In Italia non si parla più d'Egitto ma stiamo continuando a difendere e ad armare la dittatura militare di Al Sisi

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Mentre il processo per Giulio continua il suo cammino, nonostante l'assenza totale di collaborazione da parte del governo egiziano, non può non riscontrarsi che la normalizzazione dei rapporti tra Italia ed Egitto non solo è oramai consolidata ma a tutti gli effetti il nostro Paese contribuisce con l'Occidente alla difesa della dittatura militare di Al Sisi che per le riforme costituzionali a livello elettorale arriverà sicuramente fino al 2030 e difficilmente mollerà il potere anche dopo. L'ultima volta che si è citato Giulio nel sito governativo egiziano è addirittura il gennaio del 2023 quando incontrando l'ambasciatore Quaroni si scrisse: "L'incontro ha anche toccato il caso del Regeni e la cooperazione degli studenti italiani per trovare la verità e servire giustizia". Come ben sappiamo siamo nel mondo delle balle colossali, perché da parte egiziana il muro è sempre lo stesso e di accordi di cooperazione giudiziaria neanche l'ombra...

Il progetto della candidatura al premio Nobel per la Pace alle realtà che sostengono l'operato di Franco Basaglia



Il Nobel per la Pace è un premio importante, simbolicamente rilevante e nasce con lo scopo di tutelare gli ideali "nella difesa delle relazioni amichevoli tra i popoli". Un premio che nel corso degli anni non è andato solo a persone fisiche ma anche a realtà associative come Medici senza Frontiere, Organizzazione per la proibizione delle armi chimiche, Gruppo intergovernativo sul cambiamento climatico, International Campaign to Abolish Nuclear Weapons, la Croce Rossa, Amnesty International ed altre ancora.  Franco Basaglia era veneto di nascita, si formerà a Padova, dove conoscerà anche la detenzione a causa della guerra, per giungere poi in Friuli Venezia Giulia e sarà tra Gorizia e Trieste che porrà le basi per quella che è stata effettivamente una vera e propria rivoluzione culturale, sociale di portata epocale enorme ed ancora oggi non pienamente colta se non sconosciuta ai più. In una società dove si tende a dare tutto per scontato.  L'umanizzazione dei pazienti afflitti da problemi mentali, il dare dignità umana a persone trattate fino a quel momento come bestie, se non peggio, per arrivare alla storica legge 180  del 13 maggio 1978 che sancirà la chiusura dei manicomi ed una diversa regolamentazione dell'ancora dibattuto trattamento sanitario obbligatorio.  
Cosa c'entra il premio Nobel per la Pace con lo spirito e la rivoluzione di Franco Basaglia?  
Una intuizione importante del Presidente del comitato permanente Ondina Peteani, Gianni Peteani, ha colto bene quella via di mezzo che ha legato effettivamente due processi che hanno caratterizzato in modo nefasto la storia dell'umanità. I manicomi alla fine dei conti altro non erano che dei veri e propri centri di detenzione, dei lager, dei centri di tortura e come grazie soprattutto all'operato della  guerra di liberazione si arriverà alla liberazione dei campi di concentramento e di sterminio. Lo stesso accadrà in quella che è stata una vera e propria lotta di liberazione di Basaglia che si ultimerà con la legge 180.  
Lo scopo di questo progetto avrebbe quello di sostenere "la candidatura della Conferenza Permanente Franco Basaglia, Fondazione Basaglia e sigle correlate al Premio Nobel per la Pace". Peteani sottolinea che  nel 1977 " il Nobel per la Pace è stato assegnato ad Amnesty International (UK) per la Campagna contro la tortura, l’Organizzazione non governativa internazionale impegnata nella difesa dei diritti umani e il cui scopo è quello di promuovere, in maniera indipendente e imparziali il rispetto della Dichiarazione universale dei diritti umani e quello di prevenirne specifiche violazioni. Profilo tangente ai dettami della 180. Il Nobel Prize consiste nel lascito testamentario di Alfred Bernhard Nobel istituente Premi annuali a scienziati distintisi in cinque discipline scientifiche: Fisica, Chimica, Medicina, Letteratura, Economia e uno per la Pace. Nobel, inventore della Dinamite scelse questo palliativo assolutorio come parziale risarcimento morale all’incommensurabile devastazione moltiplicatasi nei conflitti bellici che hanno flagellato l’Umanità e continuano a proliferare all’insegna della sua propria invenzione. A noi il compito di contribuire nel nome di un fantastico Uomo di Pace, Franco Basaglia e del suo storico gruppo di collaboratori e assistenti, alla consacrazione del primato della Libertà tramite la candidatura di Nobel Prize per Pace, per un futuro migliore a ogni latitudine, vicino e lontano da questo posto che primo vide abbattere cancelli, reti e barriere, come il 27 gennaio 1945 avvenne ad Auschwitz."

Marco Barone 




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