Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Prima gli italiani? Discriminati i bisiachi. Prima i bisiachi

Difendere le proprie radici culturali, la propria storia, la propria identità e la propria lingua. Che poi questa sia un dialetto poco importa. Nelle scuole della Bisiacaria, zona cuscinetto tra il Friuli e Trieste, vi è una concentrazione di italiani preponderante. Eccessiva. Non ci può essere integrazione se tutti parlano italiano. Applicato il tetto per i non italofoni, pur non capendosi sulla base di cosa si identifichi in via presuntiva un bambino come italofono, sussiste una emergenza che rischia di portare all'estinzione quella specificità che ha connotato la storia di questa piccola regione del confine orientale italiano. Il bisiaco. 
La nostra cultura. Le nostre radici. Il nostro popolo. Prigioniero tra due acque, Timavo e Isonzo, due fiumi non sacri alla patria, ma sacri ai bisiachi, si rischia l'estinzione del bisiaco a causa dell'eccessiva italianizzazione di queste terre iniziata nei tempi che furono soprattutto con una importazione di terroni impressionante assimilati in cabibi.
Troppi italiani, pochi bisiachi. Il bisiaco a breve diventerà uno sconosciuto, un qualcosa che si potrà leggere neanche nei libri di storia, ma nei libri locali racchiusi in qualche scaffale di una biblioteca del mandamento. Spazio permettendo. Il prima gli italiani ha comportato una discriminazione, una esclusione sociale importante nei confronti dei bisiachi. Il doc è minato nelle sue fondamenta. Ed allora avanti tutta con il prima i bisiachi. Si pretende un tetto di italiani nelle classi del 30%, per salvaguardare una specie sociale in via di estinzione, come le tigri, nel mondo ne sono rimaste solo meno di 4 mila e visto il calo demografico sussistente in Bisiacaria e Friuli Venezia Giulia è allarme rosso o nero.

Marco Barone

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