Che fine ha fatto la fantomatica prigione di Moro di via Massimi?

Ne avevamo parlato anche su queste pagine, pur esprimendo delle perplessità, su quella che poteva essere stata la prima prigione di Moro, in relazione all'inchiesta del giornalista Zatti della Rai. Il reperto 777 sarebbe stato determinante per indicare la Loyola University di via Massimi. Ma, come già era stato segnalato dal gruppo 16 di marzo e poi in un post significativo pubblicato su insorgenze.net si è sostanzialmente smentito in modo evidente che il reperto 777 corrispondesse a Loyola University. La location era invece la prigione di Ascoli Piceno. Bisognerebbe sul punto chiedersi perchè Morucci avrebbe fatto quel disegno, per quale scopo, e chi gli aveva fornito i dettagli di quel sito carcerario. Altro discorso, è invece, la questione della prima prigione di Moro. Effettivamente non si può escludere che presso la Loyola University possa essere stata la prima temporanea prigione di Moro. Ma la cosa sconcertante è che si è passati dal parlare per alcuni giorni con tanto di s...

Almeno a Trieste osano immaginarlo un futuro,nell'Isontino meglio trincerarsi nella storia che osare il futuro

Si tratterà di progetti che fanno discutere, che hanno suscitato migliaia di reazioni, polemiche, satira, ironia e forse anche rabbia, da piazza Sant'Antonio, al parco del Mare, al porto Vecchio, alla via della seta, a Trieste, nel bene o nel male, almeno dei tentativi di rompere l'immobilismo, il tutto fermo, il no se pol, ci sono. Poi magari non si arriverà a fare nulla di quello di cui si discute. Ma un futuro della città lo si immagina, dalla sua estetica, al suo ruolo strategico tra Est ed Ovest. Basta percorrere 30 km, uscire da quello che una volta segnava il vecchio confine del Territorio Libero di Trieste, che ancora oggi vede il territorio disseminato di bandiere alabardate da un lato, dall'altro da quel cippo in pietra che ricorda che il 26 ottobre del '54 come atto della ricongiunzione di Trieste e Italia, dalle parti di Duino, per entrare nella "provincia" geografica, di Gorizia, nell'Isontino. Qui tutto tace. Di nuovo negli ultimi anni vi è stato il tentativo di fondere dei Comuni, risposta rispedita al mittente, con dei progetti che neanche a Dubai forse avrebbero osato proporre, di concreto vi è stato il polo intermodale dello scalo di Ronchi, opera che al momento è sottoutilizzata rispetto a delle previsioni fatte non si sa su quale base e che rischia di essere una enorme cattedrale nel deserto, e si ricorda anche il centro commerciale di Villesse, in una piccola fetta di territorio che ha una delle più alte concentrazioni di centri commerciali d'Italia. Qui si vive, come è stato detto dai più, di ordinaria amministrazione. Ci si inventa al massimo delle ordinanze per vietare il vietabile, per riempire le pagine dei giornali, ed il massimo a cui si può aspirare è alla gara a chi ha la pista sul ghiaccio più lunga. L'unica eccezione di vitalità, parentesi di fine autunno e inizio inverno, è quella genialata del Curling Bisiac di Ronchi, il resto, è zero totale. Un territorio che non ha alcuna visione del futuro, alcuna progettualità. Con uno scalo aeroportuale situato a pochi minuti dal centro di due cittadine, Ronchi e Monfalcone, ma è come se fosse distante migliaia di km. A pochi minuti da due zone industriali ma è come se non esistesse. Anzi, se si continua così, se salta la privatizzazione, che vede una cessione del 55% delle quote, 10% in più rispetto alla precedente gara e con uno sconticino di 8 milioni di euro rispetto alla scorsa asta andata deserta, qui si chiude baracca, a quanto pare. Perchè il futuro non fa rima con Isontino. Meglio trincerarsi, appunto, nella storia, in un passato che non si vuole superare, proprio perchè non si sa dove andare, mentre l'uomo sta per andare su Marte.

Marco Barone

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