Il Commissario Calabresi ucciso per le indagini sul NASCO di Aurisina, altro che "lotta continua"

La realtà viene sbattuta in faccia, e poi, le manipolazioni storiche determinate dal sistema, contribuiscono a costruire il puzzle delle verità di comodo alle quali ancorare il dogma di Stato. L'uccisione del Commissario Calabresi, dal punto di vista processuale, è imputata alla "vendetta politica" per la morte dell'anarchico Pinelli. L'incastro perfetto con i colpevoli perfetti. Se non fosse che l'omicidio del Commissario avvenne solo due giorni dopo la sua presenza a Trieste. Su ciò già alcuni storici e critici hanno sostenuto la tesi che qui si ribadisce, ovvero che il Commissario non è stato ucciso per la vicenda Pinelli, quella fu la copertura perfetta, in un contesto storico dove i depistaggi erano la normalità, Peteano docet. Calabresi venne ucciso perchè mise il naso dove non doveva ficcarlo. Sul Nasco di Aurisina e ciò che vi poteva essere collegato, a partire dalla rete GLADIO  di cui ancora non si sapeva l'esistenza.  Come ricorda un noto artico...

Il tempo delle favole è finito. Isontino, una questione sociale che prima o poi esploderà



Si possono raccontare tante belle storie, si possono presentare tanti numeri e dati tirati fuori dal classico cilindro magico. Una volta uscivano conigli, ora escono numeri che presentano una regione come il FVG sotto il segno del più, un Paese, di nome Italia, sotto il segno del più.

Cazzate. Perchè la realtà la conoscono bene i cittadini che la vivono ogni giorno, con le loro giuste analisi e preoccupazioni. Il FVG, da alcuni considerata come terra sacra per l'Italia, conquistato in parte a prezzi enormi, spropositati e rischiato di perdere dopo l'inevitabile batosta di Caporetto, ha visto mandare al macello centinaia di migliaia di persone per poi l'Italia dimenticarsi di questo territorio e lasciarlo al suo destino. 
Un territorio dopato dall'assistenzialismo che ha chiuso i rapporti con quello che un tempo era il suo entroterra di riferimento "naturale", un territorio che avrebbe dovuto essere ponte verso Est, ma ha guardato sempre verso Ovest per diventare il centro di sperimentazione del peggior capitalismo, di cui oggi si vedono gli effetti devastanti con la principale azienda statale, che ha un controllo sul territorio enorme. 
Sempre meno i diretti, sempre di più gli esternalizzati dai meridionali ai bengalesi, ai croati, ai serbi, ai rumeni, per arrivare forse un giorno non lontano a quello che per molti è praticamente una tanto banale quanto catastrofica ovvietà, la chiusura per delocalizzazione, perchè queste sono le regole del mercato. Perchè questa è la logica del mercato globale, spremere un territorio fino all'ultima goccia ed una volta spremuto lascerà i suoi rottami che dovranno sorbirsi i cittadini del territorio andato in miseria. 
Questo sistema è stato determinato da politiche sociali ed economiche italiane accomodanti. L'isontino è in crisi, il caso Eaton è l'ultimo ma rischia di non essere l'ultimo. Vi è un problema strutturale enorme, profondo, sistemico, che rischia di determinare un qualcosa di inimmaginabile. O lo si capisce e ci si prepara ad affrontarlo a dovere, oppure si verrà travolti come un fiume violento in piena e sarà la logica del si salvi chi può a dominare, deleteria per tutti.

Marco Barone

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