La celebrazione del fascismo della passeggiata di Ronchi di D'Annunzio e l'occupazione di Fiume

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Mio caro compagno, Il dado è tratto. Parto ora. Domattina prenderò Fiume con le armi. Il Dio d'Italia ci assista. Mi levo dal letto febbricitante. Ma non è possibile differire. Ancora una volta lo spirito domerà la carne miserabile. Riassumete l'articolo !! che pubblicherà la Gazzetta del Popolo e date intera la fine . E sostenete la causa vigorosamente, durante il conflitto. Vi abbraccio Non sarà stato forse un fascista dichiarato, D'Annunzio, certo è che non fu mai antifascista, era lui che aspirava a diventare il duce d'Italia e la prima cosa che fece, all'atto della partenza da Ronchi per andare ad occupare Fiume, fu quella di scrivere a Mussolini, per ottenere il suo sostegno. Perchè D'Annunzio ne aveva bisogno. Il fascismo fu grato a D'Annunzio, per il suo operato,  tanto che si adoperò anche per il restauro e la sistemazione della casa dove nacque D'Annunzio e morì la madre. E alla notizia della morte, avvenuta il 1 marzo del 193

25 anni di menzogne su Ilaria Alpi e Miran Hrovatin




Gli anni passano. E passano in fretta. E' chiaramente impossibile mantenere alta l'attenzione per 25 anni, continuamente, su un determinato evento, fatto, per quanto drammatico e tragico e violento. Perchè il mondo corre, è difficile stargli dietro, altri eventi ti travolgono, altri fatti emergono con prepotenza, in un mondo dove giustizia e verità, rischiano spesso di diventare principi, per quanto fondamentali e imprescindibili, sacrificati per la menzogna di stato. Questo è il caso di Ilaria Alpi e Miran Hrovartin. Son passati 25 anni da quell'agguato, spacciato per rapina, ci sono state sentenze, c'è chi ha scontato 17 anni di galera per poi essere assolto, condannato da innocente, ci sono state commissioni d'inchiesta che non hanno portato da nessuna parte, se non all'assoluzione del sistema, si è parlato di Gladio, e di interessi plurimi coinvolti, di tutto e di più. Intanto, sono sorti premi, fondazioni, la società civile non si è rassegnata all'ingiustizia, perchè alla fine, tutti, almeno una parte di verità la conoscono, Ilaria e Miran sono stati uccisi per il loro lavoro, per quella fogna a cielo aperto di malaffare che stavano portando sotto i fari dell'attenzione mediatica, un lavoro d'inchiesta considerato scomodo, da un sistema corrotto, e criminale, che ha coinvolto diversi interessi e affari di stato. Anche in questo caso la verità e giustizia non è stata trattata come affare di stato, con la conseguenza che son passati 25 anni di calunnie, menzogne, depistaggi. Il tempo della verità e giustizia per Ilaria e Miran, forse un giorno arriverà, ma non perchè caduta dal cielo, perchè conquistata, o forse anche no, quello che è certo, è che ancora una volta l'Italia si trova a dover fare i conti con un caso che speravano alcuni di archiviare nella storia degli eventi, così non è stato, perchè quando pensi a Ilaria e Miran, sai che in quel momento stai pensando ad un profondo caso di ingiustizia, quella che non potrà mai renderci partecipi di un Paese degno di essere libero, autonomo, indipendente e democratico. Non riuscire a conseguire queste verità, significa tradire, prima di tutto, lo spirito profondo che ha caratterizzato la nascita della nostra Costituzione. Nata da un processo di guerra, di dissoluzione del Paese, non solo una nuova pagina, ma un nuovo libro, con ideali profondi e principi, immensi, e anche nel caso di Ilaria e Miran si è in presenza di una Repubblica che non ha riconosciuto i diritti inviolabili dell'uomo, a partire da quello della giustizia.

mb

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