La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

Lettera aperta alla città di Fiume/ Rijeka, a Trieste celebreranno D'Annunzio per l'occupazione nazionalista della vostra città

A Fiume, Rijeka, in Croazia, seppur timidamente e anche in vista del 2020, quando sarà capitale europea della cultura, si stanno facendo delle aperture al bilinguismo visivo a favore della minoranza autoctona italiana e recuperando anche quell'identità storica e culturale italiana che ha fatto parte della storia di Fiume, Rijeka, città simile a Trieste per la sua vivacità culturale e per il suo pluralismo. Forse a Fiume non sono però a conoscenza di cosa sta accadendo nella vicina Trieste. Già da anni tra Ronchi e Monfalcone presso un monumento realizzato sul territorio di Monfalcone negli anni '60, c'è chi celebra la marcia di occupazione della città di Fiume, partita casualmente da Ronchi, ove, suo malgrado, è stata dedicata a D'Annunzio una via, la cittadinanza onoraria e anche il proprio toponimo, diventando Ronchi dei legionari, da Ronchi di Monfalcone, in omaggio ai legionari che occuparono Fiume il 12 settembre del 1919, il tutto in una cittadina che ha ricevuto la "bandiera d'onore del Consiglio d'Europa", e che vede "imposta" parte della propria storia ad un mero atto nazionalistico inconciliabile con i valori europeisti che si dicono voler celebrare e onorare, quanto accadrà nel capoluogo giuliano, del Friuli Venezia Giulia non è meno grave. Come emerge nella  Deliberazione Giuntale n. 223 dd. 02.05.2019 del Comune di Trieste, richiamata poi con l'atto REG. DET. DIR. N. 1315 / 2019 si legge chiaramente che 
"considerato che quest'anno ricorre il centesimo anniversario dell'”Impresa di Fiume”, ribellione di alcuni reparti del Regio Esercito (circa 2.600 uomini tra fanteria e artiglieria) finalizzata a occupare la città adriatica di Fiume, contesa tra il Regno d'Italia e il Regno di Jugoslavia; organizzata da un fronte politico a prevalenza nazionalista e guidata dal poeta Gabriele D'Annunzio, la spedizione raggiunse Fiume il 12 settembre 1919 proclamandone l'annessione al Regno d'Italia; preso atto della volontà del Comune di Trieste di celebrare tale anniversario promuovendo una mostra sulla figura artistica e umana di Gabriele D’Annunzio, Vate d’Italia, al fine di dare risalto ad una delle personalità più eminenti del primo Novecento, anche in considerazione della sua rilevanza nell’ambito degli avvenimenti legati alla Grande Guerra, che hanno inciso profondamente sull’identità del territorio regionale e triestino in particolare;è stata approvata la realizzazione della mostra ''Disobbedisco. La rivoluzione di D'Annunzio a Fiume 1919 – 1920'' nell'ex Pescheria - Salone degli Incanti, tra luglio e novembre 2019". Per fare ciò  è stata approvata la spesa complessiva di Euro 382.190,00. Nella bozza di presentazione della mostra si legge che "Si prevede che la parte esterna della struttura museale sia progettata come una vera e propria opera d'arte a ricordo del D'Annunzio eroe."
E come si è appreso dalla stampa locale, dal Piccolo di Trieste nonchè da Radiocapodistria, in Piazza della Borsa di Trieste verrà anche realizzata una statua con D'Annunzio seduto su una panchina mentre legge un libro, per omaggiare, ovviamente l'occupazione della città di Fiume.
Ora, come si legge nell'atto del Comune si riconosce chiaramente il connotato nazionalista di quella marcia, che a parere di chi ora scrive farà scivolare Fiume nelle redini del fascismo, occupazione che nel "natale di sangue" determinerà anche la morte di una sessantina di persone tra militari e civili, per non parlare dell'utilizzo dell'olio di ricino, dei comportamenti razzisti contro i croati che lo stesso D'Annunzio in alcuni suoi scritti passati definiva come "mandria di porci, schiaveria bastarda" a titolo esemplificativo. Concetti che saranno poi proprio del fascismo. Nell'atto del Comune, dunque, si legge anche che si vuole "celebrare" quell'anniversario che condurrà all'occupazione nazionalistica di "legionari" italiani della città di Fiume. Tutto ciò è a dir poco sconcertante.

Ci si domanda se la città di Fiume è conoscenza di tutto ciò e se intende accettare come fatto normale che nella città di Trieste, o tra Ronchi e Monfalcone, dunque in territorio italiano, cioè Paese fondante l'Europa unita nella diversità, si celebri l'occupazione militarista, nazionalista  come avvenuta nel 1919, di una città che non era italiana, ed oggi appartiene legittimamente alla Croazia.

Voglio ricordare che nel 2017 l'Ambasciata croata in Italia così rispose ad una mia sollecitazione a prendere posizione sul fatto che tra Ronchi e Monfalcone si continua a "celebrare" l'occupazione di Fiume:
 Condividiamo la sua opinione  che simili anniversari danneggiano l'atmosfera dei rapporti amichevoli tra i nostri due Paesi e che celebrarli incita sentimenti nazionalistici. L'ambasciata della Repubblica di Croazia a Roma, da parte sua, intraprenderà tutto il possibile nell'ambito delle proprie competenze, e apprezzeremmo altrettanto il suo ulteriore impegno nella questione. Siamo sicuri che lei, come stimato cittadino della Repubblica italiana, insieme ad altri suoi concittadini, può, più di tutti, contribuire al cambiamento di tale clima e alla ancora migliore costruzione dei rapporti di buon vicinato, in particolare nelle zone multietniche adiacenti ai confini

mb

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