Lo spirito di solidarietà del Friuli

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  Dopo la tempesta, potente, imprevista, sconvolgente, la classica quiete, che sa di beffa. Il sole, il silenzio, il rumore di chi spala fango, di chi si è attivato senza battere ciglio per aiutare. Subito. Solidarietà. Così è stato nei periodi delle grandi tragedie e drammi che hanno colpito questa piccola fetta di terra d'Europa. Che ha conosciuto due guerre mondiali, con il Friuli non spettatore, ma suo malgrado, attore. Così è stato con eventi diabolici, come la tragedia del Vajont, così come è stato con il terremoto del 1976. Una terra che non cerca di compiacersi, che non ha bisogno di sentirsi dire quanto siamo bravi o più fighi o meno fighi degli altri. Si va oltre, si va avanti, insieme. Il dolore delle vite sottratte cinicamente da questo mondo è e rimarrà vivo, ma la forza di rialzarsi in breve tempo, senza perdere tempo in giustificati lamenti, che questa terra continua a dimostrare, generazione dopo generazione, è più unica che rara. Il sole splende lì dove una frana h...

Da Cosimo Cristina a Daphne Caruana Galizia a Jan Kuciak. Il giornalismo silenziato dalle mafie

24 anni, una vita spezzata nel meglio della gioventù. Cosimo Cristina sarà il primo giornalista ad essere ucciso dalla mafia in Sicilia, il suo corpo venne fatto ritrovare il 5 maggio lungo la strada ferrata della linea Palermo-Messina. Come lui saranno decine i giornalisti massacrati dalle mafie, dai nomi più noti ad altri meno noti. Una elencazione che dovrebbe mettere i brividi. In Italia ad oggi non si ammazzano più i giornalisti per "mafie" ma le intimidazioni e le minacce per "mafie" e con metodi tipici mafiosi sono migliaia e si colpiscono uomini e donne, si scagliano contro chi esercita nel bene o nel male questa professione o chi attraverso il potente internet con i blog e siti vari cerca di adoperarsi per garantire quella libertà di essere informati, di  essere formati e formare coscienze critiche, malvista dalle mafie.
Non siamo riusciti a debellare le mafie in Italia, Camorra, Mafia, 'Ndrangheta per citare le più note. Hanno esteso le loro ramificazioni ovunque, anche in territorio che si reputavano in modo illusorio immuni, come nel Confine Orientale d'Italia, ed ovviamente arrivati alle porte d'Italia ci hanno messo un niente a fare il salto oltre verso quel mondo dove tutto è possibile. Abbiamo esportato le mafie. Mafie che uccidono come accaduto in Slovacchia contro un giovane di soli 27 anni Jan Kuciak, ed hanno ucciso anche la sua compagna, altra vita innocente spezzata, Velka Macva, o si ricorre a metodi mafiosi per silenziare la voce ostile e contraria al potere come quella di Daphne Anne Vella, coniugata Caruana Galizia uccisa a malta il 16 ottobre 2017, fatta saltare in aria e che verrà ricordata attraverso un premio importante a Ronchi durante il festival del giornalismo organizzato da Leali delle Notizie. 
Purtroppo come è stato fatto giustamente osservare a partire da Roberto Saviano, ci si accorge delle mafie solo quando queste sparano, ammazzano, compiono atti eclatanti come quello di Duisburg, mentre cercano giorno dopo giorno di silenziare tutto ciò che può compromettere il loro sporco trono di potere, un silenzio che non fa notizia, salvo quando questo silenzio viene rotto in modo brutale da una bomba che esplode, colpi di pistola che esplodono ed uccidono la libertà di tutti noi innanzi al mondo. Guai a tornare nella ordinarietà dopo il silenzio infranto dalla violenza delle mafie. Sarebbe un crimine non inferiore al crimine compiuto da chi vuole silenziare la libertà d'informazione con la violenza "mafiosa".

Marco Barone

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