C'era una volta Gorz. Gorizia, la città più tedesca del "nord est italiano"

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    Gorizia è oggi, a causa degli eventi del '900, conosciuta forse come la città più italiana, delle italiane, anche se la sua peculiarità discende dal passato asburgico, quello che affascina, quello che interessa i turisti, insieme alla questione dell'ultimo "muro" caduto che divideva Gorizia da Nova Gorica. A partire dal 1500 Gorizia conobbe la sua svolta, una città dove convivevano, senza ghettizzarsi, idiomi diversi, dove la cultura germanofona era rilevante, con l'ultimo censimento dell'Impero che arrivava a contare poco più di 3000 cittadini di lingua tedesca. Tedesco, sloveno, friulano, italiano. Il nome Gorizia, è un nome slavo, una città dallo spirito tedesco, di cui oggi si è praticamente perso pressoché ogni traccia. Salvo iniziative di qualche realtà associativa privata, che mantengono con impegno e passione viva la lingua tedesca a Gorizia e contributi da parte di alcuni storici e studiosi, in città si è assistito ad un vero e proprio annichilime

Monfalcone e scuola: dal "ghetto" delle classi ponte all'incentivo per le sole famiglie italofone

Il Comune di Monfalcone assieme agli istituti comprensivi cittadini Giacich e Randaccio ha dato il via libera ad un testo semplicemente sconcertante in materia di scuola.  Qui non si vuole mettere in discussione che delle classi con soli studenti stranieri siano sbagliate, il giusto equilibrio è necessario, così come dovrebbe essere normale il fatto che chi vive nel nostro Paese debba conoscere in modo adeguato la lingua principale, altrimenti l'integrazione sarà un miraggio. Ma l'accordo monfalconese rischia di fare "scuola", cattiva scuola. Senza dimenticare che le iscrizioni sarebbero già ultimate nelle scuole monfalconesi e che nessun testo potrebbe avere alcuna valenza retroattiva specie se peggiorativo rispetto al quadro sostanziale sussistente. Così come sussistono dubbi sul fatto che sia competenza del Comune quella di poter disporre un simile indirizzo programmatico. Una regione come quella del FVG che ha conosciuto processi tremendi di italianizzazione forzata con minoranze linguistiche autoctone soggette a processi di annientamento identitario senza precedenti nella storia d'Europa dovrebbe aver appreso qualche insegnamento, si presume. Come si può pensare di scrivere in un testo programmatico che si pone come scopo quello di "incentivare le iscrizioni a Monfalcone in particolare da parte delle famiglie italofone residenti"? Una selezione che si commenta da sola e che sminuisce il passaggio successivo quando si dice che si deve "assicurare che tutte le domande di iscrizione dei bambini residenti in età di scuola dell’infanzia siano accolte". Inconcepibile. Accordo che non interesserà solo la scuola dell'infanzia nei suoi precetti generali ma che avrebbe addirittura lo scopo di giungere "alle scuole primarie ed arrivare alle scuole secondarie di primo grado presenti a Monfalcone nei due istituti comprensivi" interessati. Pazzesco.Visto che si coinvolgeranno anche le scuole dell'obbligo con concetti inaccettabili a partire dal sistema del "ghetto" delle classi ponte che non fanno rima e mai potranno fare rima con integrazione. Per non parlare della fantomatica cifra del 45% che lascerebbe fuori quasi un centinaio di studenti dalle scuole dell'infanzia monfalconesi. L'obiettivo sarebbe quello di arrivare al 30% anche se non espressamente indicata tale percentuale, che sussisterebbe solo per le scuole dell'obbligo. Percentuale, ricordiamolo, non vincolante né obbligatoria perchè semplicemente frutto di una banale circolare amministrativa che a livello giuridico non conta niente. Altro che buone  prassi e processi di integrazione, qui si va verso la disgregazione.

Marco Barone

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