Quella lenta riscoperta delle proprie origini ricordando i caduti austroungarici contro la damnatio memoriae del nazionalismo italiano

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Timidamente, negli anni, son sorti dei cippi, delle targhe, dei monumenti, defilati o meno, con i quali ricordare ciò che dall'avvento del Regno d'Italia in poi in buona parte del Friuli è stato sostanzialmente cancellato dalla memoria pubblica, ma non ovviamente da quella privata. Un territorio legato all'impero asburgico, che ricorda i propri caduti italiani che hanno lottato per la propria terra asburgica. Nei ricordi  memorie delle famiglie che si son tramandate nel tempo è difficile raccogliere testimonianze negative di quel periodo, sostanzialmente si viveva tutti assieme, ognuno con le proprie peculiarità e l'irredentismo italiano era solo una minoranza di un manipolo di esagitati. Poi, come ben sappiamo, con la guerra, le cose son cambiate in modo terrificante, per arrivare alla dannazione della memoria che ha voluto cancellare secoli e secoli di appartenenza asburgica. Lentamente, questi cippi, targhe, dal cimitero di Ronchi, al comune di Villesse, a Lucinico,

Dal Regno di Sardegna, al Regno d'Italia alla Repubblica, 50 legislature


Anno 2018, cent'anni dalla fine della grande carneficina umana ed inizierà la cinquantesima legislatura dal Regno di Sardegna, passando dal Regno d'Italia alla fase transitoria costituzionale alla Repubblica. 
Sarà, invece, la diciottesima da quando esiste la Repubblica italiana e forse la prima della Terza Repubblica, qualora questa effettivamente abbia inizio in questo complicato come non mai 2018.
Il presidente della Prima legislatura in assoluto quella del Regno di Sardegna, fu Vincenzo Gioberti, iniziata nel l'8 maggio del 1848, nel suo discorso inaugurale disse:" L'idea adunque universale in tutte le provincie della Penisola, è che voi rogando con atto solenne il principio di quest'unione, cioé l'incorporazione dei Veneti e dei Lombardi coi Piemontesi, non faceste altro che cominciare il voto e il pensiero di tutti gl'italiani. Resta adunque che voi colla sapienza vostra e il governo piemontese col suo vigore pongano compimento al desiderio comune, instituendo quella lega la quale assicurerà i timidi, spaventerà i malevoli e metterà un saldo compimento al desiderio universale (Vivissimi applausi)."
 
Si iniziava a fare l'Italia, come si direbbe. 
 
Sarà il tema della "concordia" a caratterizzare il discorso nella prima legislatura del Regno d'Italia iniziata nel 1861 da parte del Presidente  Giovanni Battista Cassinis, così nel suo discorso del 1863: "E per ciò appunto la patria chiede da noi operosità di studi, calma e profondità di discussione, e soprattutto quella fratellevole concordia che è per un popolo il dono migliore della Provvidenza, perché il più efficace mezzo a superare ogni ardua prova."
 
Si parlerà invece di sacrifici ma da "accettare con gioia" nel discorso di Carlo Sforza nel suo discorso del settembre del '46 nella fase di transizione costituzionale sacrifici che "le gravi condizioni del Paese richiedono, certo del fatto che i sacrifici dell'oggi, si trasformeranno nell'onore di domani."
 
Se l'8 maggio del 1848 si costituiva la prima legislatura del Regno di Sardegna, l'8 maggio del 1948 iniziava la prima legislatura della Repubblica italiana, Giovanni Gronchi così nel suo discorso di insediamento: "Questa Assemblea inizia la sua vita in una atmosfera ancora agitata dall'acceso - se pure contenuto - spirito della battaglia elettorale, ed anche le elezioni di questa mattina sono state (pur come altre volte, del resto) segno di divisione piuttosto che d'intesa, il che rende anche più delicato il compito che da questo posto debbo prefiggermi, dimenticando la mia appartenenza ad un gruppo politico e sentendomi, invece, con scrupolosa imparzialità, rappresentante e garante dei diritti di voi tutti, a qualunque settore della Camera voi apparteniate."
 
Visto il quadro politico descritto sembra descrivere l'Italia del 2018...
 
Un discorso dove si ricordava il presidio di libertà che avrebbe caratterizzato l'essenza del Parlamento italiano.
 
"Su questa linea di pensiero e di azione, il Parlamento italiano è stato sempre presidio di libertà democratiche, dal lontano 1898, quando contro la reazione affermantesi con Pelloux, si videro accomunati nella stessa difesa e nella stessa sofferenza un prete come don Davide Albertario (Vivi applausi) e socialisti come Andrea Costa e Filippo Turati, fino al sorgere e al prevalere del fascismo. Anche nella prima fase di questo regime, comunque si giudichi il tentativo iniziale di collaborazione, che fu compiuto non per egoistica difesa di partito , ma per un supremo tentativo di salvare la libertà di tutti, e soprattutto le libertà delle organizzazioni operaie  che nessuna forza rivoluzionaria aveva saputo difendere dagli incendi del giugno e del luglio 1922; comunque si giudichi anche quel tentativo, si può affermare, ripeto, con esattezza storica che il Parlamento italiano è sempre stato il presidio delle libertà civili. Cosicché, dopo la lunga parentesi oscura della tirannide fascista, fu facile ritrovare gli orientamenti e le vie; e le grandi correnti storiche del nostro pensiero e della nostra vita politica, come le acque carsiche, che si inabissano per una parte del loro percorso e tornano poi alla luce prima di gettarsi nel mare, queste grandi correnti storiche ripresero vita e funzione con reviviscenza spontanea attraverso le compatte affermazioni dei partiti di massa."
 
Marco Barone 
 

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