondiale, con l'occupazione della marcia su Fiume, che si concluderà in modo violentissimo, con una sessantina di morti, nel famoso "Natale di sangue", si arriverà a creare lo Stato libero di Fiume che sarà da ponte all'annessione di Fiume all'Italia fascista, ponendosi da questo punto di vista in continuità con l'esperienza disastrosa dannunziana, annessione che avverrà nel 1924. Si sancirà la fine di Fiume. Si comprometterà per anni il suo tessuto socioeconomico. Per l'Italia non contava nulla, un Paese che aveva già decine di porti su cui pontare. Fiume venne soffocata. Per non parlare di tutte le violenze che si determineranno contro chi non era italianissimo o non si adeguava al sentimento del nazionalismo italiano.
Trieste, da quando divenne libero comune, verso la fine del 1200 fece di tutto per difendere il suo status di autonomia ed indipendenza, minato soprattutto dai veneti della serenissima e dai francesi di Napoleone. Sarà nel 1382 che il libero Comune di Trieste con l'atto di dedizione al duca Leopoldo d'Austria, porrà le basi della propria ricchezza, ed erigerà muri politici importanti a difesa della propria autonomia. A significare ciò, venne eretto nella piazza della Libertà il 25 marzo del 1889 un monumento importante, voluto dalla cittadinanza, inaugurato alla presenza delle più alte cariche di quel tempo. Era il monumento voluto dalla città alla dedizione di Trieste all'Austria. Un monumento che rappresentava l'anima della piccola Vienna d'Italia, bocca della capitale austriaca sull'Adriatico, ed il corpus della sua autonomia. Ma, quel monumento, ai primi di novembre del 1918 venne preso d'assalto dai nazionalisti italiani, nella Trieste occupata dall'Italia, insieme alla simbolica Trento. Città che dovette subire le stesse sorti di Fiume. Soffocata dal nazionalismo italiano. Trieste e Fiume, distanti meno di 100 km, due nodi strategici fondamentali per l'Austria e l'Ungheria, due bocche da cucire per il nazionalismo italiano. Che se da un lato si riempiva la bocca di retorica, di esaltazione, nella realtà pratica delle cose comportò la distruzione del tessuto socioeconomico e culturale di Trieste e di Fiume minando la convivenza pacifica secolare di minoranze autoctone e popoli con radici diverse, spazzando via l'autonomismo plurisecolare delle due città.

mb

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