C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

No. Non me ne strafotto della mostra che a Trieste celebra D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

Costo totale 382.190,00, incluse le 20 mila euro per la statua di D'Annunzio. Mostra che vede anche un contributo di Trieste Trasporti S.p.A. con una sponsorizzazione pari a Euro 97.600,00- Iva inclusa e un contributo della Fondazione Cassa di Risparmio di Trieste di Euro 75.000,00.  La mostra "Disobbedisco" realizzata in collaborazione con la Fondazione Il Vittoriale degli Italiani e la Societa' Contemplazioni s.r.l., che ha curato diverse mostre di Vittorio Sgarbi, oltre che il Comune di Trieste, per quattro mesi sarà presente nella sala, meravigliosa, dell'ex pescheria della città. Una mostra che si apre con la Fiat Tipo 4 con cui l'eversore e nazionalista D'Annunzio entrò a Fiume, per occuparla, anche se in quella mostra lo si riconosce quasi come fosse un liberatore, e si conclude con l'enorme tricolore del Regno d'Italia donato a Trieste, al "duce divino" come si faceva chiamare il Vate.
E qui c'è anche una contraddizione pazzesca. Perchè D'Annunzio farà la guerra a quella bandiera, avendo sparato i suoi legionari ai soldati del Regno d'Italia e disobbedito allo Stato italiano. Quel tipo di disobbedienza che legherà il fiumanesimo con il fascismo. Lettura che nella mostra viene negata.  E non poteva essere che così visto il processo di riabilitazione in atto.
In mezzo, cimeli, che non hanno un bel niente di rivoluzionario, poi, certo bisogna capire cosa si vuole intendere per rivoluzionario, come giustamente osservato, anche il fascismo è stato un processo, a modo suo, rivoluzionario. 


Cimeli, oggetti, principalmente espressione del militarismo che ha connotato quell'evento, una mostra che si apre alla biglietteria con i libri del curatore della mostra e il catalogo della mostra, la cui voce del curatore narrerà, in continuazione, all'interno del percorso cubico, che si visita in una ventina di minuti, la sua visione della marcia su Fiume, quella su cui si è allineata senza una mezza virgola di critica, ovviamente questa esposizione voluta dal Comune di Trieste. Visione legittima, ci mancherebbe, ma non accettabile nella sua impostazione storica. Il Comune di Trieste ha deciso di celebrare l'impresa di Fiume, lo ha scritto a chiare lettere, e di questo stiamo parlando. Il resto sono chiacchiere.
Mostra che emozionerà forse qualche nostalgico, che se ne uscirà magari fischiettando qualche canzonetta dell'epoca, e che ti pone un interrogativo. Ma visto che è così difficile riuscire a  parlare della riabilitazione della Brigata Catanzaro, che è stata fucilata perchè si rifiutava di obbedire a degli ordini folli, e cercarono nella loro rivolta D'Annunzio, vennero poi fucilati, e D'Annunzio, assistendo alla loro fucilazione dedicò a questi poveri soldati, beffa nella beffa, dei versi, come è possibile riabilitare un personaggio ed un fatto storico eversivo, che porterà dei militari eversori a scontrarsi con i militari del Regno d'Italia, cosa che non ha avuto precedenti nella storia d'Italia? 

Quale disobbedienza? Qui non stiamo parlando della disobbedienza di don Milani, e neanche di quella della Brigata Catanzaro, ma di un atto che ha rischiato di trascinare il nostro Paese in una nuova guerra, che ha comportato una sessantina di vittime, oltre che porre alcune importanti basi per il fascismo. Fiume è una città croata, oggi, non è nostra, e non è mai stata "nostra", venne occupata in modo illegale ed eversivo, venne poi annessa in conseguenza di quel fatto nel '24 e del Regno d'Italia consocerà solo il fascismo.
All'interno della mostra leggerai un motto, me ne strafotto, su un gagliardetto, variante del motto legionario "me ne frego" coniato a Fiume che verrà come quasi tutto il resto fatto proprio dal fascismo perchè il fascismo si è posto in continuità con la marcia su Fiume, il dito può anche distrarti, ma la luna è questa, un fatto eversore, nazionalista, militarista, antislavo, che aveva lo scopo di annettere una città straniera all'Italia, tramite l'inventato concetto della "vittoria mutilata" e porre le basi per la marcia su Roma che doveva fare D'Annunzio, ma si fece fregare dall'altro duce, il Mussolini, il suo "compagno d'armi". No, di questa mostra non me ne strafotto.
 mb

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