Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Quel vuoto al posto della storica Sala de Banfield - Tripcovich di Trieste




Un bellissimo articolo del Piccolo del 2010 con il quale si raccontava la storia della famiglia Tripcovich, si apriva in questo modo :"La lunga storia della famiglia Tripcovich inizia con traffici e battaglie nel mare Adriatico e termina con un naufragio". Finirà nello stesso modo la sala che ospitava fino al 31 dicembre del 2018 l'attività teatrale della Fondazione Lirica Teatro Verdi di Trieste. Nota comunemente come sala Tripcovich, inaugurata nel 1992 , e nel giugno del 2008, è stata intitolata anche Raffaello de Banfied, compositore, musicista, direttore artistico del Teatro Verdi per oltre 26 anni. Un naufragio culturale  è quello che ci sarà a Trieste. Un vuoto, al posto della cultura. In tutti i sensi e le dimensioni.
Sala realizzata sotto il fascismo per essere la stazione delle autocorriere. Progettata nei primi anni '30 da Nordio e Baldi, verrà rilevata dal Comune nel centenario della fine della prima guerra mondiale per essere demolita. Questioni di gusti, di stile, di estetica, di prospettiva, di punti di vista. Il tutto in una città che fa a cazzotti con se stessa prima che con la storia, che rincorre vie ungheresi e cinesi, che da una parte insegue la sua austro-nostalgia dall'altra quasi in un processo  tragicomico di metamorfosi kafkiana celebra il nazionalismo italiano, un colpo di qua, un colpo di là ,e la sala de Banfield Tripcovich, che ha ospitato nei propri spazi l'Orfeo di Gluck, la prima assoluta della Signorina Julie di Antonio Bibalo, la Messa in si minore di Bach, il debutto del Maestro cinese Lü Jia, lascerà spazio al vuoto. 

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