Il Comune di Ronchi "adotti" la tomba storica della famiglia Fontanot e le tombe storiche a rischio oblio del cimitero

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Il territorio ronchese durante le drammatiche vicende della seconda guerra mondiale ha pagato dazio pesantemente soprattutto per il contributo dato da diverse famiglie nella lotta di liberazione. Decine di famiglie hanno visto spezzato il proprio legame, non hanno potuto veder crescere i propri figli, fratelli, sorelle perchè la guerra non conosce pietà alcuna. Tra le famiglie che maggiormente hanno lasciato il segno nella storia non solo locale ma anche internazionale c'è sicuramente quella dei Fontanot. Su cui sono stati scritti diversi libri, realizzati documentari e intitolate vie in diverse località. Eppure al cimitero di Ronchi non si può restare indifferenti allo stato attuale in cui si trova la tomba dei Fontanot. Scritte purtroppo totalmente illeggibili e alcuni segni di cedimento della struttura tombale. In quella tomba, si riportano i nomi di Fontanot Regina, Fonanot Licio, Fontanot Giovanni, Fontanot Maria, Fontanot Enea, Fontanot Armido, Fontanot Vinicio e Fontanot ed ...

Se una maestra di Monfacone chiede: "Che senso ha allora parlare di nazione e di Patria?"

"Ci siamo accorte però che nelle nostre sezioni avviene una discriminazione al contrario, viene meno la trasmissione della nostra cultura e dei nostri valori. Che senso ha allora parlare di nazione e di Patria? Ben venga l'integrazione, chi porta una cultura diversa arricchisce tutti ma solo se la nostra identità è forte e rappresentata." Queste  alcune delle parole di una maestra della scuola dell'infanzia di Monfalcone intervenuta, nello spazio lettere del Piccolo di Trieste, sulla questione del tetto per gli studenti stranieri in città. Il testo dell'accordo è noto che ha come obiettivo primario quello di "incentivare le iscrizioni a Monfalcone in particolare da parte delle famiglie italofone". E ci si domanda come è possibile che dei rappresentanti della scuola pubblica abbiano potuto sottoscrivere un simile testo. Il resto che ne deriva, a partire dalle fantomatiche percentuali, alle classi ponte considerate da tanti come classi ghetto sono solo una conseguenza di quello scopo primario. Un concetto incredibile quello di voler incentivare le iscrizioni delle famiglie italofone. Soprattutto per una regione piccola e complessa come il FVG che ha conosciuto e vissuto nel '900 una storia che si è rivelata essere unica, per la sua drammaticità, nel panorama occidentale europeo che dovrebbe aver lasciato qualche minimo insegnamento. Ritornando alla domanda della maestra, che senso ha parlare di patria e nazione? Piacerebbe sinceramente capire quale sia il nesso di patria e nazione con la questione dei bambini stranieri alla scuola dell'infanzia ed i "valori" che andrebbero insegnati nella stessa scuola. Come quello della "nostra" identità. Che dovrebbe essere forte e rappresentata a detta della maestra. Cosa si intende per nostra identità? Cosa si intende per forte? In una regione come quella del Friuli Venezia Giulia, poi? E cosa c'entra tutto ciò con il lavoro alla scuola dell'infanzia?

Marco Barone

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