Che fine ha fatto la fantomatica prigione di Moro di via Massimi?

Ne avevamo parlato anche su queste pagine, pur esprimendo delle perplessità, su quella che poteva essere stata la prima prigione di Moro, in relazione all'inchiesta del giornalista Zatti della Rai. Il reperto 777 sarebbe stato determinante per indicare la Loyola University di via Massimi. Ma, come già era stato segnalato dal gruppo 16 di marzo e poi in un post significativo pubblicato su insorgenze.net si è sostanzialmente smentito in modo evidente che il reperto 777 corrispondesse a Loyola University. La location era invece la prigione di Ascoli Piceno. Bisognerebbe sul punto chiedersi perchè Morucci avrebbe fatto quel disegno, per quale scopo, e chi gli aveva fornito i dettagli di quel sito carcerario. Altro discorso, è invece, la questione della prima prigione di Moro. Effettivamente non si può escludere che presso la Loyola University possa essere stata la prima temporanea prigione di Moro. Ma la cosa sconcertante è che si è passati dal parlare per alcuni giorni con tanto di s...

Quel vuoto al posto della storica Sala de Banfield - Tripcovich di Trieste




Un bellissimo articolo del Piccolo del 2010 con il quale si raccontava la storia della famiglia Tripcovich, si apriva in questo modo :"La lunga storia della famiglia Tripcovich inizia con traffici e battaglie nel mare Adriatico e termina con un naufragio". Finirà nello stesso modo la sala che ospitava fino al 31 dicembre del 2018 l'attività teatrale della Fondazione Lirica Teatro Verdi di Trieste. Nota comunemente come sala Tripcovich, inaugurata nel 1992 , e nel giugno del 2008, è stata intitolata anche Raffaello de Banfied, compositore, musicista, direttore artistico del Teatro Verdi per oltre 26 anni. Un naufragio culturale  è quello che ci sarà a Trieste. Un vuoto, al posto della cultura. In tutti i sensi e le dimensioni.
Sala realizzata sotto il fascismo per essere la stazione delle autocorriere. Progettata nei primi anni '30 da Nordio e Baldi, verrà rilevata dal Comune nel centenario della fine della prima guerra mondiale per essere demolita. Questioni di gusti, di stile, di estetica, di prospettiva, di punti di vista. Il tutto in una città che fa a cazzotti con se stessa prima che con la storia, che rincorre vie ungheresi e cinesi, che da una parte insegue la sua austro-nostalgia dall'altra quasi in un processo  tragicomico di metamorfosi kafkiana celebra il nazionalismo italiano, un colpo di qua, un colpo di là ,e la sala de Banfield Tripcovich, che ha ospitato nei propri spazi l'Orfeo di Gluck, la prima assoluta della Signorina Julie di Antonio Bibalo, la Messa in si minore di Bach, il debutto del Maestro cinese Lü Jia, lascerà spazio al vuoto. 

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