C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Verrà rimpatriato in Pakistan. Ma in bara. Il caso di Sajid


Era dublinante, Sajid Hussain. Dublinante è definito in modo improprio il richiedente asilo che dopo avere presentato domanda di protezione nel primo Stato in cui sono stati identificati fanno un’altra richiesta di asilo in un secondo Stato e quindi vengono rinviati forzatamente nel territorio del primo.
Sajid era un ragazzo di 30anni, richiedente asilo, ospitato presso il CARA di Gradisca, che si è suicidato gettandosi nelle acque del Fiume Isonzo che per l'ennesima volta continua a risucchiare vite. Viveva dei problemi personali, era rimasto incastrato nel sistema della burocrazia. Voleva andare via dall'Italia, essere rimpatriato. Ricongiungersi con la sua famiglia in Pakistan. Riuscirà a farlo. Ma da morto. In bara. E anche qui le peripezie sono complesse, partirà una raccolta fondi per cercare di raggiungere le risorse necessarie per rendere possibile il trasferimento nella sua terra d'origine. Una storia tristissima quella di Sajid. Tanti forse, tanti interrogativi e sospetti che c'erano già dal momento in cui si era appresa la notizia del suicidio. Sul Piccolo di Gradisca viene raccontata la storia di Sajid, dove gli interrogativi che emergono sono parecchi, dove delle riflessioni sono necessarie verso un sistema che a volte può effettivamente imprigionarti. Questa era la situazione che viveva Sajid. Si sentiva bloccato, incastrato, qui, in questo territorio italiano.
Una sconfitta per tutti noi, per un sistema che tratta persone e non cose, non oggetti, ma esseri umani che spesso facciamo finta di non vedere, oppure odiamo, contro cui per lungo tempo parte della società grazie anche a della politica faziosa e irresponsabile ha scaricato  semplicemente il peggio di sè. Questa è una storia che va raccontata, questo è un caso che va analizzato, è una storia che deve uscire dai recinti della cronaca locale, questa è una storia che deve essere conosciuta, perchè non si ripeta mai più, per quanto umanamente possibile.

mb

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