Cosa dice la normativa
Come
si legge nella normativa di riferimento le onorificenze sono conferite
con decreto del Presidente della Repubblica, su proposta del Presidente
del Consiglio dei Ministri, sentita la Giunta dell'Ordine. L'Ordine "Al
Merito della Repubblica Italiana", secondo gli scopi indicati dalla
legge 3 marzo 1951, n. 178, che lo istituisce, è destinato a
ricompensare benemerenze acquistate verso la Nazione nel campo delle
scienze, delle lettere, delle arti, dell'economia e nel disimpegno di
pubbliche cariche e di attività svolte ai fini sociali, filantropici ed
umanitari, nonché per lunghi e segnalati servizi nelle carriere civili e
militari. Ma anche per benemerenze di segnalato rilievo nel campo delle
attività indicate nell'articolo precedente e per ragioni di cortesia
internazionale il Presidente della Repubblica può conferire onorificenze
all'infuori della proposta e del parere richiesti dal primo comma
dell'art. 4 della legge 3 marzo 1951, n. 178. Il decreto di concessione è
controfirmato dal Presidente del Consiglio.
Il problema per la revoca è data dall'articolo 10 del D.P.R. 13 maggio 1952, n. 458 (Norme per l'attuazione della legge 3 marzo 1951, n. 178,
concernente la istituzione dell'Ordine "Al Merito
della Repubblica Italiana" e la disciplina del conferimento
e dell'uso delle onorificenze).
Fuori dei casi previsti dagli articoli precedenti, le onorificenze possono essere revocate solo per indegnità. Il Cancelliere comunica all'interessato la proposta di revoca e gli contesta i fatti su cui essa si fonda, prefiggendogli un termine, non inferiore a giorni venti, per presentare per iscritto le sue difese, da sottoporre alla valutazione del Consiglio dell'Ordine. La comunicazione è fatta a mezzo di lettera raccomandata con avviso di ricevimento nell'abituale residenza dell'interessato, o se questa non sia nota, nel luogo ove fu data partecipazione del decreto di concessione. Decorso il termine assegnato per la presentazione delle difese, il Cancelliere sottopone gli atti al Consiglio dell'Ordine, per il parere prescritto dall'art. 5 della legge.
In sostanza essendo Tito morto l'onorificenza riconosciuta dalla Repubblica italiana non può essere revocata. E contro ciò si sono scontrati già tutti coloro che hanno questa ossessione. Non è come revocare insomma una cittadinanza onoraria, il discorso è più complesso.
Ed allora ci penserà la regione del FVG, forse. Come?
Modificare la legge per revocare onorificenza riconosciuta a Tito
Sul sito della regione FVG si legge: "Far sì che la Giunta regionale si adoperi nei
confronti del Governo per modificare la legge che disciplina la
concessione delle onorificenze (legge 178/1951), al fine di
revocare quelle "Al merito della Repubblica italiana" conferite a
Josip Broz Tito, dal 1945 primo ministro e dal 1953 al 1980
presidente della Repubblica socialista federale di Jugoslavia. È questo il senso della mozione depositata in Consiglio
regionale, che vede come primo firmatario l'assessore regionale a
Politiche comunitarie e corregionali all'estero, Pierpaolo
Roberti, e punta a far decadere qualsiasi riconoscimento
assegnato dallo Stato italiano nei confronti del Maresciallo per
i crimini perpetrati contro le popolazioni italiane in Istria,
Venezia Giulia e Dalmazia durante il suo periodo alla guida della
Jugoslavia. Roberti ha evidenziato che "anche se è inusuale che un assessore
proponga e sia primo firmatario di una mozione, ho scelto questa
via per dare all'azione di pressing sul Governo una base
condivisibile da tutte le forze politiche. La mozione, già
depositata, è infatti aperta alla sottoscrizione di chiunque
voglia contribuire a far in modo che quell'onorificenza ingiusta
ed irrispettosa venga revocata". L'assessore ha quindi precisato che "quest'azione non può e non
deve essere vista come un ritorno al passato ma, anzi, come la
volontà di volgere lo sguardo al futuro. Revocare le onorificenze
a Tito consentirà di relegare al passato una storia che ha
lacerato le nostre terre, creando contrapposizioni che solo
riconoscendo la verità potranno essere completamente e finalmente
sanate".
Storia dell'onorificenza riconosciuta a Tito
Il 2 ottobre del 1969 Saragat e Moro si recheranno a Belgrado, per una visita ufficiale che durerà cinque giorni. Sarà questa la prima visita compiuta da un Presidente della Repubblica italiana in Jugoslavia dalla fine della guerra. Moro ripartirà prima di Saragat, per impegni già concordati, poiché a New York, doveva partecipare all'assemblea delle Nazioni Unite. Si affrontarono varie questioni, dagli investimenti italiani nelle infrastrutture Jugoslave, alla possibilità di prevedere ulteriori contratti tra la Zastava e la FIAT per arrivare alla produzione da 50 mila auto a 180 mila annue. Il 4 ottobre durante una partecipata ed attesa conferenza stampa Tito accetterà l'invito rivolto pubblicamente da Saragat, ovvero venire in Italia e si parlerà pubblicamente del 1970 e la dimostrazione che i rapporti erano non buoni ma ottimi venne evidenziata da un colloquio non programmato tra i due Presidenti tanto che Tito per la prima volta aprì alla possibilità di ridiscutere la questione dei confini con l'Italia.
La difficile visita di Tito tra attentati e colpi di stato
Intanto, contestualmente a ciò, a Trieste ed al confine di Gorizia ci saranno attentati antisloveni, chiaramente collegati alla visita di Saragat in Jugoslavia, ed il 12 dicembre 1969 giorno in cui ci sarà l'espulsione della Grecia dal Consiglio d'Europa, giorno in cui, a Lubiana, si doveva svolgere il difficile incontro, per ovvi motivi, tra Tito e Bascev, ministro degli esteri della Bulgaria, uno dei Paesi che riconobbe la reggenza del regime greco, a Milano esploderà anche la nota bomba di Piazza Fontana.
E veniamo al 7/8 dicembre 1970 ed
alla mancata visita di Tito, programmata e come comunicata pubblicamente
già ne '69. In Italia si doveva realizzare il noto golpe. Non è un
mistero che durante il dibattimento in ordine ai fatti del golpe
Borghese emerse che a detta di alcuni il motivo della visita di Tito era
lo scorporo della zona B di Trieste per cui il contro-ordine fu emanato
nel momento in cui Borghese seppe che l'arrivo di Tito era stato
rinviato. Ed emerse anche che l'azione eversiva era stata suggerita dai
servizi Segreti proprio per la visita di Tito.
Sarà interessante quanto riporterà
anche il The Guardian ovvero che solamente due giorni prima della visita
di Tito si era svolto in Italia il tentato colpo di stato e che
dovevano essere state coinvolte anche alcune centinaia di emigranti
sloveni che avrebbero avuto il compito di dare una mano ai gruppi
neofascisti e di rendere impossibile la visita dello statista
jugoslavo.( George Armstrong: Italians ready for Tito’s postponed visit. The Guardian, 22. 3. 1971. Il ritaglio si trova per es. in TNA FCO 28/1640 ). Ma a
quanto pare la "notte della Madonna" doveva non solo coinvolgere Roma ma
contestualmente anche Zagabria e la commissione d'inchiesta come
istituita da Tito, che nel marzo del '71 presentò le conclusioni, fece
trapelare che il tutto, per quanto riguardava le vicende croate,
sembrava essere ricondotto ad un mero intrigo dei servizi segreti
locali.
Il messaggio dell'ANPI per la visita del '71 di Tito
L'importante visita avverrà
nel marzo del 1971.
Il 24 marzo 1971, il giorno antecedente la vista di Tito in Italia,
l'ANPI saluterà il tutto in modo positivo così scrivendo: “la visita
affonda le sue radici ideali nella comune resistenza al nazismo, quando
tutti e due i nostri popoli lottarono non solo per la cacciata
dell'invasore straniero ma anche per il radicale rinnovamento delle
vecchie strutture politico sociali ed economiche che avevano fino ad
allora impedito lo sviluppo dei nuovi ordinamenti democratici e popolari
(...) Nell'impegno che ci deriva dal comune passato di lotte nel nome
di una amicizia che nell'odierna visita trova una ulteriore conferma ed
alimento. salutiamo il maresciallo Tito, da partigiani a partigiano, col
vecchio grido di guerra della resistenza: " Morte al fascismo. libertà
ai popoli”. Nel primo comunicato congiunto emesso tra le autorità
Jugoslave e quelle Italiane si evidenziava innanzitutto che “le due
parti hanno concordato circa la necessita di continuare ad adoperarsi
per un rafforzamento di un clima di fiducia e di distensione
internazionale che consenta di individuare adeguate soluzioni alle crisi
che tuttora turbano la pace nel mondo”. Tito visiterà anche la FIAT e
sarà nota la foto sorridente
tra Tito ed Agnelli con una delegazione
dello stabilimento di Torino, visita che si ripeterà nel 1973. Probabilmente l'elemento più importante della visita di Tito in Italia
sarà l'incontro, di oltre due ore, avuto con il
Papa Paolo VI. La
Jugoslavia veniva considerata come l'unico Paese socialista europeo che
aveva completamente normalizzato le proprie relazioni diplomatiche con
il Vaticano.
Il messaggio del Papa
A conclusione dell'incontro il Papa, rivolgendosi a Tito ed alla
Jugoslavia, riconobbe che “non senza interesse abbiamo visti affermati
nei fondamenti della vostra Carta principi come quelli della
umanizzazione dell'ambiente sociale e del rafforzamento della
solidarietà e della collaborazione fra gli uomini e del rispetto della
dignità umana”.
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messaggio di Pertini per Tito, conservato a Belgrado |
Nell'Italia disastrata, dove succede di tutto e di più, a cosa deve
pensare giustamente il Governo? Quale la sua priorità? Modificare legge
per revocare la giusta onorificenza riconosciuta a Tito ai cui funerali
parteciparono tutti i più importanti capi di Stato del mondo, a partire dal nostro.
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